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Provare a vivere
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Provare a vivere

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About this ebook

…Vivo a Fidalbia, in provincia di Mattonara, ridente cittadina sulle rive del fiume Celio, conosciuta per l’arte di impagliare le sedie e per l’inchiesta che vi aveva condotto il celebre giornalista di metà secolo scorso quando, in quell’occasione aveva scritto, fra l’altro, che “…in mezzo ai fidalbiani si potevano incontrare dei marziani dagli strani sorrisi…” In effetti in questo paese c’era sempre stato, da tempo immemorabile, qualcosa di inusuale nel sorriso della gente del posto, una specie di identità particolare, facile da notare, ma meno facile da definire con prontezza….
LanguageItaliano
Release dateJul 15, 2013
ISBN9788862598057
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    Provare a vivere - Carlo Pannacci

    PROVARE

    A VIVERE

    Romanzo

    Carlo Pannacci

    EDIZIONI SIMPLE

    Via Weiden, 27

    62100, Macerata

    info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it

    ISBN edizione digitale: 978-88-6259-805-7

    ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-770-8

    Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand

    Via Weiden, 27 - 62100 Macerata

    Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.

    Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.

    Prima edizione cartacea maggio 2013

    Prima edizione digitale luglio 2013

    Copyright © Carlo Pannacci

    Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale

    o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.

    Illustrazione di copertina di Mario Salvi

    Questo racconto è opera di fantasia;

    ogni riferimento a fatti, avvenimenti e persone reali

    è da considerarsi del tutto casuale

    …Critica, parola che non vive se non nei calzoni di un critico…

    (Pirandello)

    Indice

    Prefazione

    Cap. 1

    Cap. 2

    Cap. 3

    Cap. 4

    Cap. 5

    Cap. 6

    Cap. 7

    Cap. 8

    Cap. 9

    Cap. 10

    Cap. 11

    Cap. 12

    Cap. 13

    Cap. 14

    Cap. 15

    Cap. 16

    Cap. 17

    Cap. 18

    Cap. 19

    PREFAZIONE

    a cura del protagonista

    Vivo a Fidalbia, in provincia di Mattonara, ridente cittadina sulle rive del fiume Celio, conosciuta per l’arte di impagliare le sedie e per l’inchiesta che vi aveva condotto il celebre giornalista di metà secolo scorso quando, in quell’occasione aveva scritto, fra l’altro, che "…in mezzo ai fidalbiani si potevano incontrare dei marziani dagli strani sorrisi…"

    In effetti in questo paese c’era sempre stato, da tempo immemorabile, qualcosa di inusuale nel sorriso della gente del posto, una specie di identità particolare, facile da notare, ma meno facile da definire con prontezza…

    Io lo so perché ci sono nato, dopo la seconda grande guerra, quando il mondo era più semplice ed ho scoperto il mio paese percorrendone i vicoli poveri di luce, sia di giorno che di notte, annusando i suoi inconfondibili odori di muffa e vinaccia che salivano dagli scantinati, convivendo con i suoi malfidati gatti randagi, capaci di sopravvivere anche a pan secco, nelle grigie giornate d’inverno, quando le madri di famiglia tormentavano i borsellini per il disperato bisogno di un fastellino di legna o di un po’ di carbone in più…

    La gente di Fidalbia aveva sempre vissuto di impagliature: con il tempo aveva imparato ad impagliare tutto, dal fondo dei fiaschi a quello delle damigiane e poi, soprattutto, piani di sedie, seggioline, seggioloni ed ogni altra superficie destinata a sostenere deretani di ogni misura e di tutte le età.

