Nautica

I CERCATORI dell’abisso perduto

Poiché ci piace sempre prendere le cose alla lontana, facciamo un salto nel passato remoto, ma molto remoto, per ritenere probabile che il primo impatto dell’uomo con il mondo sommerso non sia stato voluto né cercato. Nel senso: ci piace immaginare che quel primo tronco d’albero cavalcato dall’uomo per affrontare il mare non fosse molto stabile e che perciò, cercando un minimo di equilibrio a bordo del suo monocarena, quel primo antico marinaio sia finito in acqua. Poco male? Oggi forse sì, ma all’epoca una tragedia, perché, è sempre facile immaginare che, avendo scarse nozioni di nuoto, quell’umano nel suo fare scomposto sia andato pressoché a fondo, facendo due scoperte da cui in seguito - ma molto in seguito – avrebbe avuto inizio l’evoluzione di un’attività estremamente affascinante. Infatti, dopo la prima sostanziosa bevuta d’acqua, il nostro uomo scoprì che lì sotto non poteva respirare, così come scoprì che, pur spalancando gli occhi, tutto appariva sfuocato e indefinito. Sarà poi affogato o sarà riuscito a recuperare la superficie per raccontare la sua avventura agli amici rimasti a terra? Nessuno potrà mai saperlo ma a te, caro amico tanto antico quanto sconosciuto, diamo il merito di aver gettato il primo seme dell’immersione subacquea.

UNA STORIA ANTICA

Passando dall’immaginazione alla storia, o per meglio dire alla protostoria dell’immersione subacquea, i primi riferimenti sono ovviamente annebbiati dalla distanza temporale, anche se ad esempio abbiamo una testimonianza storica, in quanto incisa nella pietra, che ci arriva dagli antichi Assiri: un bassorilievo conservato al British Museum e proveniente dal palazzo di Assurnasirpal II mostra infatti un uomo che, munito di un otre di pelle presumibilmente pieno d’aria e con una canna collegata alla bocca, si avventura sott’acqua. I dettagli non ci sono ovviamente noti, ma possiamo osservare in primis che, data

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