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Florilegio: Blütenlese
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Ebook257 pages1 hour

Florilegio: Blütenlese

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Nel 1948 una ragazza giunge in Israele portando con sé, come ricordo dell’amica più cara, un manoscritto contenente una raccolta di poesie. Ripercorrendo le vicende di tale opera e della sua graduale fortuna letteraria, questo libro presenta la struggente spontaneità e la voglia di vivere di Selma Meerbaum-Eisinger (1924-1942), insieme alle sue domande sull’amore e sulla morte. In una nuova traduzione, le liriche sono qui proposte nella versione filologicamente più fedele all’originale e completate dalle immagini, finora inedite in Italia, che Selma Meerbaum scelse a commento della propria antologia.
LanguageItaliano
Release dateAug 6, 2015
ISBN9788864599953
Florilegio: Blütenlese

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    Florilegio - Selma Meerbaum-Eisinger

    neve

    Introduzione

    La casa in uno zaino

    Le vicissitudini grazie alle quali l’opera di Selma Meerbaum-Eisinger è giunta fino ai nostri giorni hanno dell’incredibile.

    Se il mondo poetico di questa sognante adolescente rimane certamente nella sua raccolta di liriche, così anche il suo attaccamento alla vita e la sua caparbietà sembrano prolungarsi nelle rocambolesche vicende dell’oggetto fisico cui i suoi scritti furono affidati, un semplice album con la copertina a fiori.

    È come se questo album fosse stato lanciato con forza inaudita attraverso gli anni a venire così da rompere la cortina dell’oblio, attraversando i silenzi del dopoguerra, i pregiudizi sulla lingua tedesca e sulla giovane età di chi lo creò. Furono mani amiche a salvare dalla distruzione la piccola antologia personale di Selma.

    Nell’inverno 1941/1942, poco tempo prima di essere deportata in Transnistria, Selma copiò alcune sue composizioni poetiche su un album che affidò a un uomo, rimasto sconosciuto, perché lo consegnasse a Else Schächter-Keren, l’amica con cui Selma si era confrontata tante volte su questioni stilistiche e sui poeti preferiti. L’anonimo ambasciatore recapitò l’oggetto con le seguenti parole:

    Devo darle questo da parte di Selma. Me lo ha dato di nascosto stamattina, quando l’hanno portata via con i genitori. Abbia la cortesia di inoltrarlo a Fichman, l’amico di Selma [1].

    Dall’autunno del 1941 Leiser Fichman – il ragazzo di cui Selma era innamorata senza essere seriamente ricambiata – era stato destinato al lavoro coatto fuori città. Ella non lo avrebbe più rivisto. Dopo i rastrellamenti nel Ghetto di Czernowitz, Leiser tornò a casa ed Else riuscì a fargli avere l’album.

    Costretto nuovamente a tornare al lavoro per scavare trincee, Fichman conservò il manoscritto di Selma fino a quando, poco prima dell’arrivo delle truppe russe sulla Prut (21-27 marzo 1944), riuscì a fuggire dall’Arbeitslager in cui si trovava e a raggiungere nuovamente Czernowitz per partire poi verso il Mar Nero. Conscio dei pericoli che lo attendevano, egli restituì l’album a Else, comunicandole la ferma intenzione di trovare una nave che lo portasse in Palestina.

    La scelta di affidare nuovamente le poesie a Else fu quanto mai provvidenziale: Leisiu morì agli inizi di agosto sul Mefkuré [2], un’imbarcazione diretta in Oriente che affondò ancora prima di raggiungere il Bosforo.

    A Czernowitz, sempre nel 1944, Else Schächter-Keren, scampata alle deportazioni, incontrò Reneé Abramovici-Micaeli, la migliore amica di Selma, rientrata dopo la fuga dal campo di Obadovka: le cedette l’album con le poesie ed ebbe in cambio l’ultima lettera che Selma aveva scritto durante la lunga permanenza alla cava di pietra, prima del trasferimento nel lager di Michailovka.

    Reneé voleva andare a ovest: con l’album di Selma nello zaino attraversò, in parte a piedi e in parte su mezzi di fortuna, la Polonia, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, l’Austria e parte della Germania arrivando infine a Parigi.

    Nel 1948 ella giunse in Israele in nave, perdendo la valigia che aveva provveduto a spedire in anticipo. Le poesie di Selma, scritte nel tedesco della Bucovina – la Mutterland Wort di Rose Ausländer, il terreno in cui tutti gli sradicati poeti bucovini sopravvissuti alla Shoah poterono ritrovare sostanza, nutrimento e identità – viaggiarono al sicuro nel bagaglio a mano di Reneé: con esse, brandelli sussistenti di un mondo ormai scomparso, emigrarono gli anni felici di Czernowitz, innestati come una talea sul tronco millenario della Terra dei Padri. Ha detto più volte Reneé:

    con le poesie di Selma ho fatto viaggiare la mia casa e l’ho portata fin qui [3].

