Ariel e l'antico regno
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I più giovani non si erano accorti di nulla, troppo indaffarati a seguire le lezioni, che il grande, centenario Albero Maestro si premurava di impartire, al centro della radura di Ombralta.
Dall'immensa quercia, completamente circondata da piccoli folletti, cadevano continuamente foglie verde scuro, subito sostituite da altre di un verde brillante e intenso. Sulle foglie cadute vi erano scritte le lezioni, che ogni folletto avrebbe dovuto imparare, in vista della grande prova del suo centesimo compleanno..."
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Anteprima del libro
Ariel e l'antico regno - Skyline Edizioni
cenere
Il villaggio delle stelle di carta
Era stato un giorno davvero molto, molto strano.
I più giovani non si erano accorti di nulla, troppo indaffarati a seguire le lezioni, che il grande, centenario Albero Maestro si premurava di impartire, al centro della radura di Ombralta.
Dall'immensa quercia, completamente circondata da piccoli folletti, cadevano continuamente foglie verdi scure, subito sostituite da altre di un verde brillante e intenso. Sulle foglie cadute vi erano scritte le lezioni, che ogni folletto avrebbe dovuto imparare, in vista della grande prova del suo centesimo compleanno.
Quando un folletto dimostrava di aver ben compreso la lezione, dalle ampie fronde cadeva una ghianda. Su di essa era scritto il nome del meritevole, l'unico in grado di poterla aprire, e al suo interno, l'Albero Maestro, riponeva un regalo, che sarebbe servito al piccolo, nell'esercizio della lezione successiva.
A volte accadeva, che qualche compagno di lezione, tentasse di aprire la ghianda-regalo di un altro folletto, in tal caso dalla sommità dell'antica quercia -che si diceva solo i vecchi saggi del villaggio avessero visto- si disperdeva per tutto il cielo, una grande nuvola arcobaleno, che lentamente, abbassandosi verso terra, diveniva color del latte ed emanava un lieve luccichio: erano i temuti brillantini del birbone, in grado di raggiungere ovunque, colui che possedeva la ghianda altrui.
La leggera nebbia argentata, avvolgeva il folletto autore del misfatto e non lo abbandonava, sino a quando, non restituiva il maltolto al legittimo proprietario. La restituzione doveva avvenire togliendo il proprio cappello in segno di scusa, a questo punto, il piccolo, a cui era stata sottratta la ghianda, di rimando levava il proprio cappello dal capo, poiché nel villaggio delle stelle di carta, si insegnava da sempre, che ogni scusa doveva essere accettata.
Mentre i piccoli imparavano le proprie lezioni, mettendoci tutto l'impegno e l'entusiasmo di cui erano capaci, i folletti adulti accompagnavano nelle escursioni quotidiane i cervi di Eternoannaio, l'unico bosco della terra, in cui le stagioni non si susseguivano l'una all'altra.
La foresta era infatti divisa in quattro parti, ogni parte era il regno di una sola stagione e ciò non era mai cambiato, dacché memoria di folletto potesse ricordare.
Eternoannaio era sempre rimasto tale e quale, come il più anziano dei saggi, amava ripetere a chi chiedeva informazioni a riguardo.
I cervi scattavano agili tra gli alberi, passando dalla neve perenne della parte invernale del bosco, alle fioriture dei ciliegi di quella primaverile, con la disinvoltura tipica di chi conosce a memoria qualunque minimo particolare del luogo, anche i folletti ormai conoscevano bene Eternoannaio, ma non tanto quanto i cervi e rimanevano sempre un po' meravigliati durante le loro esplorazioni.
Improvvisamente Esia, il grande cervo bianco a capo della spedizione si fermò, i suoi