
. Il borbottio di un sugo sul fuoco. No ai luoghi rumorosi per non farsi rovinare il pranzo, sì a quel bar che non mette su cover lounge delle canzoni famose. Un morso di pizza fredda con le orecchie imbottite dopo un concerto. Esempi a migliaia, tema centrale unico: musica e cibo. Universi comunicanti che fioriscono in un vocabolario condiviso e linguaggi molto simili, strutturano carriere, alimentano sogni. Un gesto: chiudere gli occhi quando si mangia e quando si ascolta la musica ha lo stesso fine, trattenere la potenza emotiva di ciò che si sta vivendo. Il cibo muove emozioni, il suono le accarezza: le cucine degli chef e gli studi dei musicisti sono laboratori di creatività che si incontrano. Così ai musicisti particolarmente gourmet (uno su tutti Gioacchino Rossini, che ha dato il suo cognome ai celebri tournedos, ha inconsapevolmente battezzato la pizza più tipica di Pesaro ma soprattutto è stato uno dei buongustai più famosi dell’epoca), rispondono chef e artigiani con passati musicali, come il gelatiere marchigiano Paolo Brunelli, che è stato un dj di musica techno prima di diventare uno dei