Quella del 1940 non conta, perché Enzo Ferrari fu costretto a chiamarla Auto Avio 815, in base agli accordi presi con l'Alfa Romeo al momento della sua uscita dall'azienda. Quindi, la prima vera Ferrari, la 125 S, vide la luce più tardi, attorno alle quattro del pomeriggio del 12 marzo 1947. Settantacinque anni fa. Data da scolpire nel marmo della storia dell'auto, visto tutto quello che è venuto dopo. Vittorie, trionfi, passione. Ma anche sconfitte e quelle che il Drake stesso chiamò, in un libro del '62, le sue "gioie terribili". Di questa incredibile storia, Piero Ferrari è stato testimone diretto in tutta la sua vita. Gli abbiamo chiesto di ripercorrere con noi i momenti più cari.
La Ferrari compie tre quarti di secolo: che cosa significa per lei questa ricorrenza?
Sicuramente è un bel traguardo: io sono di due anni più vecchio dell'azienda, la cui storia ho quindi interamente vissuto. Ovviamente, non ho ricordi diretti della prima Ferrari, della quale comunque conservo qualche piccolo componente e alcuni disegni, ma voglio sottolineare come la sua nascita sia avvenuta subito dopo la guerra, dunque in un momento ancora difficile. E mio padre fu molto coraggioso perché, invece di produrre scooter come la Vespa, la Lambretta oppure un motore ausiliario per le biciclette, volle fare una vettura da corsa addirittura a 12 cilindri, segno del suo spirito intraprendente e libero. Per ricordare quegli inizi, bisogna pertanto collocarli