Era forse un simbolo sacro per i Druidi, casta sacerdotale dei Celti della Gallia e delle isole Britanniche? Un dado da gioco, uno strumento militare? Un calibro oppure un gingillo puramente decorativo? È il dodecaedro, piccolo oggetto cavo in bronzo, di raffinata fattura, databile tra I e IV secolo d.C. e di presunte origini gallo-romane. A parte la varietà di semplici motivi decorativi e dimensioni, è sempre composto di 12 facce pentagonali uguali, ciascuna con un foro circolare di diametro variabile al centro. Ognuno dei 20 vertici è sormontato da una sferetta, qualche volta tre, che potrebbero avere una funzione ornamentale oppure servire da piedini per mantenere l’oggetto sollevato e stabile sul piano d’appoggio.
UN ENIGMA INSOLUTO
Finora nessuno è riuscito a capire a cosa servisse anche se, da un paio di secoli, molti ci provano. Il primo dodecaedro fu rinvenuto nel 1739 ad Aston, nella campagna inglese dell'Hertfordshire, da uno zelante storico locale che subito fece rapporto alla Society of Antiquaries. La scoperta gettò lo scompiglio fra gli archeologi dell’epoca, ma non era che l’inizio. Da allora, almeno 116 oggetti simili sono stati trovati in Austria, Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito. Il ritrovamento più meridionale certificato ad Arles, in Francia; quello più a nord presso il Vallo di Adriano, in Gran Bretagna; verso est) facente parte dell’, un’importante colonia romana. Al contrario, altri tipi e modelli di fusioni in bronzo sono ben rappresentati e diffusi in tutto l’Impero.