
«L’oblio mi fa orrore. Vi prego, fatemi i nomi di coloro che qualche volta vi parlano di me. Non trovate che l’oblio sia una morte prematura?».
L’autrice di queste righe, redatte all’interno di una lettera inviata a un’amica, è la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Quando sentii per la prima volta il suo nome (tra i ben dodici con cui fu registrata all’anagrafe) ero poco più che un bambino e accadde per caso, o meglio, per motivi decisamente inusuali rispetto ai contenuti discussi quando viene menzionata. Proprio una ventina di anni fa, in una calda serata di fine estate, mi ritrovai davanti alla televisione per seguire lo speciale di Studio Aperto Caccia ai Fantasmi, condotto da Mario Giordano. In un clima nel quale convergevano – in sincronia – interesse e una giusta dose di paura, mi gustai l’intera puntata rimanendo affascinato dalle varie storie narrate. Una delle più singolari, se non altro perché ne ignoravo totalmente i fatti, esaminava proprio la figura della principessa nata a Milano nel 1808.
Il celebre