Melaverde

La regina del fiume

le lontre europee in natura, sono troppo rare, solitarie ed elusive. Ebbi però la fortuna di incontrare una delle 13 specie di questa sottofamiglia lungo il Kinabatangan, nel Borneo malese. Quel giorno la nostra barca stava attraversando uno dei tanti rami del fiume e noi avevamo il naso all’insù alla ricerca di oranghi e di nasiche, le scimmie con il naso grosso. Improvvisamente degli urletti acuti e fastidiosi attirarono la nostra attenzione verso il basso. In acqua c’erano una decina di lontre, una famiglia che stava pattugliando quel tratto di fiume alla ricerca di pesce. L’acqua era talmente torbida che non riuscivo a capire cosa accadesse sotto la superficie ma stavo assistendo a una battuta di caccia, dove alcuni individui si) possiede una pelliccia di colore bruno sul dorso e sulle zampe, mentre la gola, il petto e il ventre sono nocciola chiaro. Ha una dentatura formata da 36 potentissimi denti con canini ben sviluppati che le permettono di afferrare saldamente e uccidere i pesci di cui si nutre. La testa sembra tutt’uno con il collo, gli occhi, le orecchie e le narici sono piccole e poste in modo da rimanere fuori dall’acqua quando l’animale nuota in superficie. A seconda se vivono in luoghi caldi o freddi può esistere una stagione riproduttiva, che di solito è la primavera, oppure si riproduce tutto l’anno. Non so vi ricordate, ma in un articolo che scrissi qualche mese fa sugli ermellini, vi raccontavo che i mustelidi sono in grado di congelare lo sviluppo embrionale dei figli dopo l’accoppiamento in modo da farli nascere nei periodi più propizi. La lontra è l’unico mustelide che non ha l’impianto ritardato dell’ovulo e questo significa che, dopo l’accoppiamento, non viene posticipato di mesi ma ci vogliono solo nove settimane per la nascita dei cuccioli. Di norma ne nascono da uno a tre e solo raramente si arriva a cinque cuccioli. I neonati sono ciechi e ricoperti da una lanuggine grigia. Il papà non partecipa all’allevamento dei suoi figli che rimangono con la mamma per almeno un anno, passato il quale lasciano la casa materna disperdendosi alla ricerca di nuovi territori. La maturità sessuale arriva a due, tre anni di età e le femmine, che come abbiamo visto si devono occupare della prole per almeno 12 mesi, possono riprodursi solo ogni due anni. I maschi adulti sono animali solitari e cercano le femmine solo per accoppiarsi. Il loro spazio vitale può raggiungere dimensioni di 45 chilometri quadrati e solitamente ingloba quello di una o più femmine che possiedono un molto più piccolo (20 chilometri quadrati). I giovani alla ricerca di nuovi territori possono percorrere anche 16 chilometri al giorno. Ma come si fa a stabilire se lungo un fiume sono presenti delle lontre? L’osservazione diretta è molto difficile perché sono animali rari ed elusivi con abitudini notturne, per cui i poveri ricercatori che si occupano di censire questo carnivoro di fiume percorrono chilometri alla ricerca di “fatte” che sarebbe un modo carino per dire escrementi freschi. Un’altra prova della loro presenza è una sostanza gelatinosa con un odore molto pungente che viene secreta dalle ghiandole anali ed è utilizzata, insieme agli escrementi, per segnare i confini del territorio. “Fatte” e gel sono generalmente posizionati in alto su massi e cumuli di terra in modo da essere ben visibili e in modo che l’odore venga portato dal vento molto lontano. Gli , cioè rimasugli di pesci o crostacei rigurgitati, sono il modo più attendibile di censire la presenza della specie e, visto che vengono deposti sempre nello stesso punto, consentono anche di posizionare le foto-trappole per filmare gli animali in attività di marcatura. Gli hanno un tipico odore oleoso dolciastro, che ricorda il miele mescolato a quello dei gamberetti essiccati. Anche le impronte sono utili per il censimento delle lontre lungo il fiume. Una traccia impressa nel fango ci dice tante cose: se sono presenti, se correvano a balzi o se camminavano, in che direzione andavano. Misurare la lunghezza che intercorre tra il primo e l’ultimo dito ci racconta poi se l’individuo che ha lasciato l’impronta era un maschio, una femmina o un giovane; quelle dei maschi adulti superano i nove centimetri mentre quelle delle femmine o dei giovani sono tra i quattro e i sette. Anche le tane e i rifugi con i caratteristici scivoli per entrare facilmente in acqua, seppur nascosti nel fitto della vegetazione, ci raccontano della presenza di questo mustelide. La lontra europea () ha un areale di distribuzione che comprende non solo l’Europa ma anche l’Asia minore, la Siberia e il Nord Africa. Nonostante questo vasto areale, la specie si è estinta nell’Europa centrale e in Italia non se la passa bene. Pensate che nel 1997 veniva stimata una popolazione residua di soli 133 individui. Da allora i numeri sono cambiati di poco e si stima che oggi in Italia gli individui adulti in grado di riprodursi siano meno di 250. Originariamente la lontra era diffusa in tutta la penisola, ma attualmente i pochi individui rimasti sono confinati in due nuclei lungo i corsi d'acqua che si estendono tra Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. I nuclei minori che venivano censiti fino all’inizio degli anni ’90 in Toscana e alto Lazio sui fiumi Fiora, Farma, Merse, Albegna, lago di Burano sono scomparsi. La lontra in Italia è protetta dal 1977. Per la sua preziosa pelliccia è stata sempre soggetta a una caccia indiscriminata. Ho letto che tra il 1930 ed il 1940 i “lontrari”, cacciatori specializzati, le catturavano anchenella valle del Ticino tra Bereguardo e Zerbolò. La lontra non ha sofferto solo della caccia ma anche dell’inquinamento. Vive nei fiumi e ha bisogno di acque pulite e pesci per sopravvivere. L’inquinamento dell’acqua con sostanze tipo DDT e PCB, la distruzione della vegetazione lungo le rive hanno portato la specie alla quasi estinzione. Piccoli segnali positivi però ci sono; recentemente il fiume Sangro in Abruzzo è stato ricolonizzato da alcuni esemplari provenienti dal Molise, la stessa cosa è avvenuta in Trentino con giovani provenienti dall'Austria e Friuli con lontre provenienti dai fiumi sloveni. Oggi si stima che nella zona di Tarvisio vivano dai quattro e i sette esemplari e che la specie sia in espansione. I giovani in dispersione però muoiono investiti dalle auto. In soli quattro anni sono stati investiti cinque esemplari e su numeri così piccoli sono decisamente troppi. Per arginare queste perdite il Comune di Tarvisio e l’Università di Udine hanno sottoposto un progetto alla comunità europea mirato a mitigare la mortalità stradale delle lontre nelle zone montane dell’Italia nord orientale. Un esemplare investito è stato ritrovato anche in Valtellina e questo ci racconta che anche la Lombardia potrebbe essere ripopolata da giovani in dispersione provenienti da nuclei residui in Svizzera. Quello che dobbiamo fare per salvaguardare questa specie sull’orlo dell’estinzione è difendere l’esile fiammella di questi pochi individui che arrivano da nord, in modo che possano piano piano espandersi ma, soprattutto, dobbiamo salvaguardare i nostri fiumi e se proteggiamo i fiumi dall’inquinamento e dal disboscamento non solo salveremo la lontra dall’estinzione a cui sembra condannata, ma le migliaia di specie animali e vegetali che vivono in questi ambienti cosi delicati.

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