La signora in NERO

‘È proprio la morte a renderci ciò che siamo: insignificante massa di materia organica soggetta all’entropia e al decadimento’
«O Morte, vecchio capitano, è tempo! Su l’ancora! Ci tedia questa terra, o Morte! Verso l’alto, a piene vele! Se nero come inchiostro è il mare e il cielo sono colmi di raggi i nostri cuori, e tu lo sai! Su, versaci il veleno perché ci riconforti! E tanto brucia nel cervello il suo fuoco, che vogliamo tuffarci nell’abisso, Inferno o Cielo, cosa importa? Discendere l’Ignoto nel trovarvi nel fondo, infine, il nuovo»
Charles Baudelaire, Le voyage (Il viaggio), in Les fleurs du mal (I Fiori del Male)
La morte è un’entità multiforme, si manifesta in molteplici sembianze e scandisce ogni palpito delle nostre esistenze. Ci ricorda in ogni istante la sua contingenza, il suo inevitabile avvento, sempre pronta a colpire, a rivendicare il suo potere assoluto, il suo controllo sulle nostre vite precarie, sulla nostra vacillante realtà, sul nostro peregrinare transitorio; con la sua falce impietosa sconvolge la nostra illusione di perpetuità, ci rende fragili, vulnerabili, impotenti… umani.
È infatti proprio la morte a renderci ciò che siamo: insignificante massa di materia organica soggetta all’entropia e al decadimento. Ma è grazie a questa consapevolezza, a questa coscienza di sé e del proprio status effimero che l’umanità è riuscita a progredire, sfidando
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