L’ALBUM DEI RICORDI
Al tempo dei dinosauri, o poco dopo, quando cioè si fotografava aprendo il dorso della macchina fotografica, inserendo una pellicola e impostando manualmente le opzioni di scatto, fotografare richiedeva una certa preparazione tecnica. Oggi che, nella sua straordinaria evoluzione, la fotografia digitale ha eliminato ogni complicazione, l’unica variante rimasta in mano al fotografo è puramente compositiva… o quasi. Nel senso che poi ci sono situazioni a cui neanche il più sofisticato sistema digitale può porre rimedio, e altre in cui l’eccezionalità dell’immagine (es. vostra nonna che spegne le candeline della torta di compleanno) giustifica qualche svarione. Il sunto della faccenda, in ogni caso, è che il mondo della comunicazione d’immagine ha avuto negli ultimi 10-15 anni una rapidità di sviluppo che non ha avuto per secoli e di questa voglia di immortalare qualunque cosa, a partire da noi stessi, oggi siamo tutti inesorabilmente vittime.
Il fenomeno si acuisce in modo particolare durante le vacanze, anche perché oggi la macchina fotografica è diventata quasi una ricercatezza tecnica e, a farla da padroni, a volte anche giustificatamente, sono i cellulari. Per evitare però che le nostre schede di memoria, per quanto capienti, si riempiano di foto spazzatura facendoci trovare al nostro ritorno centinaia e centinaia di foto tanto simili quanto inguardabili, sarà bene fare un mini stage per salvarne almeno qualcuna.
Con cosa
Il mezzo giustifica il fine, potremmo dire citando Machiavelli al contrario, nel senso che se avete la seria ambizione di portare a casa delle immagini da appendere al muro del vostro studio, di una buona reflex non potrete fare a meno,
