Alberto Arbasino storie infinite, voce lucida un unico meraviglioso anzi
Alberto Arbasino non sembrava simpatico. Lo incrociavo da Dino Franzin, nella sua casa di Corso Matteotti a Milano, crocevia di intellighenzia come era (e dovrebbe essere) ogni mondanità. Volto affilato, anche quando l’età lo aveva appesantito, occhi ogivali e mobili come un ventaglio. La distanza che metteva tra sé e gli altri, oltre che prodotta da un fattore di educazione, nasceva da una timidezza e da un riserbo che poteva apparire arroganza. Erre blesa e morbida. Sapeva mandare affanculo con grazia. Poteva rivelarsi dolce e paterno. Mi raccolse svenuto sopra il lavabo di un bagno durante un matrimonio all’Accademia Filarmonica Romana, era la metà degli anni Ottanta. Aprii gli occhi sorretto da lui, con il sangue che mi colava dal naso per
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