Posso aiutarvi a scegliere il vino?

ERA IL GIOVEDÌ prima di Natale e io ero da Oceana, a New York, a fingere di essere un sommelier del ristorante. Il locale era pieno: cene di famiglia, incontri di fine anno, appuntamenti galanti; camerieri e maître che correvano da tutte le parti; i sommelier stappavano una bottiglia dopo l’altra, mentre il direttore spingeva attraverso la sala un carrello con sopra un granchio da cinque chili, simile a un cerchione preistorico con le gambe. Mi trovavo al tavolo 42, in attesa. Il mio cliente era un uomo di mezza età con barba, giacca elegante, occhiali da architetto, ed era in compagnia di una donna molto più giovane di lui. Aveva l’aspetto vagamente angosciato di chi cerca di capire quale vino ordinare, ma tentava di apparire sicuro di sé: «Sto pensando a un bianco... forse un Sancerre?».
Mi sono sentito male per lui: ci sono poche cose più capaci di far sentire le persone inadeguate, a questo mondo, della lista dei vini di un ristorante. Invece di suscitare le emozioni che provo solitamente io — Ma che bello! Guarda che selezione! Voglio proprio capire come ragiona questo sommelier! — le liste dei vini scoraggiano e mettono a disagio la maggior parte delle persone.
Ecco perché mi sono messo un vestito elegante, mi sono armato del mio cavatappi preferito e sono andato in giro per alcune settimane a fingere di essere il sommelier di alcuni ristoranti per tutto il paese. Speravo di riuscire a escogitare delle strategie che aiutassero i clienti a sentirsi più sicuri e meno indifesi quando il sommelier chiede
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