    La materia prima era ricavata dal fogliame della schiancia, un’erba lacustre (citata addirittura da D’Annunzio) essiccata al sole e riumidificata al momento della lavorazione, le cui fibre venivano, al bisogno, sfilacciate nelle diverse dimensioni di larghezza o lunghezza con l’unico utensile che non costava (apparentemente) niente ai lavoranti: i propri denti, i quali, col tempo, consumati da quella continua levigatura, si ritrovavano completamente livellati, conferendo al sorriso un’espressione parificata e del tutto inusuale, anzi un po’ irreale, quasi disumana in tanta molata perfezione. Quella era la caratteristica comune a quasi tutti gli abitanti che, prima o poi, tanto o poco, avevano trascorso parte della loro vita seduti sui gradini di casa davanti all’uscio, con una sedia fra le gambe e, a portata di mano, un fascio di schiance da passare sotto i denti per ottenerne la voluta dimensione. Si raccontava qui, che il famoso giornalista autore, tempo addietro, del reportage su Fidalbia, giunto per la prima volta in paese e viste le facce degli abitanti ed i loro sorrisi, aveva pensato, sulle prime, che fossero tutti imparentati fra di loro…

    Oggi Fidalbia è cambiata, come è cambiata tutta la nazione ed anche tutto il mondo…Gli abitanti sono diminuiti e quelli rimasti non impagliano più niente, a parte qualche vecchio che, più per sfizio se non per gioco, ogni tanto si diverte a rivestire un fiasco per un nipotino, per un amico o per qualche distinta signora di passaggio…

    Anche qui la tradizione dei materiali offerti dalla natura è stata sconfitta dalla plastica e dalle lavorazioni a basso costo importate dalla Cina. Fidalbia oramai non offre né presente né futuro e chi ha bisogno di lavorare per vivere se ne va a Mattonara o, ancora più a nord, verso le fabbriche, le banche ed i commerci; così la capitale delle schiance è ormai un paese di vecchi che vi conducono un’esistenza residuale. Se tornasse quel giornalista ci definirebbe un dormitorio intristito e stanco.

    Il mio amico Mario Cerretelli, che ha sprecato la propria esistenza al Liceo Vincenzo Monti di Mattonara, cercando di insegnare il latino a bande di ragazzacci che non volevano impararlo, mi ha detto tempo fa, con l’affanno sputacchiante dell’incallito fumatore di toscano: che qui si aspetta la morte e non la vita; cosicché da quel momento io cerco di non imbattermici quando vado a spasso qua e là.

    E ho fatto bene, proprio bene, a cambiare itinerari, perché girovagando da solo, nelle mie camminate quotidiane, ho potuto fare quell’incontro così inatteso, impensabile e straordinario che mi ha spinto a raccontare, in questa specie di diario, aperto alla lettura degli amici, la mia incredibile esperienza con Bes, una persona che non saprei descrivere se non come diversa da tutte quelle che ho conosciuto e comunque come un essere fuori da ogni schema, ma del quale non penso niente di male.

    Va detto subito che questa…creatura ha un sembiante umano in tutto e per tutto, senza denotare alcun particolare atipico o innaturale: è di statura media, anche se a volte sembra più alta e a volte meno e, quando ci parlo, riesce sempre ad avere gli occhi all’altezza dei miei, qualunque sia l’altezza delle mie suole. Ha i capelli lisci e sottili, di un colore indefinito fra il grigio e il castano e occhi dello stesso colore, sempre calmi, limpidi e sereni; non l’ho mai visto accigliato, ma neppure ilare o giulivo e d’altronde parla sempre con lo stesso tono di voce, senza cedimenti o alterazioni, con una bocca che non lascia mai presagire cosa uscirà da quelle labbra sottili e sinuose.

