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È sempre la stessa storia
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Ebook69 pages55 minutes

È sempre la stessa storia

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Storie di una storia che è sempre la stessa storia, nella stessa città: Napoli città eterna e maledetta. Una città crocevia di culture, drammi e sogni dove le storie, la storia, quella di Marco e Giovanni si intrecciano con il territorio, la musica, gli odori, le vite di Maria, Pamela, Peppe, Carmine con la loro quotidianità, le loro aspettative, le loro miserie. È sempre la stessa storia? No. Una storia, la storia è fatta da chi la vive, da chi la vede, da chi l'ascolta, da chi la racconta... e non sarà mai la stessa storia. Con la prefazione di Gaetano Amato
LanguageItaliano
Release dateJul 8, 2015
ISBN9786051767918
È sempre la stessa storia

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    È sempre la stessa storia - Tonino Scala

    1946

    Prefazione

    A volte si riflette sulla durata del tempo. Quanto dura il tempo? Momenti che ci appaiono come una eternità e vite che si consumano alla velocità della luce. Tutto è relativo. Quanto tempo dura uno scippo? È un attimo e tutto si è consumato. E no, troppo comodo. Cosa c’è dietro quell’attimo? Quali sono i pensieri di chi fa e di chi subisce? Il tempo. Un orologio. Ma cos’è un orologio? Un misuratore del tempo o anche un sogno? E cos’è un sogno? Quanto è grande? Ci sono sogni che per alcuni son tali e per altri sono normalità. E cos’è la normalità? Come si misura? E la furbizia? E una truffa? Il pacco, il doppio pacco e il contropaccotto? E il caos? Cos’è il caos? A Zurigo un clacson che suona. E a via Bakù, a Scampia? E cosa sono i colori? Macchie su una tela o pelli variegate unite in un pezzo di babilonico marciapiede? E i profumi? Un misto di fritto, fogna, Chanel, dopobarba, gas di scarico, gomme bruciate, sono profumi? Domande che durano un attimo. Risposte che durano una vita o forse la lettura di un libro.

    Tutto è relativo.

    Gaetano Amato

    Mezzogiorno perso

    Mezzogiorno di fuoco in una città persa. Persa e dannata, dove splende il sole e ci si dimentica di tutto, anche del fuoco che arde e non ti lascia vivere.

    Via Bakù, confine del mondo. Via Bakù, deportazione. Via Bakù, cemento e sogni. Via Bakù, a nu’ passo d’a città. Una città di sole e sale. Una città periferia del mondo. Una città Sud del mondo.

    La radio da un balcone accenna a una canzone dei Level 42: Lessons in love. C’è amore anche in una città che sa amare solo quando vuole.

    Una Vespa grande ma sgangherata è pronta a partire, ignara che la colonna sonora del suo viaggio sarà una canzone di sogni e amore.

    La radio continua: All the dreams that we were building… in questa canzone i sogni, anche quelli d’amore, s’infrangono senza speranza.

    Sogni. Sogni rubati alla fermata di un tram che non passa mai, da queste parti. Sogni bugiardi e impostori in una vita di sudore, dove persino loro diventano un lusso.

    Una macchina sfreccia. È una Fiat500 nuova. Gialla. Al volante un ragazzo biondo, cappellino da baseball bianco e occhiali grandi, più di quel viso senza barba ma già provato. Qui si diventa uomini presto. Lo stereo va a tutto volume. Rosario Miraggio e Teresa Langella, con Si dint ‘o core tenisse sule a me, riportano tutto a quella normalità quasi disturbata dai Level 42.

    I due ragazzi sono pronti. La Vespa stenta a partire ma dopo quattro tentativi sfreccia che è una bellezza. Due caschi, un salto sul sellone e il gioco è fatto.

    Due ragazzi. Marco, diciassette anni. Giovanni, diciassette anni e mezzo. ITIS abbandonato, la scuola non fa per loro. I due oggi partono per mete non molto lontane: il molo Beverello.

    Case, caos, traffico, disoccupati organizzati, città disorganizzata, buche, tante buche, autobus pieni, auto in processione, donne bambine che vendono amore, bancarelle: tornano le bionde, frutta, dvd, artigiano africano, musica. Il rombo della moto si confonde con Alessio e la sua Si vene stasera, che a sua volta si contamina con Biagio Antonacci.

    Napoli: una babele, tante voci, tante grida, tanti silenzi.

    Casco e sudore, sudore e casco. Caschi integrali, uno nero, l’altro pure.

    La Vespa corre on the road in quello che pare un campo da golf più che una strada urbana.

    Buche, fossi, slalom per non cadere, chicane per non romperti il boccaccio mentre il sudore scende, scende, scende, e i clacson impazzano.

    Marco, jeans stretti e scarpe alte. Hogan made in Duchesca, come quelle vere. Duchesca, mercato del mondo, per darsi un tono, per dire "Ce l’ho pure io, la griffe. So’ comme a te, fighetto del Vomero e di Chiaia che guardi schifato". Marco, sguardo fiero, gelatina tra i capelli e tanti sogni nella testa.

    Giovanni, solo Napoli. Napoli Calcio e acne giovanile. Hamsik e voglia di scopare. Faccia bucherellata, brufoli e speriamo che Cavani resti a Napoli. Giovanni e Benitez per ricordare i tempi che furono. Giovanni e il sogno dell’effetto B: Bianchi e Bigon. Sognando uno scudetto che fu. Giovanni, canotta bianca, bermuda, boxer in vista.

    La Vespa sfreccia sui ciottoli che sanno di antico.

    Corso Secondigliano, piazza di Vittorio, calata Capodichino, piazza Ottocalli,  via S. Giovanni e Paolo, via Gussone, piazza Carlo III, corso Garibaldi, piazza Principe Umberto, piazza Garibaldi.

    La statua dell’Eroe dei due Mondi domina la città. Maghrebini, marocchini, cinesi, tedeschi in canotta si confondono con i cafoni di

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