Momento topico, per la BMW, l'inizio degli anni 70. Un nuovo, giovane board vuole dare impulso al crescente successo dell'azienda, ultimando la costruzione della nuova sede – il famoso "Quattro cilindri" – e creando una divisione sportiva interna. In effetti, le corse Turismo, con le 1800 e 2000 TI, stanno dando soddisfazioni all'Elica, ma il business, perlopiù, resta nelle mani dei preparatori esterni. Per questa sfida viene creata, il 24 maggio 1972, la BMW Motorsport GmbH, con amministratore delegato Jochen Neerpasch (qui a destra). Il team lavora in Preussenstrasse (poi, nel 1986, si trasferisce a Garching) e nel 1973 porta in gara la 3.0 CSL, con tre strisce colorate in blu, viola e rosso, che diventano il simbolo delle M. Nella seconda metà degli anni 70, ci si concentra sulle auto da corsa, ma nei clienti cresce il desiderio di guidare modelli stradali più veloci. Così alcune Serie 5 vengono potenziate, oltre che modificate nelle sospensioni e nei freni. Ma passerà ancora qualche anno prima di vedere all'opera un vero e proprio modello M. Sarà la M1.
1972
JOCHEN NEERPASCH
Nel 1972, a spingere forte sul pedale dell'acceleratore dei nuovi programmi da corsa è Jochen Neerpasch (a sinistra, il tedesco, classe 1939), gran capo della divisione BMW Motorsport GmbH. Ex pilota ufficiale della Porsche ed ex Racing manager della Ford, Neerpasch all'inizio può contare a Monaco su un team di 35 persone, destinate in breve a crescere. La nuova società attrae in poco tempo piloti del calibro di Chris Amon, Toine Hezemans, Hans-Joachim Stuck e Dieter Quester.
78
M1
È lei la prima M, una supercar da utilizzare in gara, realizzata in almeno 400 esemplari per l'omologazione nel Gruppo 5. Si chiama M1 e la sua costruzione è un puzzle: il telaio arriva dalla Marchesi, la carrozzeria di fibra di vetro dalla T.I.R., entrambe italiane. Come nostrana è l'ItalDesign di Giorgetto Giugiaro, che ne cura stile e interni. Il tutto viene trasferito alla Baur per il montaggio della meccanica: un sei cilindri in linea centrale 3.5 da 277 CV, abbinato al cambio ZF a cinque marce. La M1 darà vita al monomarca ProCar con piloti di F.1.
80
PAROLA DI CLAY
Regazzoni saggia la M1 su Quattroruote dell'aprile 1980 (sopra). L'ex ferrarista trova la sportiva bavarese sicura ad alta