L'Italia e l'ambiente: un rapporto difficile
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Diverse centinaia di pagine sono storia, racconto, saggio, archivio...fate un po’ voi. E’ come avere l’album fotografico della nostra storia, per documentarci, per partire da questo per andare avanti. Una raccolta di articoli del resto ha questa funzione, come la storia che è motore del presente e del futuro.
C’è la storia dell’Ilva e delle manifestazioni di piazza e l’intervento della magistratura, le vicissitudini delle persone, costrette al turismo sanitario per quest’aria malefica che distribuisce tumori. Emerge la assoluta inadeguatezza della politica che non riesce neanche a difendere il territorio dalla speculazione edilizia che tanto fu presente nello scomparso regista Rosi con il suo film “Le Mani sulla città”. Un libro da leggere, da conservare come un saggio sulla natura, sui disastri ambientali per capire gli errori dell’homo faber e del suo determinismo industrialista senza regole che non dà pace all’umanità del terzo millennio.
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L'Italia e l'ambiente - Roberto De Giorgi
Roberto De Giorgi
L'Italia e l'Ambiente:un rapporto difficile
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Indice dei contenuti
Premessa dell'autore
Che fare della monnezza campana
Dalle foreste un aiuto per il clima
Forum nazionale educazione all’ambiente
Città avvelenate
Il sud ribolle tra i rifiuti: la cronaca tra la Campania e la Sicilia
L’Italia è nella morsa del caldo e sarà sempre peggio
Rubbia: la prima grande centrale a solare termodinamico
Il bosco brucia per incuria e disaffezione
La casa di paglia? nuova tecnica di bio-edilizia
Oltre 1600 chiamate di incendi
Taranto, democrazia, partecipazione
Ogm nel biologico (fino allo 0,9%) dal 1 gennaio 2009?
Liberalizzazione energia: istruzioni per l’uso
Taranto senza acqua, misteri, polemiche
Taranto, siccità, ipocrisie e politica
Patto per il Clima
Il cambiamento climatico non è di destra, nè di sinistra
Conferenza Nazionale sul Clima a Brindisi
Si Viaggiare! Ma... a quale velocità?
Il Sud brucia, emergenza, 4 morti a Peschici
Italia sempre più a rischio di frane e inondazioni, persi in 150 anni la metà dei ghiacciai
Dopo la Puglia, la Sicilia, al fuoco una terra ferita
La beffa dei finanziamento agli inceneritori
Quello che sui rifiuti non dicono
Autunno caldo, caldissimo la politica scalda i motori
Mutazioni climatiche, mutazioni di umore
La notte dei fuochi dei movimenti
Caccia: Italia Nostra dice no, mentre i cacciatori si difendono
Vday di Beppe Grillo, un milione in piazza, L’Italia ha risposto
Si torna a discutere dei problemi
Pecoraro Scanio, l’Italia va già, sotto i cambiamenti climatici
Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici con le conclusioni di Prodi
L’auto ad aria è... volata via? Così non pare.
Il fuoco che ha bruciato l’Italia, ecco i dati
Inceneritori: giornata nazionale contro i sussidi
Pecoraro, Bersani sul clima ed energia scontro tra pragmatismo ed ideali
Bruciare i rifiuti è un furto di danaro
Tra consumo e post-consumo
Basta commercio dei rifiuti speciali
Casini attacca Pecoraro Scanio: è troppo verde
I Verdi alla riscossa, oltre il PD c’è un cuore ecologista a sinistra
La diossina nel mio corpo? Vorrei saperlo
Discariche e Centrali: la Puglia scende in piazza
D’Alema a Bari: Sul Nucleare l’Italia ha detto no!
