da Suez all’Alhambra Firenze incontra l’Oriente foreword to decadence armature e ceramiche Cantagalli
Il Museo Stibbert nasce per volontà del collezionista anglo-fiorentino Frederick Stibbert (1838-1906). Parafrasando il titolo di una mostra che vi si è tenuta nel 2016, quella che fu una modesta villa di Montughi, già appartenuta ai Davanzati, divenne una Wunderkammer ottocentesca. La di dodici armature antiche, italiane e tedesche, nella sala omonima, è stata pensata dall’architetto Cesare Fortini nel 1880 e decorata da Gaetano Bianchi: la carrellata si espande in un percorso tra esotismi, documentazione e curiosità. Si succedono naturalia e mirabilia, souvenir di viaggio, costumi di tante etnie, arredi di epoche differenti, bottoni, ventagli, arazzi, armi medio-orientali, ottomane e balcaniche, corredi e katana da Samurai. Il gusto del Japonisme – condiviso tra gli altri dal conte Premoli nella Roma dannunziana – è rappresentato qui da una raccolta di armature nipponiche che è la più estesa al di fuori del Paese del Sol Levante. Stibbert dipinge acquarelli in, pavimentata in piastrelle ceramiche della Manifattura Cantagalli, che si riferisce all’Alhambra di Granada. Nel 1894, durante il suo terzo e ultimo soggiorno nel capoluogo toscano, la regina Vittoria visita la residenza-museo in forma privata.
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