    Per ubbidire al dottor Marziali - che mi ha risparmiato la pasticchina per la pressione, in cambio della promessa di camminare un’ora al giorno all’aria aperta della campagna - avevo preso l’abitudine di andare al vecchio aeroporto militare di Pisterno (in disuso dal 1945 quando vi era di stanza uno stormo di caccia Reggiane) per camminare lungo la strada che costeggia la pista d’atterraggio, lontano dal traffico e dal suo inquinamento. Fu lì, e durante una di queste camminate terapeutiche, che una mattina scorsi quella figura contegnosa e composta, semplice ed elegante nel suo inusuale nitore, che si muoveva lungo il viale, venendo verso di me. Notai subito qualcosa di insolito senza però capire dove fosse la stramberia; camminava senza dar troppo a vedere il movimento delle gambe, avanzando lentamente pur senza mostrare alcun sintomo di fatica; era vestito correttamente ma non avrei saputo dire di quale colore o foggia fosse il vestito o la camicia, né quale espressione avesse il suo viso…insomma niente pareva regolare ma niente era stravagante, tanto più che da quel momento e dopo quella vista, non avrei più saputo definire con sicurezza la regolarità o la stravaganza .

    Fui il primo a salutare, porgendo un impacciato "Buongiorno con la speranza che, nella risposta, mostrasse qualche ravvisabile segno d’origine o di identità, come il sorriso a denti rasati della gente di Fidalbia, ma non rivelò niente di significativo; disse : Ciao"; quasi senza muovere un muscolo e sembrò che nemmeno avesse parlato come se non fosse stato lì. Poi tirammo avanti, ciascuno per la propria strada; io col desiderio di incontrarlo di nuovo, come accadde il giorno dopo, quando volli soffermarmi per scambiare alcune banalità di circostanza. Lui rispose cortesemente, con l’aura di misteriosa impenetrabilità del giorno prima senza che riuscissi a cavarne informazioni capaci di darmi qualche lume. Mi feci la convinzione che abitasse in qualche bunker segreto, sotto l’aeroporto e che, in uno degli hangar a fondo pista, avesse l’astronave, magari quella piccola, di raccordo con l’astronave-madre, orbitante chissà dove...

    Dopo alcuni incontri, divenuti ormai a cadenza giornaliera, provai a presentarmi: nome e cognome con mano tesa aspettando reciprocità di trattamento, mentre lui invece disse soltanto "Bes" e non come parola, ma come suono fortemente evocativo di sensazioni che lì per lì non riuscii a decifrare ma che mi indussero ad arguire una sua lontanissima origine…in un lampo di geniale intuizione di cui non avevo merito e che mi era entrata in testa, dall’esterno, come il rumore di uno scoppio che fosse provenuto dalla vecchia pista dell’aereoporto.

    Non è terrestre - pensai cercando di non darlo a vedere, meravigliato, più che dal mio pensiero, dalla fiducia che mi ispirava quel marziano e di non sentire nessuna paura in quell’incontro ravvicinato… del terzo tipo.

    Il ciclo di conversazioni che sarebbe iniziato dall’incontro successivo mi avrebbe pienamente confermato quanto fossero stati giusti ed appropriati l’istintivo trasporto e l’afflato fraterno che avevo avvertito per lui fin dai primi momenti.

    Capitolo 1

    Apparve all’improvviso, in fondo alla strada sterrata che costeggia la pista di atterraggio, mentre un vento fresco e pungente faceva alzare una leggera opacità polverosa che rendeva un po’ surreali le immagini, le figure ed il paesaggio; notai che dai prati attorno all’aeroporto si levavano sottili effluvi di erbe e piante fiorite. Sentivo fortissima l’emozione dell’avvicinamento a quella figura strana e misteriosa, assieme alla crescente curiosità con cui mi sforzavo di ipotizzare quanto sarebbe potuto accadere all’incontro con quell’essere enigmatico ed imprevedibile.

    Lui mi troncò il "Buongiorno sulle labbra e mi anticipò con un Salve che mi fece pensare all’insulsaggine di quel saluto, malgrado sia oggi così in voga secondo il conformismo del momento. Soffermai l’andatura per poterlo guardare negli occhi, consapevole che, come le altre volte, avrei trattenuto ben poco di quanto veduto, nella memoria e nel cuore. Stavo pensando di dire qualcosa, giusto per far capire che tenevo all’incontro e al dialogare, ma mentre riflettevo su cosa e come", lui mi anticipò, bruciando sul nascere, tutti i miei pensieri.