Mariella Nava a Taranto per la fiaccolata della speranza
Lotta al Cancro, la guerra da combattere. ma occorre prevenzione
Ilva Taranto: i cittadini preparano un referendum per chiuderla
Tra urgenza sicurezza e degrado ambientale dove va il Paese
L’Europa punta su Bali per il Clima, a dicembre l’incontro
Nucleare: 20 anni dopo a Piazza Farnese
Presidio contro il sacco del territorio in provincia di Vicenza
Paul Connett globetrotter di Rifiuti Zero
Ambiente il sud è in fermento, facciamo il punto.
Nuove idee e strumenti per difendere l’ambiente
La polizia di Bali cerca di prevenire attacchi terroristici
Contestato il ministro Bersani: blitz degli ambientalisti a Lamezia Terme
Padova rione San Lazzaro firme contro l’inceneritore
Da rifiutopoli agli inceneritori...A Forli con i medici ambientalisti incontro con Felice Casson
A Bali avvio denso di novità conferenza Mondiale sul Clima comincia con un buon auspicio
Referendum sull’Ilva: i cittadini devono scegliere la città dove vivere
A Bali esce l’Italia dei camini inquinanti e del finto ambientalismo
Pecorario Scanio, a Bali, non è tempo di parole ma di fatti
Si è chiusa la 13 Conferenza Mondiale sul Cambiamento Climatico
Molin di Vicenza, migliaia in piazza per dire ancora No
La sicurezza sui luoghi di lavoro è una emergenza nazionale
L’Australia dichiara «guerra» al Giappone
Diossina nel latte di Brescia? E nel resto d’Italia?
Da Brescia passando da Acerra fino a Taranto Italia nei veleni
il 2008 si apre su profonde contraddizioni Anno nuovo, ambiente tutto da rifare
Dibattito su inceneritori e diossine -Botto di fine anno degli ambientalisti a Taranto
Napoli tra i rifiuti, ora occorrono strategie e coraggio
Lo scandalo campano
Rifiuti Pulizia non Polizia!
Tragedia rifiuti a Napoli, intervista a Di Simone
Rifiuti: attacco a Pecoraro Scanio dagli inceneritoristi
Rifiuti in partenza, il made in Italy del futuro sarà monnezza
I Verdi Campania: rifiuti, di chi è la colpa?
Come difendersi dagli ambientalisti?
Stop Inceneritori - L’alternativa c'è- Rifiuti pensiamo a come gestirli con il buon senso e tanta tecnologia pulita
A Pecoraro vorrei dire......
Notizie dall’isola di Bali Giorno del Silenzio: giornata ecologica?
Padova, l’inceneritore San Lazzaro finisce a Bruxelles
Casini contro Pecoraro e gli ambientalisti delle marce
Prima della politica sono i medici a licenziare il parlamento: il fallimento ambientale nella protesta dei medici
Ecomunita, una onlus a Taranto per l’ambiente
Ambientalisti all’urne, si ma che fare?
Napoli sotto i riflettori internazionali: è il turno di Zero Waste
Mercoledi a Roma, No marce ma Presenza della Società Civile
Grottaglie scende in piazza, la discarica non va giù!
Beppe Grillo sabato 23 a Napoli, Giorno del Rifiuto
Intervista a Stefano Montanari
Taranto Borgo si accende un dibattito su un progetto di ruspe Palazzo Umbertino a rischio
Le sirene ed il mostro di acciaio
Ecologisti al voto? un prontuario per la sopravvivenza
Quando il bene è comune, piace agli ambientalisti
Elezioni 2008: ambiente e campagna elettorale, chi ne parla?
