Se ne parla molto, si farà poco
ma si farà poco e nulla. Malgrado la mossa dell’Enel, a ridosso del Natale, che ha avviato la procedura di cessione della partecipazione in Open Fiber al fondo australiano Macquarie infrastructure & real assets, in breve Mira, il dossier per la creazione di una società per la gestione della rete unica a banda ultralarga è diventato così complesso e intrecciato di livelli economici politici e legali, che difficilmente se ne potrà venire a capo nel 2021. Gli operatori sentiti da Fortune Italia, anche a dispetto delle promesse fatte a livello politico, si stanno continuando a muovere in ordine sparso, talvolta con modalità nuove e con alleanze di investimento, creando i propri pezzi di rete. Con o senza Tim. Ci sono i dubbi sui destini della principale società di comunicazioni, che da incumbent, avrebbe voluto gestire la società della rete con l’appoggio del governo e della Cassa Depositi e Prestiti. Ci sono le perplessità per gli scontri che coinvolgono il suo azionista di riferimento Vivendi, di Vincent Bollorè, e Mediaset, che fa capo alla famiglia Berlusconi. Infine, c’è il governo, solo apparentemente coeso intorno all’idea della società costruita introno a Tim. Probabilmente si è aspettato troppo tempo e dall’estate, quando l’esecutivo ha lanciato la sua richiesta di serrare i ranghi intorno al progetto, la situazione è sfuggita di
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