Davanti ad un computer
By Tina Pepe
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Davanti ad un computer - Tina Pepe
Davanti ad un computer
Tina Pepe
EDIZIONI SIMPLE
Via Weiden, 27
62100, Macerata
info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6259-901-6
ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-883-5
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Weiden, 27 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Prima edizione cartacea gennaio 2014
Prima edizione digitale febbraio 2014
Copyright © Tina Pepe
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale
o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.
A Salvo,
ispiratore di questo romanzo
Indice
Prefazione
Davanti ad un computer
Capitolo uno: La malìa del mare
Capitolo due: Salto nel buio
Capitolo tre: Lascio la mia Calabria.
Capitolo quattro: Casa Caracciolo
Capitolo cinque: La mia adolescenza.
Capitolo sei: Perché Elisabetta odiava il cibo?
Capitolo sette: Decido di scegliere la facoltà di psicologia
Capitolo otto: Volevo solo aiutarla?
Capitolo nove: Dichiarazione inaspettata
Capitolo dieci: La lettera rivelatrice
Capitolo undici: Dal medico di Elisabetta.
Capitolo dodici: Basta prediche
Capitolo tredici: Sul gambo di una rosa bianca
Capitolo quattordici: La fine di un bocciolo
Capitolo quindici: Incontro Angelica
Capitolo sedici: La Laurea
Capitolo diciassette: Maddalena: un caso difficile
Capitolo diciotto: M’investe qualcosa di travolgente
Prefazione
In una società in cui i soprusi e le truffe sono frequenti, ha suscitato molto scalpore sull’opinione pubblica un fenomeno sconcertante: persone vedenti, disoneste, aiutate da altre senza scrupoli, hanno frodato lo Stato usufruendo, indegnamente, delle pensioni per i ciechi assoluti. Quest’abuso ha gettato discredito sui veri non vedenti che ascoltano, a getto quasi continuo, tali notizie dai telegiornali, con un senso di rabbia e di sconforto insieme. Il mio libro vuole dare una luce nuova alla figura del vero non vedente ed essere per lui uno stimolo perché non si fermi davanti agli ostacoli e scopra i suoi talenti.
Nella mia vita ho avuto modo di conoscere non vedenti di grande spessore morale e giudizio critico tali da determinare un carattere forte, rapido nelle azioni decisionali.
Il protagonista, infatti, Salvo Riccardi, è un non vedente che, con intelligenza, creatività, forza di volontà e passione, è riuscito a laurearsi in psicologia, aprire uno studio professionale e raggiungere una posizione di prestigio sociale.
Ho voluto prendere spunto dalla sua vita e, intorno ad esso, ho sviluppato un romanzo; ho seguito, quindi, le tappe più significative del suo percorso di vita, ma gli ambienti, gli incontri, i sentimenti e le emozioni sono frutto della mia immaginazione.
L’autrice
Davanti ad un computer
Capitolo uno
La malìa del mare
Ore diciannove e trenta.
È un giorno d’estate; siedo davanti ad un computer. Sembra una macchina rigida e fredda ma fra le mie mani diventa uno strumento docile, caldo, un amico che ascolta, interpreta, scandaglia, ruba i miei pensieri. Fra me e il pc c’è un rapporto di simpatia, potrei dire di telepatia: basta che io entri in connessione con lui perché si metta subito a lavorare: intreccia passato e presente, così pensieri, concetti, sentimenti ed emozioni che, nella mia mente, sono come un getto d’acqua di un rubinetto troppo aperto, prendono forma, colore, logica e sistemazione. È come se si appassionasse a raccontare la mia vita. Le mie dita battono freneticamente sui tasti e una voce in italiano con accento straniero legge in contemporanea le mie parole. Adesso non solo leggo e scrivo in Braille ma posso anche ascoltare, dalla voce del lettore, ciò che scrivo e questo è il miracolo della tecnologia, per me non vedente.
Ho voluto dare un nome a questo mio amico e per il suo leggero accento tedesco l’ho chiamato Gustav. Mi dice anche l’ora esatta; basta fare un clic sul primo tasto, in alto a sinistra; questo mi aiuta perchè mi stacca per un po’dal mio lavoro di scrittura, mi riporta al momento presente, a ciò che vive intorno a me; m’inserisce, insomma, nella realtà quotidiana e mi fa interagire con essa.
Dalla finestra aperta entra la brezza del mare, un mare così vicino che l’odore, direi il sapore, mi riempie l’anima e la bocca; la sera sta calando, mi giunge infatti il cinguettìo degli uccelli, il richiamo notturno ai piccoli dalla quercia grande; sulla riva i pescatori tornano dalla pesca, scaricano le reti mentre si scambiano richiami e battute scherzose che si alternano al dolce suono della risacca; alcuni intonano canti in stretto dialetto calabrese, dalla melodia un po’ struggente. E’ l’ora del tramonto: adesso il mare si sarà unito al cielo ed avrà cambiato colore; cielo e mare formeranno una soffice nuvola rosa. A quest’ora, a Scilla, se sei sulla riva e guardi l’orizzonte, dicono che ti prende la malìa del mare; vorresti raggiungere quella nuvola rosa e affondare in essa. Qui, al tramonto, quando ero bambino, scendevo per aiutare mio padre a smistare i pesci nei cesti, ma qualche volta mi fermavo a guardare quella luce rosata e mi prendeva la commozione, tanto che i miei occhi si riempivano di lacrime. Alcuni pesci erano così vivi che mi sgusciavano fra le mani e finivano in acqua; non sapevo come rispondere a mio padre che mi chiedeva che cosa avessi.
Salvuzzo, che fai figlio mio, t’incanti a guardare il mare mentre ti scappano i pesci?
. Poi, scuotendo la testa, continuava: Questo ragazzino ha l’animo troppo delicato, mi darà dei problemi
.
Riprendevo a lavorare ma dopo restavo ancora a guardare quello spettacolo di luce fino a quando il sole affondava i suoi raggi nell’acqua; forse allora fotografavo quella bellezza che mi restava dentro se ancora oggi, al tramonto, mi commuovo, sforzandomi di far apparire quella foto, ma è come abbracciare un sogno.
Ore venti.
Sento alle mie spalle i passi di Luca, il mio secondo figlio di dieci anni, mi dice: Papà, vado con la mamma a casa di Giulio…. Ma, hai fatto un errore, è sottolineato in rosso
.
E’ vero, Gustav me l’ha già segnalato, leggendomi una parola sbagliata.
Mio figlio è molto sveglio e conosce già bene il computer. Lo abbraccio forte, papà mi fai male
; ha ragione, io lo stringo sempre fortissimo, quasi a voler mangiare la sua carne. Affondo le mie dita nei suoi capelli ricci, folti, che porta un po’ lunghi e formano dei boccoli sul collo, non voglio che la madre glieli tagli, mi piace sentire il loro spessore; bacio i suoi occhi, non conoscerò mai il loro colore. Luca ha i capelli di un biondo scuro, la pelle chiara e gli occhi azzurri – mi aveva detto Angelica quando le avevo chiesto com’era nostro figlio.
Biondi come, azzurri come?
Biondo come il colore del pane fresco, azzurri come il colore del mare, mi diceva lei. Ma a me piace anche associarli ai momenti belli della vita: biondo come una giornata primaverile quando con Angelica, Luca e Cristina, la mia primogenita, veniamo qui a Scilla in vacanza,