ILLINGUAGGIO NON VERBALE


Intorno agli anni Cinquanta l’Italia diede vita a una nuova forma di narrazione per immagini in cui le storie, raccontate sotto forma di fumetto, venivano accompagnate da immagini fotografiche e inserite in riviste fino a rappresentare veri e propri giornali monotematici. Stiamo parlando dei “fotoromanzi”. Questo nuovo genere di letteratura popolare, a metà strada tra il cinema e il fumetto, fece il giro del mondo e appassionò milioni di lettrici. Molti ne avranno sicuramente sfogliato qualcuno in passato, e altri, i più giovani, ne avranno sentito parlare da nonne e zie. Ciò che attivava alla lettura del fotoromanzo non erano solo le storie d’amore o i sogni e le avventure dei protagonisti, non era solo il desiderio di evasione di cui tutti avevano bisogno nel secondo dopoguerra.
A renderli così attraenti influiva anche un altro aspetto: i volti, le posture e le espressioni dei personaggi, così vivi e reali, rafforzavano ed enfatizzavano il testo narrato a parole. Se chiedessimo a qualcuno di quella generazione di ripensare ai fotoromanzi, scopriremmo che gli occhi di chi ricorda si spostano
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