La morte di LADY D 25 anni dopo

L’abbiamo amata e continuiamo a farlo. L’abbiamo vista umana nell’esternare le sue debolezze senza timore. L’abbiamo potuta ammirare come se fosse “una di noi”, con quella nobiltà che risiedeva, prima che in un freddo titolo, nella dolcezza della sua anima. Abbiamo pianto al passaggio del feretro, in un giorno di settembre che custodiva ancora il tepore dell’estate ma odorava già di un lungo e triste autunno. Nel 2022 ricorreranno i venticinque anni dalla scomparsa della principessa del Galles, più comunemente nota come Lady D; addirittura un quarto di secolo che, tuttavia, non ha ingrigito i misteri e le forti perplessità sulla sua morte. Nella notte del 31 agosto 1997, insieme a quella di Diana, sono volate in cielo le anime del compagno (e famoso imprenditore) Dodi Al-Fayed, figlio di Mohamed, ex proprietario dei grandi magazzini Harrods, e del conducente della Mercedes S280, Henri Paul. Sarà proprio l’eccessivo tasso alcolemico riscontrato nel sangue di quest’ultimo a far chiudere il caso, per il governo francese, già nel 1999: l’impatto dell’auto, contro il tredicesimo pilastro del tunnel dell’Alma, è stato causato dalla guida in stato di ebbrezza. I magistrati non nutrirono alcun dubbio, a differen za dell’opinione pubblica e del padre di Dodi. Troppe cose non coincidono secondo Mohamed. È soltanto l’amore di un genitore che non vuole darsi pace per la tragica scomparsa del figlio? Può darsi, ma intanto, sviluppando a sue spese indagini private, vengono alla luce fatti inquietanti e idonei ad alimentare il versante complottistico.


Dall’Hotel Ritz, dove la coppia era uscita per raggiungere l’appartamento di Dodi in rue Arsène Houssaye, nel punto esatto dell’incidente
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