
CI VOGLIONO CIRCA CINQUE minuti in auto per attraversare la galleria del Gran San Bernardo. Cinque minuti per percorrere meno di sei chilometri sotto le Alpi e varcare il confine italo-svizzero: piazze e pizzerie da un lato, chalet di legno e negozi di orologi dall’altro. Un tempo appena sufficiente a un automobilista per canticchiare il “Nessun dorma” di Puccini o cimentarsi con qualche breve jodel. Esiste però un itinerario più antico che corre direttamente sopra la testa degli automobilisti nella galleria: sopra il tettuccio della macchina, sopra strati di rocce metamorfiche e una crosta di ghiaccio e neve, in alto tra le cime dove l’aria è rarefatta e gli aerei di linea in cielo non sembrano poi così lontani. È il Passo del Gran San Bernardo, una strada ghiacciata che rappresenta uno dei percorsi più infidi e ricchi di storia d’Europa.
“L’estate e l’inverno sono due mondi diversi lassù”, spiega Eric Berclaz appoggiandosi ai suoi bastoncini da sci ai piedi del passo. “L’estate non è un problema. Invece in inverno devi sapere quello che fai”.


“Il Passo del Gran San Bernardo è immerso nel mondo di Narnia”
Eric è la mia guida per la salita e il suo lavoro consiste anche nel contribuire a decidere quando il Passo del Gran San Bernardo può essere aperto alle auto per la stagione estiva. “Estate” nel senso più ampio della parola: solo per due o tre mesi all’anno la neve si scioglie abbastanza da permettere ai turisti di guidare fino alla