I segreti di Villa Montenegro


La maggior parte delle persone non dedica troppa attenzione alle case in cui vive o è cresciuto, in cui ha trascorso vacanze indimenticabili o creato ricordi che si è portato dentro per anni. Per quanto importanti, per quanto amate, è consuetudine pensare alle abitazioni come luoghi in cui sono le persone a portare vita, calore, sentimenti.
Alcuni invece ritengono che le case mantengano per decenni l'energia accumulata dalle generazioni che si sono susseguite nel tempo e che lì hanno amato, pianto, litigato e sognato. Chi possiede questa romantica visione della casa, raramente ne lascia una senza rimpianti. Gli oggetti sono inanimati, non hanno voce né sentimenti, ma il solo vederli può riportare indietro nel tempo, far ricordare momenti particolari, persino suoni e odori legati a una situazione passata; per questo, una casa in cui si è vissuti per anni sembra quasi conservare, tra mura e pavimento, l'essenza di quello che i suoi abitanti sono stati.
UNA DONNA E LA SUA VILLA
La tenuta della famiglia Montenegro si estende per molti chilometri: il fiume segue il suo di famiglia, proprio come Esperanza, la figlia di Maria e Gonzalo. Conosce ogni stanza, angolo, ripostiglio dell'edificio, per non parlare della tenuta: durante l'infanzia ne esplora ogni più piccola parte; potrebbe descrivere a occhi chiusi ogni albero, grotta, campo e sentiero. La connessione tra Francisca e la sua terra è talmente forte che fin da bambina sente un richiamo magnetico alla sua terra. Crescendo non se ne allontanerà mai, se non per brevi periodi. I luoghi in cui è cresciuta vedranno la nascita dei suoi figli e sono gli stessi in cui la si ritrova, algida e determinata, nell'anno 1902.
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