UN HORROR come Dio comanda


«Shomer» deriva dalla parola ebraica «shamar», che letteralmente vuol dire «custodire», «guardare», «preservare»; in questo caso assume un significato molto particolare. Lo Shomer, infatti, nella tradizione ebraica è anche, a fronte di un efficace , ci troviamo davanti a 88 minuti veramente ben congegnati. Non un capolavoro dell’horror, ma l’opera prima del promettente Keith Thomas si configura come un concentrato di suspense e jumpscare costruiti a regola d’arte. La storia: Yakov Ronen, ebreo ortodosso in crisi spirituale, è alla ricerca di occupazione. Nonostante il giovane disoccupato si sia allontanato dalla comunità ebraica, dal rabbino Shulem arriva la proposta di guadagnare 400 dollari “facili”. Come? Svolgendo la funzione di Shomer per un uomo, Ruben Litvak, appena deceduto. Una notte che non dimenticherà mai. è stato presentato nel 2019 a Toronto, ma causa pandemia arriva nelle nostre sale solo oggi. Atmosfere allucinatorie caratterizzano questo film che fa di una linea narrativa piuttosto semplice un vero punto di forza, calibrando sapientemente tutti gli stereotipi di genere, e dosandoli con efficace equilibrio. è la prova filmica che il genere horror più di altri, per non essere banale, necessita di direttori della fotografia particolarmente ispirati. In questo caso, il buon Keith Thomas deve moltissimo a Zach Kuperstein, capace di giocare con le luci da vero intenditore (il valore aggiunto). Il gioco è semplice: riuscire a tenere la tensione sempre molto alta, pur mantenendo il contesto tutto sommato statico. è un film che gli amanti del genere non dovrebbero perdere, soprattutto perché, senza grandi pretese, cattura lo spettatore trascinandolo in un vortice inquietante e diligentemente orchestrato; un lato del mondo ebraico per lo più sconosciuto, distorto dal filtro dell’orrore. Buona la prima!
Stai leggendo un'anteprima, registrati per continuare a leggere.
Inizia il tuo mese gratis