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IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia
IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia
IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia
Ebook124 pages36 minutes

IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia

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Si tratta di una raccolta di poesie epigrammatiche improntate al gioco linguistico che, come osserva Gino Ruozzi nella presentazione, “dice cose significative in tono leggero e sorridente, non perciò meno penetrante”. Il gioco con le parole, sdoganato dalle rigide coercizioni dell'enigmistica, diviene pretesto per un carosello di sintetici e gustosi acquarelli di vita, spunti di riflessione sul linguaggio e la vita stessa.

Tra le numerose sezioni del libro, cito a titolo di esempio Eros, amore, gelosia, Piccoli ritratti, Pillole, Il denaro, L'inconscio e la memoria, L'era digitale.

Una variegata macedonia di stimoli e piccole invenzioni, all'insegna dell'ironia e dell'auto-ironia.
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2015
ISBN9786051767154
IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia

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    IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia - Aldo Spizzichino

    Aldo Spizzichino

    IL BENEFICIO DEL DUBBIO - divagazioni ludo-linguistiche sul filo dell'ironia

    UUID: 7234dd98-26e4-11e5-83d7-119a1b5d0361

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    PRESENTAZIONE

    INTRODUZIONE

    L'incertezza, la poesia, il narcisismo e la frustrazione dell'artista

    Convinzioni, fede, credenze, miti

    Mini-fiabe

    Eros, amore, gelosia

    Il denaro

    La mafia

    Droga e droghe

    Piccoli ritratti

    La politica

    L'ironista irenista

    Il pregiudizio

    L'inconscio e la memoria

    Natura, ambiente

    Scienza e scienziati

    Pillole

    L'era digitale

    Infine …

    Note

    PRESENTAZIONE

    La raccolta di Aldo Spizzichino si colloca nella ricca e millenaria tradizione della poesia epigrammatica. Gli esempi classici sono tanti, dall’Antologia Palatina a Marziale e Catullo. La tradizione è fertile e sale al Novecento attraverso gli umanisti, Machiavelli e Aretino, Leopardi e Tommaseo. Spesso si tratta di ospiti ingrati, per citare un titolo tagliente di Franco Fortini.

    Buona parte della poesia del Novecento ha questo carattere pungente e arguto, basti pensare a Eugenio Montale e a Pier Paolo Pasolini, a Giacomo Noventa e a Ennio Flaiano.

    Tuttavia l’epigramma viene tuttora considerata una sorta di poesia minore, un po’ laterale rispetto a quella che è la grande poesia, quella seria e importante. Si tratta di luoghi comuni difficili da vincere, anche da parte di parecchi lettori ed editori. Io saluto invece sempre con molta simpatia un nuovo testo di epigrammi, perché di solito insegna e diverte, dice cose significative in tono leggero e sorridente, non perciò meno penetrante.

    È il caso di questa raccolta di Aldo Spizzichino, che subito ci pone davanti a questioni (in apparenza) decisive. In primo luogo il titolo, che potrebbe essere nello stesso tempo affermativo e interrogativo. Spizzichino ama giocare, soprattutto con le parole. La scrittura aforistica ed epigrammatica aiuta proprio a capire il primato delle parole, l’importanza delle differenze e delle sfumature che sovente, presi dalla fretta e dalla superficialità, ci sfuggono. Longanesi, che era maestro in queste cose, diceva perciò di sé «sono un carciofino sott’odio»; e Flaiano affermava, in controtendenza, che «in amore gli scritti volano e le parole restano». L’epigramma ci spinge a misurare il valore delle parole, di ogni singola vocale e consonante, perché spesso variando uno solo di questi fattori i significati cambiano e si moltiplicano, mostrandoci quanto la vita sia imprevedibile e imprendibile. Così, ci mostra Spizzichino, possiamo vedere come in uno specchio «risata» e «satira», «creatività» e «cattiveria».

    C’è un poeta che mi piace accostare a Spizzichino ed è Gino Patroni, autore di splendide raccolte epigrammatiche quali Ed è subito pera (1959) e Il foraggio di vivere (1988). Suo uno dei più gustosi e irriverenti capovolgimenti lirici della nostra poesia novecentesca, Mensa popolare: «Una / zuppa / di / verdura / ed / è / subito / pera.». Per Patroni come per Spizzichino la vita è fonte di innumerevoli osservazioni che sono colte e fissate in spiritose immagini poetiche, con levità e serietà. Si tratta di autori che potremmo definire moralisti, perché ogni loro annotazione serve a comprendere meglio la realtà e noi stessi. Attraverso lo schermo del calembour e del

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