    A proposito…ma dove è andata a finire la Romuleo?

    Scusi… chi?

    La Romuleo - asserì calmo ed impersonale, come sempre - Albaspina Romuleo, il magistrato di Milano…Non ricorda?

    Mi sembra di no - balbettai con imbarazzo ma anche con scarso interesse.

    Ma come può aver dimenticato una storia così - riprese il visitatore dello spazio con la sua impalpabile sonorità vocale - "Alcuni anni fa questa giovane donna, dall’aspetto un po’ cavallino, assolse due imputati stranieri dall’accusa di terrorismo, distinguendo fra chi compia un attentato contro i militari e chi faccia saltare in aria dei civili… Sosteneva, l’illuminata leguleia, che soltanto questi ultimi possono considerarsi terroristi, mentre i primi possono, a buon titolo, esser considerati guerriglieri o comunque patrioti, combattenti in formazioni non regolari.

    Ah, mi par di ricordare - farfugliai ancora con difficoltà - ma non capisco che cosa c’entri.

    "Ah, bene, allora ricorderà anche che un più alto grado di giudizio fece strame delle sottili elucubrazioni della ardimentosa togata e condannò a diversi anni di galera i bombaroli stranieri, ma la bruciante sconfessione non scalfì la granitica pertinacia della ben liscia di capelli Albaspina, la quale cominciò a scavare sulla regolarità di quella magmatica alchimia finanziaria che avrebbe provocato qualche scossone nel panorama creditizio del Paese.

    Ah, sì, sì - fui costretto ad ammettere - ora ricordo bene, con quel politico, quello magro, ma piuttosto importante, che fu intercettato al telefono con qualcosa di imbarazzante fra i denti e sbattuto sui giornali a dispetto delle riservatezze…

    Ecco, sì…di questo stiamo parlando…e la Romuleo indagava, con la devastazione della giustizia trionfante, tant’è che quando l’indagine sfiorò il povero magrolino, questi sparì dalla circolazione, come disintegrato, e ci volle un bel po’ di tempo prima che fosse prelevato dall’armadio degli scheletri per essere ripresentato, riciclato e riammesso nelle stanze del potere…Ma quando l’indagine sfiorò quell’altro politico dal piglio sempre deciso e autoritario, presumibilmente un intoccabile, fu il magistrato a sparire senza che se ne sapesse più niente. Lei sa, per caso, dov’è finita la donna magistrato della quale tanto si era scritto sui giornali? Che cosa le è accaduto? Dove sia andata a finire? La libera stampa che raccontava tutto di lei, anche di come si acconciava i capelli, ora tace con un silenzio imbarazzante. Ma come fate a fidarvi di questa classe dirigente? Ma come fate a votare questi politicanti così infidi? Se la rampante Albaspina fosse stata una povera fanatica, ubriaca di panislamismo, come ce ne sono a bizzeffe in circolazione, perché non è stata punita per aver magnificato i criminali stranieri? Perché si è aspettato, per sbatterla via, che osasse sfiorare un satrapo dell’alta politica? Ma chissà quali tribunali segreti agiscono dentro la magistratura la quale, talvolta, non fa capire perché sopporta e tal’altra perché epura, ma nasconde sempre la mano che colpisce impugnando, con l’altra, la spada della giustizia. E voi continuate a chinare la testa di fronte a quella che oggi tutti chiamano casta e che invece altro non è che una setta. Ah, caro mio, che squallore!

    Comunque sia… - deglutii per vincere la fatica del pensare e del parlare - comunque sia l’autonomia della magistratura, autonomia dai poteri e dai condizionamenti, resta l’ultima, se non l’unica, garanzia per il mantenimento degli equilibri nella vita sociale.

