La natura umana
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About this ebook
Perversioni di un impiegato postale.
C'è un elemento che accomuna tutti gli esseri umani. Il protagonista del racconto, un impiegato delle Poste, ha avuto un'illuminazione che gli ha permesso di individuarlo: il desiderio sessuale. Da quel momento, il suo unico scopo sarà conformarsi a questa scoperta, seguire fino in fondo le vere tendenze della natura umana.
È la genesi di una perversione sessuale che lo condurrà all'autodistruzione.
Jury Livorati
Jury Livorati è nato a Viadana (MN) nel 1985 e risiede a Cicognara (MN). Sposato e con due figli, si è laureato nel 2009 in Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Parma. Dopo un’esperienza di circa due anni come addetto vendite in un supermercato di articoli di elettronica di consumo, recentemente è stato assunto presso un’azienda di dispositivi medicali monouso. Dal 2000 è membro attivo dell’Associazione Culturale Vecchio Borgo, dedita alla realizzazione di musical. “L’eredità” è il suo secondo romanzo, che segue “M@rcello”, pubblicato con Boopen Editore.
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La natura umana - Jury Livorati
Jury Livorati
La natura umana
www.quellidized.it
La natura umana
Copyright © 2012
Zerounoundici Edizioni
ISBN: 978-88-6578-167-8
Smashworlds Edition
In copertina:
Immagine Shutterstock.com
GRATIS!
Italiano, Voce UMANA (file ZIP con più tracce)
Maggiori informazioni su ZEd Lab: http://www.quellidized.it/zedlab
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La natura umana
Ho lavorato per anni in un ufficio postale e ne ho viste di persone. Erano le Poste di un piccolo paese, una frazione di neanche mille abitanti, ma c’era sempre un gran andirivieni. Veniva gente anche dai paesi vicini, persino dalla cittadina di cui eravamo frazione: erano convinti di trovare meno ressa e di fare più alla svelta. A volte ci riuscivano, ma cascasse il mondo se sull’ora di mezzogiorno non c’era sempre un casino della Madonna. Piccolo paese o meno, alle Poste c’era comunque da aspettare e diventare nervosi.
Ma non è certo di questo che voglio parlarvi.
Dalla mia postazione privilegiata – così l’avranno certamente definita più e più volte e sfido anche voi a negare di aver mai pensato che quella dell’impiegato delle Poste è una delle professioni da invidiare, se non altro perché è diffusa la concezione che non facciamo un cazzo come un qualunque statale – ho visto entrare in quell’odioso, piccolo ufficio migliaia di persone. La maggior parte di loro erano clienti abitudinari, come potrete immaginare, e devo ammettere che mi sono affezionato a molti come fossero amici veri. In qualche caso l’affetto era ricambiato, ma quasi sempre i sorrisi e le battute e le frasi fatte e gli auguri e i saluti erano palesemente falsi, di circostanza. Da parte degli altri.
Da parte mia, come vi dicevo, c’era sincerità. Quando lavori tutto il giorno, ogni giorno, in un posto come il mio, la necessità di stare bene con la gente, di parlare d’altro che non fosse pagamenti e versamenti e forme di risparmio a lungo termine – fosse anche un semplice commento sul tempo, o una critica al governo – diventa quasi vitale, se non vuoi impazzire. Qualcuno dirà che allora non l’ho soddisfatta a sufficienza, quella necessità, ma non è così.
Capirete.
Vi spiegherò, e capirete.
La maggior parte della gente era clientela abituale, vi dicevo. Personaggi come la signora Dal Bosco, che si presentava immancabilmente ogni mattina, ancor prima dell’orario di apertura delle otto e mezza, ed