

La storia ci dice che furono gli Etruschi a diffondere la coltivazione della vite in Italia e, con essa, la produzione di vino. Il nostro viaggio in Umbria, alla scoperta del territorio e della produzione enologica di questa regione non poteva dunque che prendere il via da Orvieto, città etrusca per eccellenza.
Qui scopriamo che gli stessi Etruschi utilizzavano la tecnica di coltivazione cosiddetta della “vite maritata” (ovvero appoggiata a un albero tutore), diffusa ancora oggi in molte zone vitivinicole dell’Italia centrale. Sempre gli Etruschi scoprirono, per primi, le proprietà del terreno tufaceo orvietano nel processo di vinificazione.
Insomma, fin dalle sue origini tutta la storia della Città della rupe è segnata dalla presenza della vite e dal vino che se ne ricava e che, nel corso del tempo, ha sempre avuto un valore non indifferente. Andiamo avanti di qualche secolo, infatti, in piena realizzazione dell’Opera del Duomo, e scopriamo che il vino veniva utilizzato per il pagamento delle maestranze. Ce lo dicono i documenti dell’epoca custoditi nel prezioso archivio dell’Opera. Tra questi, un contratto del 1499 riporta un pagamento in “barili di vino bianco e vermiglio” al pittore Luca Signorelli, che in quel periodo era impegnato ad affrescare la Cappella di San Brizio.


La bellezza del Duomo, la ricchezza delle sue decorazioni, la lunga storia della costruzione durata tre secoli sono da sole, motivo di una visita alla città, ma il centro