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Il Fiore della Poesia Erotica
Di AA. VV.
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Autori vari
- Pubblicato:
- Mar 16, 2015
- ISBN:
- 9786050365511
- Formato:
- Libro
Descrizione
illustrati dalle incisione e disegni degli artisti più famosi.
Valerio Catullo
Carmina Priapea
Valerio Marziale
Antonio Beccadelli detto il PANORMITA
Francesco Bermi
Niccolò Franco
Giorgio Baffo
Domenico Tempio
John Wilmot conte di ROCHESTER
Carmina Burana
Claude Le Petit
François De Maynard
Jean Pierre Béranger
Teophile Gautier
Charles Pierre Baudelaire
Paul Verlaine
Informazioni sul libro
Il Fiore della Poesia Erotica
Di AA. VV.
Descrizione
illustrati dalle incisione e disegni degli artisti più famosi.
Valerio Catullo
Carmina Priapea
Valerio Marziale
Antonio Beccadelli detto il PANORMITA
Francesco Bermi
Niccolò Franco
Giorgio Baffo
Domenico Tempio
John Wilmot conte di ROCHESTER
Carmina Burana
Claude Le Petit
François De Maynard
Jean Pierre Béranger
Teophile Gautier
Charles Pierre Baudelaire
Paul Verlaine
- Editore:
- Autori vari
- Pubblicato:
- Mar 16, 2015
- ISBN:
- 9786050365511
- Formato:
- Libro
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Il Fiore della Poesia Erotica - AA. VV.
Il Fiore della Poesia Erotica
Da Catullo a Verlaine i più bei versi erotici della poesia di tutto il mondo,
illustrati dalle incisione e disegni degli artisti più famosi.
1 Edizione eBook 2015 a cura di David De Angelis
Indice
Valerio Catullo
Carmina Priapea
Valerio Marziale
Antonio Beccadelli detto il PANORMITA
Francesco Bermi
Niccolò Franco
Giorgio Baffo
Domenico Tempio
John Wilmot conte di ROCHESTER
Carmina Burana
Claude Le Petit
François De Maynard
Jean Pierre Béranger
Teophile Gautier
Charles Pierre Baudelaire
Paul Verlaine
Valerio Catullo
(87 a.C. - 55 a.C.)
Nacque a Verona, circa l’anno 87 a.C., da ricca famiglia; intorno ai vent’anni si trasferì a Roma dove trascorse gran parte della sua vita. Fu amico di Valerio Catone, Calvo, Cinna, Cornelio Nepote; non aveva la cittadinanza romana, tuttavia fu partecipe dei problemi politici dei suo tempo e colpì con feroci epigrammi Pompeo e soprattutto Cesare e il suo favorito Mamurra, comandante del genio.
Ebbe una lunga relazione con Clodia, cantata da lui con lo pseudonimo di Lesbia. Nell’anno 57 fu con Elvio Cinna in Bitinia al seguito del propretore Memmio Gemello. Al ritorno visitò nella Troade la tomba del fratello, perito in circostanze a noi ignote.
Catullo morì giovanissimo verso l’anno 55.
Di Catullo ci è stata tramandata una raccolta di 116 Carmi, quasi certamente dovuta alle cure postume di qualche ammiratore, il quale li dispose non secondo il criterio cronologico, ma in ragione dei metri. Possiamo distinguere 5 gruppi: 1) 60 componimenti in metri lirici (faleci, giambi, strofe saffiche, ecc.¹) brevi e di argomento vario; 2) due epitalami², uno in metro lirico (strofe di quattro gliconei più un ferecrateo ¹), l’altro in esametri; 3) due epilli³, uno in galliambi, l’altro in esametri; 4) le elegie⁴; 5) gli epigrammi in metro elegiaco.
Il pregio della poesia catulliana consiste soprattutto nella naturalezza e spontaneità con la quale esprime i suoi stati d’animo e la sua sensibilità irrequieta, incapace di profonda e pacata riflessione, ma pronta a reagire vivacemente ad un singolo episodio e a dare forma poetica ai sentimenti e agli atteggiamenti più svariati.
La lingua di Catullo è ricca, soprattutto di vocaboli tratti dall’uso vivo, e fortemente espressiva; la tecnica del verso è raffinatissima nei metri lirici, e molto progredita nell’esametro rispetto a quella di Lucrezio.
Su disegno di A. Bord un’incisione di Elluin, 1782.
dalle Poesie
XVI
Pedicabo ego vos et irrumabo,
Aureli pathice et cinaede Furi,
qui me ex versiculis meis putastis,
quod sunt molliculi, parum pudicum.
nam castum esse decet pium poetam
ipsum, versiculos nihil necessest,
qui tum denique habent Salem ac leporem,
si sunt molliculi ac parum pudici
et quod pruriat incitare possunt,
non dico pueris, sed his pilosis
qui duras nequeunt movere lumbos.
