AVVOLTA IN PIUMINI e cappelli di lana, la folla riunita per la parata scoppia a ridere quando fa la sua comparsa il primo partecipante. Un pony delle Shetland con il naso rosso come la renna Rudolph e le corna fissate ai finimenti trotterella con aria nervosa lungo la strada principale di Woodstock, condotto con le redini oltre le vetrine dei negozi decorate con palline e fili di luci e le case di mattoni rossi sulle cui porte d’ingresso dipinte sono appese ghirlande di agrifoglio. Partecipano alla sfilata anche poderosi cavalli Shire che trainano carri carichi di elfi, ragazze vestite da alberi di Natale in groppa a pony e signore anziane con gonne a ruota e manicotti di pelliccia finta che cavalcano all’amazzone. Una donna che sfoggia un cappello a cilindro corre sui rollerblade in mezzo ai partecipanti, per spalare l’occasionale mucchio di escrementi lasciato dai cavalli dell’allegra processione.
La parata è il clou dell’annuale Wassail Weekend di Woodstock. Anche se la luce sta rapidamente svanendo, l’esuberanza della folla non accenna a diminuire. In cerca di riparo dalle temperature sotto zero, qualcuno entra nello storico Woodstock Inn per scaldarsi con una tazza bollente di sidro o vin brulé. Mi unisco a un gruppo radunato intorno a un enorme falò acceso sulla piazza principale. Padre e figlia in costume vittoriano si scaldano le mani davanti al fuoco. “Il segreto degli inverni del Vermont è