    La prego- mi interruppe senza cortesia - La prego, non prosegua, non dia a vedere o a sentire come le frasi fatte dei telegiornali le siano rimaste appiccicate al cervello - poi addolcì il tono e continuò - "Ma caro mio! Avrà letto Dante e ricorderà dunque la descrizione che nella Commedia fa del papato… là dove Cristo tutto dì si merca… Si sapeva già allora che nella casa di Cristo c’era mercato delle indulgenze, mentre invece, oggi, si fa un mercato intersettoriale: con gli annullamenti della Sacra Rota, con le carriere nel partito politico, con le raccomandazioni per appalti pubblici e privati ecc..ecc. Si guardi in giro, mio caro, e vedrà che i politici sono spesso infedeli, i pubblici amministratori bugiardi, gli esaminatori di frequente venduti ai protettori degli esaminandi, i preti educatori non di rado insidiano i giovanissimi educandi e poi ci sono anche i banchieri che fanno prestiti senza ritorno per acquisire benemerenze nel partito del potere o tangenti in denaro. E lei si ostina a pensare che in questa bella società, i signori magistrati siano tutti là, impettiti, a schiena dritta e col giglio della purezza in mano?

    Ma caro mio, si svegli! I signori giudici sono uomini come gli altri, anzi peggio perché inflacciditi dall’abulìa e infiacchiti dalla mancanza di selezioni e di controlli; dietro le loro sprezzanti alterigie fanno mercato delle sentenze, in piena combutta con gli avvocati e i consiglieri…senza render conto a nessuno, in una segreta ragnatela di intrighi, collusioni, ricatti ed abusi di ogni tipo; e sempre in nome di quel popolo italiano, che non c’è, che non c’è mai stato e continuerà, come si dice nel loro linguaggio, a latitare."

    Mentre cercavo, a fatica, di attutire il ronzio che mi stava crescendo in testa, per riuscire a tirar fuori qualche parola ben detta, mi venne soltanto da balbettare: Tribunali segreti? Dentro la magistratura? Ma davvero?

    Oh, non si allarmi mio caro, non verranno a cercarla, almeno per il momento - e per mia fortuna, si interruppe per una risatina alla quale mi aggrappai per allentare il groppo che mi serrava la gola –" La Santa Inquisizione non si è mai disciolta, si è soltanto celata ed anzi si è diffusa ed anche laicizzata; ora ce ne sono più di una ed in piena attività!

    In Francia è stata recentemente promulgata una legge che rende punibile chi intenda negare la persecuzione degli armeni da parte della Turchia; lo chiamano negazionismo, brutta parola che qualcuno vorrebbe estendere anche a coloro che se ne fregano della shoah, un crimine orrendo commesso contro il popolo ebraico; una vergogna che resta tale anche se un cretino ogni miliardo di persone intendesse negarla. In Italia la legge rende punibile l’odio razziale, a prescindere dagli atti e gesti concretamente commessi… Sono sintomi di un’occulta pulsione di potere che non si accontenta di dominare i popoli con la forza, ma vuol entrare nelle teste della gente e comandare da lì dentro. Ha capito? Da lì dentro! Come non era mai successo prima d’ora."

    Caro Bes - dissi sorridendo forse un po’ troppo forzatamente - Lei mi fa paura, ma forse vuole soltanto mettermi in guardia dai rischi di una società superficiale.

    Certamente - replicò in un soffio - si deve diffidare proprio dei vincitori; sono quelli che fra corsi e ricorsi, praticano i vizi che fino a poco tempo prima imputavano ai vinti. Dove sono cresciuto io si insegnava che quando si vede un fumo, la prima certezza su cui appoggiarsi è la presenza di un fuoco, da qualche parte, anche se non si vede.

    Ma non cade troppo facilmente nello scetticismo? - obiettai senza convinzione.

