Arci Pelagia
Sguardi, scorci e dettagli in continuo divenire: Linosa è un caleidoscopio, una giostra, una cartolina che respira
Linosa è il cappello di Saint-Exupéry. Se quello però era un elefante inghiottito da un serpente-boa qui a disegnare le curve sono due dei suoi coni (un tempo eruttivi) mentre il terzo, pur essenziale, è invisibile agli occhi di chi arriva via acqua. Cioè, tutti: non ha infatti aeroporto, è isola nel più pieno senso del termine, soggetta ai capricci di Eolo e Poseidone e sorella honoris causa di Montecristo, Itaca o Mompracem (assai più che della vicina Lampedusa, venti miglia a sudovest). Poiché con ogni probabilità è da ‘Mpidusa che giungerete avrete lì sentito riferirsi a essa come alla maggiore delle Pelagie, il che implicherebbe che Linusa ne sia la minore: status sancito dalla prefettura di Agrigento (che ha ereditato l’arcipelago dalle Due Sicilie a metà Ottocento) ma smentito da urbanistica e storia sociale, cucina e geologia. Quella che per i Romani era Æthusa è un vulcano – e dunque territorio di Efesto – con contadini invece di pescatori, quiete in luogo di camurria e casupole
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