




L’ELEGANTE INTRECCIO DI VIUZZE lastricate che compone la parte antica di Kerkyra, o Corfù Town, capoluogo dell’isola ionica, offre scorci indimenticabili di una città che ricorda Venezia ma in miniatura: tetti con mattoni rossi, persiane verdi, vicoli tortuosi, edifici ravvicinati e panni appesi ai fili dei balconi. Non fosse per il clima tipicamente mediterraneo e i toni caldi che contraddistinguono quest’isola greca dalle atmosfere bizantine, sembrerebbe davvero di passeggiare per una calle della Serenissima.
Il centro storico è un labirinto di luoghi intimi tutto da scoprire, con i suoi originali musei dalle ricche collezioni, palazzi dipinti di giallo, chiese antiche e cortili nascosti dietro alle alte facciate. Perdersi è la parola d’ordine per apprezzare questa città che galleggia sull’acqua abbracciata da due colline su cui si ergono le due fortezze che la dominano. La Nuova Fortezza, costruita sopra al porto, e Palaio Frourio, la vecchia fortezza veneziana separata dal resto della città da un largo fosso con spesse mura, bastioni, successive fortificazioni e resti di vari edifici: una prigione, la Torre dell’Orologio, la cappella di San Giorgio edificata nel 1840 dagli inglesi quando Corfù era un protettorato britannico, caserme e un vecchio ospedale militare. Il colpo d’occhio, dalla cima, è impressionante:, pubblicato in Inghilterra nel 1956, che nel corso degli anni ha ispirato tanti viaggiatori a visitare quest’isola magica. Insieme alla sua bizzarra famiglia, lo scrittore e biologo inglese visse qui cinque anni, passando le sue giornate tra spiagge, campagne, lezioni di storia, letteratura e biologia, insieme ai tre fratelli, alla madre, ai loro amici e a un numero indefinito di animali. Ne nasce un racconto unico dal punto di vista botanico e zoologico, ma anche un’originale lettera d’amore a un’isola che è talmente bella da sembrare, a tratti, irreale.