Trova il tuo prossimo book preferito
Abbonati oggi e leggi gratis per 30 giorniInizia la tua prova gratuita di 30 giorniInformazioni sul libro
Deserto rosso: Punto di non ritorno
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Rita Carla Francesca Monticelli
- Pubblicato:
- Jun 6, 2012
- ISBN:
- 9781476194486
- Formato:
- Libro
Descrizione
Anna è partita all’alba.
Si è addentrata nel deserto marziano, da sola.
Dove sta andando?
Quale segreto nasconde?
Sono passati trent’anni dalla missione di esplorazione di Marte 'Hera', il cui equipaggio è morto in circostanze misteriose.
Questo fallimento e le problematiche politiche da esso generate hanno rallentato la NASA nella sua corsa alla conquista dello spazio, ma adesso i tempi sono maturi per una nuova missione chiamata 'Isis'. Questa volta i cinque membri dell'equipaggio non viaggeranno per oltre 400 milioni di chilometri solo per una breve visita, ma saranno destinati a diventare i primi colonizzatori del pianeta rosso.
La serie di fantascienza “Deserto rosso”, ambientata in un prossimo futuro, è composta da quattro libri.
Questo primo libro, “Punto di non ritorno”, è una novella (ca. 21.000 parole).
L’esobiologa svedese Anna Persson, membro dell'equipaggio dell'Isis, abbandona di nascosto alle prime luci dell'alba la Stazione Alfa e si addentra con un rover pressurizzato nel deserto marziano. Il suo sembra avere tutte le caratteristiche di un gesto suicida.
Mentre ci racconta i due giorni - tempo definito dalla sua riserva di ossigeno - del suo viaggio solitario, si sofferma a mostrarci eventi del passato precedenti alla stessa missione, muovendosi avanti e indietro nella sua memoria e svelandosi poco a poco a noi.
Qualunque essa sia, riuscirà Anna a raggiungere la sua destinazione?
La seconda puntata è “Deserto rosso - Abitanti di Marte”.
La terza puntata è “Deserto rosso - Nemico invisibile”.
L'ultima puntata è “Deserto rosso - Ritorno a casa”.
Seguite Anna Persson (AnnaPerssonDR) su Twitter!
Informazioni sul libro
Deserto rosso: Punto di non ritorno
Descrizione
Anna è partita all’alba.
Si è addentrata nel deserto marziano, da sola.
Dove sta andando?
Quale segreto nasconde?
Sono passati trent’anni dalla missione di esplorazione di Marte 'Hera', il cui equipaggio è morto in circostanze misteriose.
Questo fallimento e le problematiche politiche da esso generate hanno rallentato la NASA nella sua corsa alla conquista dello spazio, ma adesso i tempi sono maturi per una nuova missione chiamata 'Isis'. Questa volta i cinque membri dell'equipaggio non viaggeranno per oltre 400 milioni di chilometri solo per una breve visita, ma saranno destinati a diventare i primi colonizzatori del pianeta rosso.
La serie di fantascienza “Deserto rosso”, ambientata in un prossimo futuro, è composta da quattro libri.
Questo primo libro, “Punto di non ritorno”, è una novella (ca. 21.000 parole).
L’esobiologa svedese Anna Persson, membro dell'equipaggio dell'Isis, abbandona di nascosto alle prime luci dell'alba la Stazione Alfa e si addentra con un rover pressurizzato nel deserto marziano. Il suo sembra avere tutte le caratteristiche di un gesto suicida.
Mentre ci racconta i due giorni - tempo definito dalla sua riserva di ossigeno - del suo viaggio solitario, si sofferma a mostrarci eventi del passato precedenti alla stessa missione, muovendosi avanti e indietro nella sua memoria e svelandosi poco a poco a noi.
Qualunque essa sia, riuscirà Anna a raggiungere la sua destinazione?
La seconda puntata è “Deserto rosso - Abitanti di Marte”.
La terza puntata è “Deserto rosso - Nemico invisibile”.
L'ultima puntata è “Deserto rosso - Ritorno a casa”.
Seguite Anna Persson (AnnaPerssonDR) su Twitter!
- Editore:
- Rita Carla Francesca Monticelli
- Pubblicato:
- Jun 6, 2012
- ISBN:
- 9781476194486
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
Correlati a Deserto rosso
Anteprima del libro
Deserto rosso - Rita Carla Francesca Monticelli
disclaimer
Punto di non ritorno
Chiusi la porta della camera di equilibrio con un tonfo sommesso e la bloccai, consapevole che forse sarebbe stata l’ultima volta. Era ancora buio là fuori, ma non mancava molto all’alba. Appena il sole si fosse affacciato all’orizzonte, la sua tenue luce avrebbe investito la pianura, creando lunghissime ombre.
Rimasi per qualche istante a guardare le stelle attraverso il vetro, mentre le valvole lasciavano uscire una parte dell’aria per equilibrare la pressione a quella esterna. La mia tuta, che appena indossata aveva quasi aderito al mio corpo, si stava adesso espandendo, dandomi un aspetto goffo.
L’equilibrio pressorio venne raggiunto e la porta di uscita si aprì. Nonostante la tuta fosse riscaldata, percepii la notevole differenza di temperatura. Anche se in un giorno estivo poteva salire ben sopra i dieci gradi, di notte crollava fino a toccare picchi di meno novanta. E le ore prima dell’alba erano le più fredde.
Accesi la torcia e andai fuori, muovendomi con cautela. Speravo che nessuno avesse notato la mia uscita. Robert era nel mondo dei sogni e non aveva certo intenzione di alzarsi all’alba, ma Hassan, nonostante tutto quello che era avvenuto, continuava a seguire la missione alla lettera, soprattutto adesso che il comando era ricaduto sulle sue spalle.
