
e porte dischiuse nell’ombra, i balconcini dove si affacciavano dame d’indole fiorentina, le bifore aggraziate, i portalini teneramente scolpiti, i dolci canti materni di questa terra segreta e concreta, e, alla fontana, l’acqua dura delle vette: il borgo di Santo Stefano di Sessanio, abbandonato su questo Tibet d’Abruzzo come fosse un relitto dei tempi, è ilgioiello del Gran Sasso, consegnato da mani ruvide di