Vos, quei milia multa basiorum
legistis, male me marem putatis?
Pedicabo ego vos et irrumabo.
16
Vi inculerò
e ve lo metterò in bocca,
Aurelio bocchinaro
e Furio rotto in culo,
che mi credete poco puro
per i miei piccoli versi lascivi.
Ma dato che il poeta deve vivere
casto e ripieno
di religiosità,
non c’è bisogno che lo siano
anche i suoi versi, no?
Questi devono essere
salaci e pieni di spirito,
se sono lascivi e poco puliti
e capaci di eccitare
il desiderio lussurioso
non dico dei fanciulli,
ma di adulti tanto grossi e pelosi
da non poter neanche muovere
le possenti anche.
Voi ora, perché trovate
mille tipi di baci
nelle mie poesie,
pensate male di me come maschio?
Vi inculerò
e ve lo metterò in bocca.
XXI
Aureli, pater esuritionum,
non harum modo, sed quot aut fuerunt
aut sunt aut aliis erunt in annis.
pedicare cupis meos amores.
nec clam: nam simul es, iocaris una,
haerens ad latus omnia experiris.
frustra: nam insidias mihi instruentem
tangam te prior irrumatione.
atque id si faceres satur, tacerem:
nunc ipsum id doleo, quod esurire
me me puer et sitire discet.
quare desine, dum licet pudico,
ne finem facias, sed irrumatus.
21
Aurelio, padre della Fame Nera,
e non solo di questo,
ma di tutto
quello che fu,
e che sarà negli anni,
vuoi metterlo nel culo
al mio tesoro.
E senza mezzi termini:
fai i giochetti più strani
gli stai sempre attaccato
e ci provi con lui
in tutte le maniere.
Ora basta: mentre tu
trami per scavalcarmi
ti colpirò per primo
mettendotelo in bocca.
E poi, se dopo tutto ciò
fossi in grado almeno di sfamarti!
Ma di questo io piango;
che di fame e di sete
muoia l’amore mio.
Piantala, dunque,
finché sei in tempo!
Altrimenti tra un po’
te lo ficco nella bocca!
XXVIII
Pisonis comites, cohors inanis
aptis sarcinulis et expeditis,
Verani optime tuque mi Fabulle,
quid rerum geritis? satisne cum isto
vappa frigoraque et famem tulistis?
expensum, ut mihi, qui meum secutus
praetorem refero datum lucello
‘o Memmi, bene me ac diu supinum
tota ista trabe lentus irrumasti’.
sed, quantum video, pari fuistis
casu: nam nihilo minore verpa
farti estis. pete nobiles amicos!
at vobis mala multa di deaeque
dent, opprobria Romuli Remique.
28
Amico Veranio, e tu, Fabullo mio,
seguaci di Pisone, banda di randagi
dai fardelli piccoli e leggeri,
come vanno le cose?
Quanto freddo e quanta fame
avete sopportato
uniti con quella gentaglia?
O Memmio, come me la mettesti bene
mentre stavo supino
tutta quanta nella bocca
la tua lunga trave
a lungo e senza fretta.
Ma pure a voi è successa
la stessa identica cosa:
siete stati infatti riempiti
con un uccello non certo più piccolo!
A voi, che siete il disonore
di Romolo e di Remo,
mandino mille accidenti
tutti gli dei e le dee!
XLII
Adeste, hendecasyllabi, quot estis
omnes undique, quotquot estis omnes.
iocum me putat esse moecha turpis,
et negat mihi vestra reddituram
pugillaria, si patì potestis.
persequamur earn, et reflagitemus.
quae sit, quaeritis. ilia, quam videtis
turpe incedere, mimice ac moleste
ridentem catuli ore Gallicani.
circumsistite earn, et reflagitate,
‘moecha putida, redde codicillos,
redde, putida moecha, codicillos’.
non assis facis? o lutum, lupanar,
aut si perditius potes quid esse.
sed non est tamen hoc satis putandum.
quod si non aliud potest, ruborem
ferreo Canis exprimamus ore:
conclamate iterum altiore voce
‘moecha putida, redde codicillos,
redde, pudida moecha, codicillos’.
sed nil proficimus, nihil movetur.
mutandast ratio modusque vobis,
siquid proficere amplius potestis:
‘pudica et proba, redde codicillos’.
42
Venite, endecasillabi,
tutti quanti,
voi che siete dovunque,
voi tutti dovunque siate.
Una schifosa mignotta
mi piglia in giro
e non mi vuol ridare
i fogli su cui siete scritti;
Lo potete sopportare?
Perseguitiamola
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