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Modera i toni: Quando la comunicazione digitale è inappropriata
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Modera i toni: Quando la comunicazione digitale è inappropriata
Ebook61 pages50 minutes

Modera i toni: Quando la comunicazione digitale è inappropriata

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Quante volte ciò che leggiamo sullo smartphone o sul pc ci fa storcere il naso o ci offende mortalmente? Modera i toni mette sotto la "lente di ingrandimento" tre contesti: ­ le e-mail di lavoro, Facebook e Whatsapp, proponendo riflessioni sui casi in cui le nostre scelte linguistiche risultano inappropriate. È rivolto a chi vuole capire perché in ufficio si creano frizioni a causa di e-mail "scomode", alle mamme che non si spiegano perché i propri figli scrivano nefandezze indicibili sui social network, ai docenti che vogliono far capire ai propri studenti i rischi della comunicazione digitale
LanguageItaliano
Release dateMay 7, 2015
ISBN9788865801291
Modera i toni: Quando la comunicazione digitale è inappropriata

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    Modera i toni - Michele Razzetti

    1. Scrivi come parli

    Iniziamo il nostro discorso cercando di mettere a fuoco alcune caratteristiche della comunicazione digitale.

    Forse tutti sanno che comunicare significa mettere in comune un’informazione, vale a dire trasmetterla da un soggetto, che normalmente è chiamato emittente, a un altro soggetto che è definito destinatario.

    Molti sono consapevoli che esistono diversi modi e mezzi per comunicare: possiamo passare un’informazione pronunciando una frase, scrivendo una lettera, postando un messaggio su Facebook, attraverso un gesto della mano oppure con un movimento del capo.

    Poche persone, tuttavia, conoscono quali codici, quali norme, governano le diverse forme di comunicazione. E non mi riferisco soltanto alle regole grammaticali che teoricamente dovremmo rispettare, soprattutto quando scriviamo in ambiti più istituzionali come la scuola, ma anche ad altre norme che definirei di appropriatezza.

    In questo primo capitolo vorrei affrontare un discorso che attraversa tutti i successivi, presentando alcune caratteristiche della varietà di comunicazione di cui ci occupiamo: la comunicazione digitale scritta o – per dirla con termini un po’ più tecnici – la Comunicazione Mediata dal Computer (CMC).

    Badate bene, in questo volumetto ci occuperemo anche di forme di comunicazione digitale che non passano necessariamente – o almeno esclusivamente – da un computer: e-mail, Facebook (FB) e WhatsApp (WA) sono utilizzati anche grazie ad altri mezzi, come il cellulare, e il diverso supporto tecnico talvolta ha conseguenze sostanziose sul modo in cui scriviamo.

    Vorrei porre da subito le basi per comprendere alcuni fenomeni che incontreremo nei capitoli successivi e lo vorrei fare fornendo alcune caratteristiche della CMC, cercando di capire perché spesso incappiamo in situazioni imbarazzanti o spiacevoli a causa di ciò che scriviamo.

    Scrittura digitale

    Come scriviamo quando comunichiamo attraverso dispositivi elettronici quali computer e cellulari? La comunicazione è notoriamente influenzata dal mezzo attraverso il quale prende forma.

    Pensiamo anche solo al numero di parole che scriviamo nelle e-mail: quando utilizziamo il pc ci dilunghiamo un po’ di più, mentre se ricorriamo allo smartphone diventiamo improvvisamente lapidari e telegrafici. Scrivere sul cellulare a quanto pare ci scoccia un po’.

    I dispositivi elettronici hanno plasmato una tipologia di scrittura molto particolare, soprattutto se confrontata con quella tradizionale, quella che prima dell’avvento del digitale prendeva forma sui fogli di carta. È sotto gli occhi di tutti che quando comunichiamo oralmente non rispettiamo le stesse dinamiche che osserviamo quando scriviamo. Si prenda ad esempio il caso molto dibattuto del congiuntivo, un modo verbale che nella comunicazione orale sta progressivamente scomparendo, soprattutto fra le nuove leve, ma che resiste ancora nello scritto, soprattutto in contesti più ingessati. Potremmo aprire una lunga parentesi sul declino che anche in questi contesti sta interessando il congiuntivo, ma non è faccenda che ci compete.

    Fra orale e scritto non è possibile istituire una linea di demarcazione netta: dal pioneristico studio di Giovanni Nencioni, Di scritto e di parlato: discorsi linguistici, gli esperti concordano sul fatto che esiste piuttosto un continuum, un unico flusso scritto-parlato, e ogni messaggio può presentare caratteristiche più vicine a un estremo o all’altro. Ma all’interno della comunicazione scritta, con l’avvento dell’era digitale si è creata un’ulteriore differenziazione: la CMC rappresenta, infatti, una nuova entità in questo continuum scritto-parlato, e sebbene sia realizzata tramite un mezzo visivo (tecnicamente dobbiamo produrre dei segni grafici, sebbene digitali), mostra numerosi punti di contatto con la lingua parlata. La scomparsa della penna, detto altrimenti, ha incoraggiato un nuovo modo di scrivere con caratteristiche molto singolari, alcune delle quali sono particolarmente significative per il nostro discorso.

    La prima di queste è insita nel tempo necessario per scrivere digitalmente. È un fattore cui tendenzialmente prestiamo poca attenzione, ma quando comunichiamo attraverso il computer o lo smartphone, lo facciamo molto velocemente. In termini tecnici si parla di minore pianificazione nella produzione del messaggio, in termini più pop potremmo affermare che solitamente la CMC è dominata da una notevole velocità rispetto alla scrittura su carta.

    Un altro tratto che distingue la CMC dallo scritto tradizionale è la tendenziale maggiore informalità, in parte dovuta alla sua intrinseca spontaneità e alla velocità di cui abbiamo appena parlato. Naturalmente persistono contesti comunicativi, come quello lavorativo, nei quali l’informalità della CMC è minore, ma se si presta attenzione, anche qui non è infrequente l’uso di elementi linguistici estremamente

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