    Ma caro amico - disse il marziano con voce metallica - lo scetticismo sarebbe una cura salutare; magari si diffondesse come un contagio. Ma lei pensi a quell’intoccabile politico che, al primo contatto, ha bruciato anche un magistrato d’assalto com’era la Romuleo. Quando, da Presidente del potere istituzionale, andò con la famiglia a visitare il Papa (il Papa di Roma! non lo zio Gianni) lasciò che i figli si scatenassero nel salotto papale, imperversando su mobili e arredi che avevano ricevuto re e imperatori; anzi, mentre lui faceva finta di niente, il Vicario di Cristo, folgorante in solio, oltre a tollerare, sorrideva compiaciuto. E nello stesso momento, da qualche parte nel mondo, le sue suore prendevano a scappellotti i bambini dell’asilo che avevano messo le dita nel naso. Eh, caro mio, se questi sono i pastori sarà inevitabile che il gregge si perda fra i rovi.

    Ma il pastore va preso anche per ciò che rappresenta… - stavo obiettando poco convintamente, quando lui tornò in voce con più irruenza:

    "Pastori, Pastori? Quando il pastore era malato, dicevano che portava la sua malattia con eroismo, che era solo di fronte al mondo col suo martirio, e intanto, per curarlo, buttavano giù i tramezzi di un intero piano d’ospedale perché la sua stanza fosse più grande e più comoda; un intero piano! Capisce? E i poveri che quando hanno bisogno di ricovero, mezzi ammazzati dallo sfinimento, vengono sbattuti su una brandina, in un corridoio, chi sono? I privilegiati della società? Gli unti dal Signore? L’abuso è sempre esistito, caro mio e, come l’ipocrisia del potere, non mi scandalizza più di tanto, ma turlupinare il popolo con i falsi miti è scandaloso, osceno, ributtante!

    Ma non si può far di ogni erba un fascio ! - provai a dire, ma lui non mi ascoltava più e di certo non perse il filo del suo discorso.

    Amico caro, li guardi negli occhi tutti questi qui, laici ed ecclesiastici; ci leggerà durezza, protervia, iattanza… Questi non si faranno seppellire da una risata; ma il suo disinteresse, però, potrebbe ferirli…Loro vivono di applausi; la loro estasi è l’ovazione, come i cesari al Colosseo dei gladiatori. Lo scetticismo e la sfiducia potrebbero ferirli, ma per devitalizzarli definitivamente, come fa il dentista con certi denti malati inguaribili, occorrerebbe, prima di tutto, rinunciare a chieder loro dei favori.

    Lo vidi allontanarsi con un’andatura che non mostrava né scosse, né movenze, ma un defluire lento ed irreale, come la navicella di Lohengrin trainata dai cigni sul fiume senza onde, nella soffusa magia di un declinante tramonto.

    Bes - mi venne da dire, anche se ormai era troppo lontano per sentirmi - le fai facili tu, ma io…io come faccio a capirci qualcosa in questo marasma. Ma che ne so io della Romuleo? E perché debbo sapere dove è andata a finire…ma che m’importa… Forse sul tuo pianeta sapete tutto, ma qui, qui non mi sembra facile niente.

    Guardai il prato che divideva la pista dalla zona degli hangar e di colpo tacqui, sotto l’inquietante sensazione che qualcuno o qualcosa, senza benevolenza, potesse udirmi. Decisi in cuor mio che non avrei raccontato a nessuno del mio incontro con il marziano; sarebbe stato senz’altro meglio per la mia reputazione; in fin dei conti non piace a nessuno di passare per visionario o peggio per fanfarone contaballe.

    Capitolo 2

    Quella mattina ero andato un po’ più tardi all’aeroporto, aspettando che la nebbia si alzasse con il caldo richiamo del sole e mi stavo preoccupando di non incontrarlo; se infatti avesse mantenuto l’orario delle volte precedenti lui avrebbe terminato la passeggiata prima ancora del mio arrivo. Non sapevo se in me, fosse più forte il timore di perdere la conversazione o la semplice curiosità per quella verifica sui disegni del destino.