    Storia del corpus

    Per più di vent’anni la grande editoria non seppe nulla delle poesie portate in salvo da Reneé, data anche l’avversione collettiva nei confronti della lingua tedesca. Soltanto verso la fine degli anni ’60 la pubblicazione nella Repubblica Democratica Tedesca di un’antologia poetica contenente le opere di ebrei che avevano vissuto la persecuzione attirò l’attenzione di Hersch Segal, il professore di matematica di Selma, residente da diverso tempo a Rechovot. Incuriosito, egli rintracciò le ex-allieve che si trovavano in Israele e, venuto a conoscenza dell’album in possesso di Reneé Abramovici, volle curarne personalmente un’edizione quale omaggio al talento dell’allieva morta in Transnistria: iniziativa che fu preludio della prima edizione pubblica assoluta – curata dall’Università di Tel Aviv – e poco dopo alla prima edizione in Germania.

    Il manoscritto

    L’album originale copiato a mano da Selma Meerbaum-Eisinger è oggi [4] conservato a Gerusalemme presso lo Yad Vashem, il Memoriale dei martiri e degli eroi dell’Olocausto.

    Esso consta di una copertina rigida, cartonata, sopra la quale è incollato un foglio di carta da regalo con motivo floreale su fondo azzurro, e di un gruppo di fogli tenuti insieme da un cordoncino nero fatto passare per due fori praticati su uno dei due lati corti di ogni singola pagina. Il primo foglio immediatamente successivo alla copertina – non numerato – riporta il titolo tedesco originale della raccolta, Blütenlese, scritto a mano libera da Selma con grandi caratteri in stile gotico-rumeno, insieme a una citazione in rumeno tratta dal romanzo Lorelei di Ionel Teodoranu [5]: Cânt răguşit pe sub ferestrele casei tale, cum cântă copii italieni pe străzile oraşelor noastre, în mizeria frumuseţii lor cu ochi mediteranieni [6]. Il secondo foglio, altrettanto privo di numerazione, contiene la dedica a Leiser Fichman.

    Seguono 159 pagine numerate a mano, scritte su un solo lato, e una quarantina di fogli privi di qualsiasi segno o dicitura. La prima pagina numerata riporta in corsivo il titolo Der Blütenlese/erster Teil; [Florilegio/prima parte] seguono 63 testi manoscritti suddivisi in:

    57 composizioni in tedesco (52 poesie originali di Selma Meerbaum, 2 traduzioni dallo yiddish, 2 traduzioni dal francese e 1 traduzione dal rumeno),

    3 testi in yiddish (1 poesia originale di Itzik Manger, 1 poesia originale di Halper Leivick e 1 traduzione in yiddish da un testo di Paul Verlaine)

    2 poesie in versione originale francese di Paul Verlaine

    1 lirica in rumeno di Discipol Minhea

    Le poesie sono trascritte in corsivo, con inchiostro nero, la grafia è piccola e ordinata; il corpo delle composizioni è centrato sulla pagina, con i titoli per lo più leggermente spostati verso il margine sinistro dei fogli.

    I 3 testi in yiddish, i 2 in francese e quello in rumeno sono copiati subito prima o subito dopo le rispettive versioni in tedesco. Dei 57 testi in tedesco, 53 riportano la data di stesura: 7 poesie risalgono al 1939, 9 al 1940 e ben 37 al 1941. Esse non sono state copiate seguendo l’ordine cronologico di composizione, ma sono raggruppate – tutte tranne Canto, la prima poesia del manoscritto – in piccole sezioni concepite secondo un criterio tematico. Ciascuna di queste sezioni è preceduta da una pagina bianca, numerata, su cui compare, più vicino al margine superiore destro dei fogli, il titolo (il nome di una varietà di fiori) del gruppo di componimenti che seguono. Le sezioni sono così articolate:

    Florilegio – prima parte: Canto, Fiori di melo (poesie 2-4), Lillà scuri (poesie 5-16), Morelle (poesie 17-28), Garofani rossi (poesie 29-32), Astri (poesie 33-34), Vessilli (poesie 35-37), Orchidee esotiche (poesie 38-42)

    Florilegio – seconda parte: Fiori di tè (poesie 43-44), Crisantemi bianchi (poesie 45-51), Papaveri selvatici (poesie 52-57), Papaveri da oppio.

    Tra le pagine del manoscritto Selma inserì qua e là alcune immagini, fogli non numerati con disegni e riproduzioni di opere pittoriche per un totale di 12 illustrazioni: 4 disegni erano stati ritagliati da un album di riproduzioni del pittore di Czernowitz Mosche Krinitz [7], altri 4 disegni erano probabilmente originali dello stesso artista mentre le restanti 4 illustrazioni riproducono opere di altri pittori.

    La poesia che nel manoscritto risulta essere stata composta per prima (ma trentacinquesima nell’ordine di copiatura) risale al maggio-giugno del 1939, l’ultima (quarantaseiesima nell’album) al 24 dicembre 1941. È certo che nel periodo compreso tra queste due date Selma scrisse, spesso di getto, molti più testi, come è stato confermato da Reneé Abramovici:

    Selma non modificava mai nulla, le poesie nascevano da lei con grande spontaneità, spesso ne scriveva quattro o cinque nello

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