



Sono ricostruzioni piuttosto fantasiose ma di certo affascinanti, il paese di Sorgono borgo del Mandrolisai, subregione della Sardegna, sarebbe il centro del mondo.
Situato lungo il quarantesimo parallelo (che unisce Pechino, Samarcanda e il monte Athos) ed equidistante tanto dalle coste del continente americano che da quelle dell’Asia, la presenza del sito archeologico di Biru ’e Concas (raggruppamento di circa 200 menhir su una collina in località Coa ’e sa Mandara, risalenti al Neolitico e all’Età del Rame sarda) ne testimonia l’importanza arcana e antichissima. I ritrovamenti confermano come qui ci fosse un centro cruciale della civiltà nuragica, secondo alcuni – tra cui Sergio Frau, autore del libro Omphalos, il primo centro del mondo e del percorso espositivo che affianca l’interessante Museo dei Segni sul Legno di Sorgono, nonché fautore dell’annuale Festival del Passato Remoto – spazzata via nel II millennio a.C. da s’unda manna, maremoto che avrebbe sommerso l’isola, come la leggendaria città perduta di Atlantide o la più verosimile isola di Atlante.








Sono invece triangolazioni geodetiche a dire che un punto preciso della zona – in località Massanie, lungo il sentiero che parte dalla cantina Su Binariu correndo in una vallata sottostante la ferrovia percorsa dal Trenino Verde turistico che attraversa Mandrolisai e Sarcidano, da Sorgono a Laconi – coincide con il centro esatto dell’isola, indicato da tre pietre e un cippo di granito. A raccontarmelo è Gustavo Deligia, archeologo e guida turistica, autore di documentari e pubblicazioni ma attualmente impiegato altrove come accade a diversi colleghi nella regione con il più ampio patrimonio archeologico diffuso d’Italia ma con fondi insufficienti a studiarlo come meriterebbe. È lui a indicarmi come accedere al sito di Biru ’e Concas (il cancello è