    Il corso di quelle modeste elucubrazioni ebbe vita breve; lo vidi all’improvviso, ancora lontano, figura piccola emergere dal nulla, in fondo al viale, col suo lento avvicinarsi…Allungai il passo senza accorgermene, con l’ansia che rapidamente mi cresceva dentro assieme al desiderio di risentire quella voce impersonale, quelle parole precise, tagliate a misura di concetti semplici, che sentiti mi sembravano la descrizione della più naturale evidenza ma, prima di sentirli, impensabili…

    Da vicino mi sembrò uguale all’ultima volta che lo avevo visto o, almeno, non mi riuscì di notare palesi differenze sia nell’abbigliamento che nel sembiante; ma forse era un’impressione; in effetti lì per lì non avrei saputo descriverlo allo scopo di farne un raffronto la volta successiva; sembrava che niente in lui fosse degno di nota e che tutto fosse come non avrebbe potuto essere altrimenti…E pensare a quante volte, davanti allo specchio, mi ero cambiato giacca, cravatta e pettinatura, sempre insoddisfatto del risultato…

    Bes – dissi a voce alta, cercando di assumere un tono di voce chiaro e cordiale.

    Ha sentito? - rispose subito con pacata fermezza - Ha sentito, di tutti quei cristiani, assassinati nelle loro chiese, in Africa, proprio la notte di Natale?

    Ma…sì, mi sembra di sì… - la mia voce era di nuovo in crisi e stavo ricominciando a vacillare dalla consapevolezza di che cosa fosse giusto od opportuno dire.

    Ma non si indigna?. Non si scandalizza? A volte ne ammazzano uno o due, per pazzia o per caso, ma sempre caso di follia, e si assiste al dilagare oceanico di proteste, quasi sollevazioni popolari, marce, slogan, falangi in marcia, presidenti, ministri e granduomini sconsolati che assecondano, promettono, stigmatizzano, rivendicano, strepitano, minacciano … Ora è accaduto che una banda di criminali organizza un lancio di bombe dentro alcune chiese cristiane affollate per la messa e lei non sembra neppure sicuro se tali efferatezze siano accadute? Ma in che mondo vive lei?

    Io vivo in un mondo povero e ignorante…dove faccio fatica anche a comprare il giornale, visto quello che costa…E pensi che, quando da ragazzo frequentavo le riunioni del movimento cattolico, vi trovai, una volta, un luminare, un professorone che, con aria inconsolabile, ci confidò il suo strazio nell’aver saputo che molte persone vivevano, al giorno di quell’oggi là, senza l’abitudine di leggere un quotidiano… Pensi che delusione sono stato io per il movimento cattolico, io che mi sono aggiunto a quelli che facevano disperare il luminare da quando ho calcolato che, accantonando il costo di un quotidiano per un anno, riesco a pagare un terzo del riscaldamento in casa. Comunque mi dispiace che, in giro per il mondo, si uccidano cristiani a causa della loro fede; mi dispiace davvero, creda, ma l’indignazione che mi chiede lei, servirebbe a ben poco, purtroppo… Io non conto niente…

    La capisco, la capisco - disse l’uomo del pianeta Giove (o chissà di quale) senza nessuna vibrazione nella voce - capisco la sua impotenza nei confronti di quegli irraggiungibili delinquenti, ma verso molti altri lei potrebbe riuscire a farsi sentire ed anche con una certa efficacia.

    Che cosa vuol dire? - domandai con fare dimesso, dato che non avevo davvero capito che cosa avesse voluto dirmi.

    "Voglio dire che ciò che mi appare davvero sconvolgente ed insopportabile, oltre al trucidamento di tutti quegli innocenti, è il commento di quella che si fa chiamare Santa Sede, il cui comunicato ufficiale, sull’argomento, è stato lapidario e sintetico: odio cieco e assurdo. Tutto qui, soltanto questo, nient’altro che questo. Il minimo dei minimi, nel timore che due grammi in più di verità dichiarata avrebbero potuto indisporre i fratelli islamici, la cui fede monoteista è verosimilmente condivisa anche dagli emissari di Al Qaeda, compagni di viaggio (devozionale) anche se compagni che sbagliano.

