“Un’intensa, incrollabile passione”
Come quasi sempre accade nei confronti di chi ha il dovere/potere di controllare il comportamento delle persone, il Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera viene guardato dai diportisti con sentimenti variegati. Addirittura contrastanti. È un fatto di cultura e, soprattutto, di esperienza vissuta. I più lo percepiscono come un’autorità che incute timore: quella che, per ispezionare le dotazioni di sicurezza della tua barca, ti ha fatto ritardare l’agognata uscita in mare di un fine settimana o, peggio, che ha punito una tua azione della quale non riesci a comprendere bene la gravità. Altri, invece, lo vedono come una grande squadra di angeli custodi: quelli che hanno tirato fuori te e il tuo equipaggio da una situazione spaventosa che non riuscivi più a gestire. In realtà, tra questi due estremi, c’è molto altro. Oltre al controllo del rispetto delle norme e alla salvaguardia della vita umana – due aspetti che spesso sono strettamente interconnessi, ma spesso non ci si pensa - questa istituzione protegge anche la vita dell’ambiente marino e costiero, dunque la sua flora e la sua fauna. Inoltre garantisce la sicurezza dei trasporti marittimi, un settore strategico che ha dimostrato di essere tale anche nel corso dell’emergenza sanitaria in atto e, in particolare, nei periodi di lockdown, durante i quali ha continuato ad assicurare la piena operatività dei porti e di tutta la catena logistica degli approvvigionamenti via-mare.
Per approfondire tutti questi temi e fare un bilancio dell’attività diportistica svolta durante l’anno che sta per concludersi, abbiamo incontrato il Comandante Generale, Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino.
Ammiraglio, incominciamo dal tema primario. Quest’anno, la vostra operazione “Mare Sicuro” ha compiuto trent’anni. Quanta parte della forza complessiva è stata impegnata in questa specifica attività? E con
