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Relazioni tra la composizione dei licheni epifiti,delle scorzee dell'acqua di scorrimento lungo il tronco
Relazioni tra la composizione dei licheni epifiti,delle scorzee dell'acqua di scorrimento lungo il tronco
Relazioni tra la composizione dei licheni epifiti,delle scorzee dell'acqua di scorrimento lungo il tronco
Ebook93 pages58 minutes

Relazioni tra la composizione dei licheni epifiti,delle scorzee dell'acqua di scorrimento lungo il tronco

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Molti programmi di ricerca ambientale utilizzano i licheni epifiti e le scorze come bioaccumulatori degli inquinanti atmosferici. Tuttavia le relazioni fra gli stessi e in che misura l'acqua di scorrimento lungo il tronco influenzi la composizione degli stessi sono poco note. Il presente studio pionieristico nel genere cerca di chiarire questo aspetto e l'affidabilità sempre buona dei licheni rispetto alle scorze come biomonitors anche nelle condizioni più difficili.
LanguageItaliano
Release dateMar 19, 2012
ISBN9788863697049
Relazioni tra la composizione dei licheni epifiti,delle scorzee dell'acqua di scorrimento lungo il tronco

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    Relazioni tra la composizione dei licheni epifiti,delle scorzee dell'acqua di scorrimento lungo il tronco - Andrea Francini

    BIBLIOGRAFIA

    1. Introduzione

    L’uomo determina un crescente impatto sull’atmosfera terrestre, sia su scala locale che globale. Le emissioni, da parte di processi industriali, traffico, attività energetiche, di xenobiotici o di specie chimiche naturalmente presenti nell’aria, stanno mettendo a rischio la salute umana, i naturali flussi degli elementi tra atmosfera, idrosfera, pedosfera e biosfera e determinano impatti significativi sul clima.

    Per molti dei componenti chimici naturalmente presenti nell’atmosfera (ad eccezione delle specie chimiche più abbondanti, come azoto ed ossigeno o più stabili, come i gas nobili) è stata dimostrata una significativa alterazione dei cicli biogeochimici da parte delle attività antropiche. Negli ultimi 300 anni, soprattutto l’uso dei combustibili fossili è all’origine di perturbazioni, ancora non pienamente valutate nei loro potenziali effetti negativi; basti pensare al progressivo riscaldamento del pianeta. La combustione del carbone e dei derivati del petrolio è tra i principali fattori all’origine dell’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica atmosferica, di metalli o di composti come CO, NOx ed idrocarburi policiclici aromatici (IPA). La presenza di un elevato numero di differenti sostanze contaminanti nell’aria costituisce un rischio per gli effetti sconosciuti e difficilmente pronosticabili, anche in conseguenza della formazione di inquinanti secondari (ad esempio: ozono, acido nitrico e solforico).

    1.1 La deposizione atmosferica degli elementi in tracce

    L’atmosfera terrestre si compone di un miscuglio di gas, vapori e particelle minute (Figura 1). In aggiunta ai componenti presenti allo stato gassoso (vapori) esiste una componente solida (fumo e polveri), liquida (nubi, nebbia, pioggia e mist) o solido/liquida (aerosol, smog, neve e grandine).

    Figura 1. Caratteristiche dei principali costituenti dell’atmosfera

    La permanenza in aria ed il trasporto a lunga distanza di questi componenti, dipende essenzialmente dalla carica elettrica e dalle caratteristiche fisico-chimiche, ma soprattutto dalla dimensione (diametro atmosferico:da) delle particelle. Il fumo, la foschia (mist), lo smog (particelle da 0,1 µm a 1 µm) (Figura 1) rimangono a lungo in sospensione e sono mossi principalmente da moti browniani. Le polveri (particelle di diametro generalmente di <100 µm) sedimentano più o meno velocemente (5-30 giorni) anche se possono essere trasportate dai venti geostrofici a notevoli distanze (Bargagli 1998).

    Gli elementi in tracce (Ag, As, Cd, Cu, Hg, Mo, Ni, Pb, Se, V, Zn e F) di origine antropica (miniere, complessi metallurgici, acciaierie, centrali termoelettriche, inceneritori, cementifici, fabbriche di fertilizzanti, mezzi con motore a scoppio) costituiscono mediamente, il 10-15 % delle deposizioni globali di elementi. Il contributo degli apporti litogeni (sabbie sollevate dal vento) di Al, As, Co, Fe, Ba, Cr, Mn, V e Th è pari al 50% del totale, quello dello spray marino per Br, Cl, I, Na e Se è circa il 10%. Percentuali intorno al 10% del totale vengono attribuite alle emissioni dovute alle attività vulcaniche (As, S, Mg, Cu, F e Ni). Varie sorgenti biogeniche (come, ad esempio, gli incendi) emettono Co, Cu, Hg, Mo, Se e Zn (Nriagu e Davidson 1986; Nriagu 1989; Tabella 1).

    Tabella 1. Principali sorgenti degli elementi aerodispersi (Nriagu e Davidson 1986; Nriagu 1989)

    Secondo le stime di Nriagu (1989), l’attività umana rilascia in atmosfera, ogni anno, quantità di Pb, Cd e Zn superiori, rispettivamente, a 18, 5 e 3 volte rispetto alle emissioni naturali. Analogamente, si osservano trend simili anche per Ni e V, mentre, per Hg, As e Sb gli apporti naturali ed antropogenici si equivalgono. Negli ultimi anni, inoltre, grandi quantità di elementi come Pt, Tl, Pd e Ce (gli effetti biologici di lungo termine dei quali, sono tuttora ignoti), sono state immesse nell’atmosfera in quantità crescenti (Bargagli 1998).

    Una caratteristica peculiare della maggior parte delle sorgenti antropiche e che influenza fortemente le dinamiche di inquinamento è che esse possono rilasciare, in atmosfera, enormi quantità di inquinanti in un intervallo di tempo anche molto breve. Le aree urbane sono, quindi, particolarmente a rischio poiché è stato dimostrato che le concentrazioni di particellato atmosferico durante le 24 h possono variare enormemente e che gli ambienti rurali presentano dei livelli inferiori di oltre tre ordini di grandezza (Rojas et al. 1990; Lee et al. 1994). Anche se i cicli biogeochimici degli elementi in tracce mostrano profonde alterazioni, soprattutto nell’emisfero settentrionale del pianeta, per molte di queste sostanze, soprattutto quelle associate alla frazione più fine del particellato, la contaminazione è ormai

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