    Se non ricordo male, dopo Francesco d’Assisi nessun altro è riuscito ad ammansire il lupo feroce con la sola forza del carisma…E paragonare la bestialità del lupo all’accanita malvagità dei terroristi sarebbe uno smisurato insulto alla realtà… odio cieco e assurdo…

    Allora c’è da domandarsi se per dire quell’ovvietà, talmente ovvia da sconfinare nella banalità, se non nell’insulsaggine offensiva per l’intelligenza, occorra una porpora cardinalizia di notorietà internazionale, con tre o quattro lauree alle spalle, con cinque lingue estere parlate ed uno sconfinato potere a disposizione, da quello economico a quello finanziario, da quello mediatico a quello di persuasione che oggi si chiama moral suasion perché, da trent’anni, lo adopera anche la Banca d’Italia.

    La sua indignazione rivolta a questo tipo di Chiesa, infingarda e stucchevole, potrebbe risultare un sasso piccolo, ma scagliato nella giusta direzione per sperare che un giorno, finalmente si rinnovi la guida delle coscienze…"

    Bes- dissi allora con gli occhi bassi e con un po’ della vergogna che hanno i poveri quando devono ammettere la propria condizione - Io sono uno che non ha niente da chiedere e niente da dare; sono merce passata di moda e muffita sulla bancarella degli scampoli; merce che neanche il vice-parroco degna di un’occhiata, si figuri se potrebbe interessare il cardinale; mi sa che nella Gerarchia ecclesiastica, si farebbero un baffo della mia indignazione.

    Si faccia animo, su; animo, animo! Non deve rassegnarsi così mestamente. In democrazia ognuno conta allo stesso modo degli altri, i povericristi come i magnati; infatti, proprio per questo, c’è chi rinuncia al proprio diritto di voto pensando alla pratica inutilità del suo esercizio. Ma la protesta si presta in minor misura alle manipolazioni: protesti, dunque, protesti, si indigni, si scandalizzi. Anzi…com’è che si dice?...Si incazzi e vedrà che lo sapranno; sanno sempre tutto, loro.

    Mentre lo guardavo allontanarsi, col suo vellutato defluire, come se non dovesse pestare la terra con i piedi, avvertii una sensazione di leggero malessere; sentivo un incipiente disagio cui non avrei saputo dar nome, ma del quale non riuscivo a contenere l’effetto di irrequietezza e di inquietudine.

    Sì, ero in ansia per qualcosa che ancora non avevo identificato ed era un’ansia più carica di rabbia che di buon sentimento; me ne accorsi all’improvviso e con incredulità: ero irritato, incollerito, arrabbiato; ce l’avevo col Papa, con la sua Chiesa e con tutta la sua preteria. La scintilla di contestazione che il marziano aveva fatto scoccare dentro di me, aveva appiccato un incendio che stava rapidamente facendo presa e che sarebbe divampato di lì a poco.

    Mi incamminai, molto lentamente per tornare a casa e lo feci da svogliato, ciondolando sulle gambe, indeciso sulla direzione da prendere, anzi, senza che nessuna direzione mi attirasse, compresa quella del focolare domestico che, in quel momento, mi apparve più indesiderabile del solito. Abito un vasto appartamento al primo piano di un palazzotto del seicento, con un portoncino di legno borchiato sovrastato da un arco in pietra bugnata; è stata la residenza della famiglia paterna, fin dai tempi del nonno e, a mia memoria, tutti i miei ricordi, dall’infanzia alla prima vecchiaia, sono lì dentro.

    Ci vivo da solo, perché non sono sposato e non ho figli, né alcun parente - non saprei dire se per fortuna o per disgrazia - rimasto in vita. Adopero e riscaldo soltanto tre stanze e mezzo: la grande cucina, memorabile cuore pulsante della vita familiare di

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