Insisteva a ripetere che fra pochi mesi avrebbero inviato altre persone e materiali, ma non ne ero affatto convinta. Si stava profilando l’ennesimo fallimento e, quando sarebbe arrivato il momento, da Houston avrebbero tirato fuori qualche altra scusa.
Camminai con facilità, nonostante il carico che portavo con me. Con una gravità di poco più di un terzo di quella terrestre tutto era più leggero e grazie all’esperienza di quegli anni ero ormai abituata a muovermi con destrezza sul terreno accidentato, anche quando indossavo quella scomoda tuta.
Aprii il portellone del rover e caricai le scorte, poi salii nella parte anteriore e attivai la pressurizzazione. Le pompe del supporto vitale spinsero i gas all’interno, creando la corretta miscela per la respirazione. Quando il segnale verde si illuminò sul cruscotto, indicando che il processo era stato completato, mi tolsi il casco e la tuta. Li adagiai sul retro e mi sistemai alla postazione di guida, allacciandomi le cinture di sicurezza. Non appena avessi messo in moto, un allarme sarebbe scattato all’interno della stazione, avvertendo dell’azionamento non previsto di uno dei due rover.
Ero ancora in tempo per tornare indietro. Mi bastava indossare di nuovo la tuta, tornare nel mio alloggio e rimettermi a letto. Nessuno se ne sarebbe accorto. Ma, per quanto quel mio gesto potesse parere privo di senso, a me sembrava l’unica cosa sensata rimasta da fare. Non c’era più niente per me nella stazione, a parte la pura sopravvivenza. Forse neppure la sua certezza.
Osservai sullo schermo del computer di bordo le rilevazioni fatte la sera precedente. Erano ben poco, ma erano anche tutto quello che avevo. Feci un respiro profondo, poi misi in moto e premetti sull’acceleratore. Mi stavo muovendo verso un’altra certezza: quella della mia morte. Ma avevo iniziato a farlo molto tempo prima, quando avevo accettato di partecipare alla missione.
A differenza di allora, adesso, forse, avevo un’idea più precisa di quando ciò sarebbe accaduto.
Ventinove minuti al punto di non ritorno.
La voce sintetizzata del computer di bordo risuona ancora una volta all’interno del rover. Fra circa mezz’ora supererò il punto di non ritorno. Il serbatoio dell’ossigeno, insieme ai filtri per l’anidride carbonica, permette di avere aria respirabile per una persona per un massimo di cinquanta ore e sto per superare la venticinquesima, dopodiché non ne avrò abbastanza per tornare alla Stazione Alfa.
Non che mi importi, a questo punto.
Cerco di capire come escludere la ripetizione dell’allarme a ogni minuto. Mi chiedo come mai i rover non siano stati equipaggiati con un sistema di produzione di ossigeno analogo a quello della stazione. L’impianto chimico, infatti, lo estrae dall’anidride carbonica, di cui l’aria di Marte è ricca, rilasciando all’esterno monossido di carbonio come gas di rifiuto. Che sciocchezze mi vengono in mente? Un tale dispositivo occuperebbe troppo spazio, diminuendo quello a disposizione all’interno del veicolo e rendendolo ancora più lento, oltre che richiedere un’eccessiva energia.
La caratteristica principale di questi rover è proprio la loro agilità a discapito, però, del raggio d’azione. D’altronde cinquanta ore sembravano un lasso di tempo sufficiente per qualsiasi uscita dovessimo fare in quella prima fase della missione. Ma di fatto riducevano la nostra possibilità di estendere l’area di esplorazione del pianeta. Per delle persone con un’età media di trentacinque anni, che avrebbero dovuto passare il resto della loro vita su Marte e che non avevano altro cui dedicarsi, ciò rappresentava un limite notevole.
È vero che il diametro di Marte è circa la metà di quello della Terra, ma l’assenza di oceani rende la superficie esplorabile paragonabile a quella della somma delle terre emerse del nostro pianeta. Insomma un sacco di posti da vedere, che, per quanto a prima vista possano sembrare monotoni con quel rosso scuro che li caratterizza, nascondono innumerevoli meraviglie. E noi scegliemmo di essere i primi colonizzatori di questo nuovo mondo per osservarle da vicino.
In oltre mille giorni nel Lunae Planum abbiamo battuto gran parte dell’area intorno alla stazione fino a un raggio di poco più di trecento chilometri. Andare più lontano con un mezzo che difficilmente riesce a raggiungere i venticinque chilometri orari, ma che di solito va molto più lento, è abbastanza improbabile, soprattutto se ogni uscita prevede la presenza di almeno due persone, per ragioni di sicurezza. Non avendo però alcuna particolare fretta, la NASA ci ha fornito le attrezzature necessarie per portare avanti tutta una serie di indagini scientifiche, che prevedono tempi lunghi e che per il momento si sono rivelate poco concludenti. Oltre agli studi di natura geologica, la nostra principale missione è scoprire le prove di una vita passata sul pianeta, sebbene si parli di forme molto semplici, come batteri, a dimostrazione che la Terra non rappresenti in questo senso un qualcosa di unico nel sistema solare.
Ma nei primi novecentonovantacinque giorni non siamo stati fortunati e speravamo nell’invio di nuovo materiale per compiere studi più accurati e magari spingerci un po’ più lontano. Sarebbe dovuto arrivare trecento giorni fa, ma una serie di problemi tecnici, e soprattutto politici, ne hanno ritardato il lancio e adesso si attende l’apertura di una nuova finestra, che avviene circa ogni due anni terrestri, corrispondenti a un anno marziano. Questo inconveniente non ha avuto un buon impatto
Recensioni
Recensioni
Cosa pensano gli utenti di Deserto rosso
5.01 valutazioni / 0 recensioni