Per Monet la Normandia era casa. L’artista amava questa regione agreste e serena in modo incondizionato, vi aveva vissuto da bambino, quando i suoi genitori vi si erano trasferiti da Parigi dove era nato nel 1840. Aveva sei anni e da quel momento la Normandia gli era entrata nel cuore, straordinario museo a cielo aperto con i suoi colori e la luce dai riflessi cangianti e che con la tavolozza cercò di fermare nei suoi dipinti.
Innamorato dei paesaggi della Normandia, dall’atlantico tempestoso ai villaggi di pescatori, e dei panorami che si modificano al calare e al salire della marea, Monet con le sue pennellate guizzanti fissava gli effetti del vento, la fugacità dell’istante e trasfigurava la natura.
Sospesa tra cielo e acqua la Normandia è una meta romantica, dove si va indietro nel tempo tra villaggi dall’aspetto medievale, spiagge infinite con un cielo sempre mutevole e nuvole attraverso le quali filtra la luce. Luce che troviamo immortalata nei quadri appesi alle pareti della casa di Monet a Giverny.) Perché è da Giverny che inizia il nostro viaggio in Normandia, dalla casa che l’artista aveva comprato con i proventi ricavati dalla vendita delle sue opere e dove visse gli ultimi quarant’anni della sua vita. Una casa dall’intonaco rosa e le persiane verdi, ricoperta di rose rampicanti e con le grandi finestre che fanno penetrare la luce e il giardino all’interno, quel giardino che Monet amava tanto. L’aveva realizzato lui stesso, studiando piante, colori ed epoca di fioritura. Passeggiando per le stanze e lungo le rive del laghetto con il ponte giapponese sembra di sentire ancora la sua presenza, di vederlo apparire con il cavalletto e i pennelli, pronto a fissare sulla tela quella particolare condizione di colore e luce che il sole coperto da un improvviso passaggio di nubi offre allo sguardo.