SHOWDETAILS MILANO+NEW YORK

COLLEZIONI DONNA P/E 2019

No, New York non ha ancora perso il suo potere di capitale americana della moda. La Grande Mela è un po’ come i supereroi, magari hanno qualche caduta di stile ma poi si riprendono con vigore e sono più forti di prima. Anche in questa tornata di sfilate, in cui si poteva continuare a parlare di crisi, del fuggi fuggi dei designer verso altri lidi, del e , i segnali positivi sono stati tanti e legati a più fattori. Innanzitutto il ritorno, come veri figliol prodighi, di Proenza Schouler e Rodarte che, dopo due anni di passerelle parigine, sono riapparsi a New York facendo capire che “casa è sempre casa”. E l’hanno dimostrato con collezioni che esprimono una sorta di , soprattutto per Hernandez e McCollough, che ricorrono a materiali ‘reali’ come e tela e puliscono le superfici da dettagli e texture complesse, per donne altrettanto reali che nei loro abiti ci vogliono stare comode. Più fedeli al loro credo, le sorelle Mulleavy di Rodarte che infarciscono la collezione di e decadenza, immergendola in una dimensione favolistica fatta di nuvole di tulle, , e . Questi due eccellenti si accompagnano ad un altro coming back in grande stile, quello di Escada, la Maison tedesca che torna sulle passerelle, dopo stagioni di presentazioni, per celebrare 40 anni di attività. Grande negli , il marchio si rifà a quel periodo con , e , mentre è una pura celebrazione del massimalismo Eighties la sfilata di Marc Jacobs, che si riconferma (ex) enfant terrible ma anche prodige della moda americana e non solo. Un’altra firma tedesca, Boss, saluta Jason Wu, affidandosi al team interno diretto da Ingo Wilts che marca la collezione con un e un senso di per che sognano . E tanti altri designer imprimono un’idea di ai propri look, il che, forse, è proprio sinonimo di un generale atteggiamento che si potrebbe tradurre come , in fondo siete a New York e se ce la fate qui, ce la farete ovunque! Rilassato dunque l’ di Oscar de la Renta, con , , e , disimpegnato e fluido anche l’approccio di Tory Burch, pure lei orientata ad escursioni fuori dai grattacieli di Manhattan verso la vecchia Europa con ariose e una predisposizione per le e . L’esotico affascina anche 3.1 Phillip Lim che alle sue immancabili stratificazioni aggiunge influenze nordafricane date da casacche, gonne e e frangiati, mentre Michael Kors, unendosi al desiderio di evasione dei colleghi, va verso Bali e abbraccia le atmosfere balneari con , e di vario tipo ma sempre comodi e disinvolti. Ebbene sì, New York ha di che essere ancora fiera, sia dei propri designer sia dell’aura che trasmette in questa settimana in cui, tra grandi debutti e ritorni, c’è chi si riconferma re e in qualche modo padre della moda americana: Ralph Lauren, che festeggia 50 anni di raffinato con un party-sfilata di celebrità e outfit iconici che sono la quintessenza del Made in USA.

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