LUCIANO LUBERTI. Assassino per onore
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Le tesi sostenute a proposito del ruolo avuto da Luberti nella Strategia della Tensione ai tempi non erano accolte per mancanza di dati certi.
Studi successivi hanno convalidato le intuizioni suggerite dal libro.
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LUCIANO LUBERTI. Assassino per onore - Valerio Bollac
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LUCIANO LUBERTI
Assassino per onore
IL RACCONTO
12 DICEMBRE 2002 – PADOVA, CIMITERO
Strana eco risponde allo scalpiccio dei passi sul brecciolino del vialetto; non è una cadenza discreta, trascinata, lenta come si addice ad un funerale quella che rimbalza tra i marmi delle lapidi, piuttosto somiglia ad una marcia dal battito marziale, funereo ma militaresco, degno dell’ultimo accompagno dell’eroe. Né sono tristi i volti della truppa che sfila dietro al feretro portato con orgoglio a spalla: volti quadrati, dalle mascelle contratte in uno spasmo d’eterna fierezza e gli occhi gelidi, paghi di scortare il valoroso guerriero verso l’ultima dimora. Quando la bara, già calata nella buca, comincia a coprirsi di terra fresca, le braccia dei presenti si tendono protese nell’estremo saluto romano.
Onore al camerata Luberti. Eia… eia… eia…
Alalà.
°°°°°
Lo vede, dottore? Dove non arriva la giustizia umana, alla fine, colpisce quella divina.
Che dici, maresciallo?
Beh, Dio se l’è preso, no? Ha messo fine alle sue nefandezze.
Aveva ottantuno anni, maresciallo, ed è spirato tranquillo tra le braccia della figlia, come un libero cittadino che ha pagato per i crimini commessi. Non mi pare che la giustizia umana e quella divina, alla fine, abbiano colpito molto duramente.
E’ morto, comunque: non farà più vittime.
Sì, consolati con l’aglietto. Quando e se servirà, troveranno un altro Luciano Luberti, assassino per onore, ci puoi giurare.
2 APRILE 1970 – ROMA, VIA PALLAVICINI 52
Salve, dottore. Guardi un po’ che sorpresa.
Il cadavere della donna, disteso sul letto composto come su un catafalco, è in stato di avanzata decomposizione; la stanza è piena zeppa di fiori ormai secchi, di deodoranti svaporati, di flaconi di disinfettante vuoti. Il tanfo insopportabile di morte costringe il commissario Tanzi ad avvicinarsi al cadavere col fazzoletto sul naso, a difendersi dal fetore aggressivo che il corpo in via di putrefazione emana.
Era molto bella.
Nonostante lo scempio i lineamenti sono ancora quelli di una Venere slava. Il funzionario della Digos osserva il piccolo foro di proiettile che appena si nota tra i lembi del baby-doll leggermente aperto sul petto; l’alone attorno alla ferita suggerisce un colpo a bruciapelo.
Si sa chi è?
Carla Gruber, una profuga istriana di trentadue anni, trasferita a Roma nel ‘56 con la famiglia; abitava al Laurentino, nel quartiere giuliano-dalmata.
Nient’altro?
Maritata nel ’59 con Mario Bazzarini, anche lui profugo istriano, titolare di un bar del villaggio: tre figli.
Da quanto è morta?
Il medico dice da quasi due mesi.
Sembra un’esecuzione. Perché non ha reagito?
Forse era intontita: abbiamo trovato un flacone di Luminol, un barbiturico che stimola il sonno.
Chi ha scoperto il cadavere?
Noi. E’ arrivato un biglietto al Procuratore col nome della vittima e l’indirizzo.
"Vuoi dire che l’assassino l’ha ammazzata nel sonno, ha ricomposto il