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Cadono tutti nella rete del Cigno che ammalia
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Sondaggio Nucleare Si Nucleare NO
A Napoli il Governo Berlusconi comincia tra i rifiuti
Rifiuti, governo forte, programma debole
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L’altra informazione sull’ambiente
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Nucleare: incidente Ucraina, mancanza trasparenza è rischio per salute cittadini
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La Lega porta in fallo il Governo sui rifiuti
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- corteo - manifestazione nazionale
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L’Italia è nella morsa del caldo, investiamo nelle foreste
Ministero Ambiente: ecco le priorità
Navona, l’Italia è tornata in Piazza
Parte da Chianciano la sfida culturale dei Verdi
Ambiente?..... io la vedo nera
Raccolta arredi eco-solidale
Europa: nucleare marcia indietro
Cartoniadi in Puglia concorso a premi per i comuni
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Ambientalisti nel recinto di Prestigiacomo
Europa, Ambiente, Italia
Ecomondo 2008, cala il sipario e si ricicla anche quello
Ilva - Diossina: ora la Regione Puglia fa sul serio
Taranto, industria e morte, un binomio non più tollerabile
Rifiuti elettrici ed elettronici il Governo si ritira
L’oro di Roma, Report
affronta il tema dei rifiuti di Roma
Taranto in piazza contro l’inquinamento
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Ultima di copertina
Premessa dell'autore
Sette anni sono più di un lustro, rappresentano l'età di uno scolaro, un pezzo di vita. Raggruppare tutto ciò che ho scritto su agoramagazine dal 2007 al 2014 in tema ambientale finisce per dare del Paese una sorta di immagine precisa: un rapporto difficile sul tema ambientale.
Questi sono anni in cui si fa più presente l'Europa nelle direttive e nelle sanzioni, sui rifiuti c'è la novità del Codice Ambientale che si ferma alla non attuazione della parte sui crimini ambientali, in continua trascrizione. Poi ci sono le frane, le alluvioni, un paese in ginocchio che diventa sempre più fragile, fino a perdere il patrimonio boschivo con gli incendi.
Poi c'è la realtà di Taranto con le progressive maturazioni di consapevolezza civile, con le associazioni che maturano esperienze fino a sfociare nella grande inchiesta della magistratura che occuperà il futuro da raccontare in un altro libro.
Ottocento pagine di storia contemporanea seguendo la mia penna infaticabile. Non vi sono in questo libro le inchieste sui rifiuti finite nella Trappola dei Rifiuti o quelle sul fotovoltaico nelle campagne o amianto finite nel libro Città e campagna. Oppure l'inchiesta sulle municipalizzate finite nel libro: Rifiuti, dal buco nero delle municipalizzate verso il futuro delle gestioni oculate
Si può dire che affrancandomi dai temi ambientali, che hanno forse davvero toccato ogni aspetto, mi sono dedicato negli ultimi anni nelle recensioni di romanzi e racconti raccogliendone più di trecento.
Tanto per non perdere l'abitudine. Buona lettura
Che fare della monnezza campana
5 giugno 2007
Che fare della monnezza
campana? E’ il tormentone dell’estate. Ripreso anche dalla televisione pubblica, il dramma dei rifiuti in Campania ha condensato il concentrato di tutte le crisi del nostro paese: insomma, una bancarotta della democrazia.
E’ il tormentone dell’estate. Ripreso anche dalla televisione pubblica, il dramma dei rifiuti in Campania ha condensato il concentrato di tutte le crisi del nostro paese: insomma, una bancarotta della democrazia.
Guido Viale, uno che di rifiuti se ne intende sia come scrittore che progettista, lancia la sua ricetta in un articolo uscito sul Manifesto. Il problema secondo Viale nasce da .. da una sottovalutazione della questione dei rifiuti, che continua ancor oggi a essere considerata un ambito settoriale e non un tema che incrocia tutti gli ambiti della vita, sia quotidiana che istituzionale. Ci sì riempie la bocca con le parole crescita e sviluppo, senza rendersi conto che una gestione lungimirante del ciclo dei rifiuti e delle filiere che li generano può trasformarsi in una fonte di occupazione qualificata, di impresa innovativa, di reddito e di qualità della vita e dell’ambiente
Lasciando perdere la storia con il suo incrocio di responsabilità, la situazione oggi deve essere affrontata di petto. Soprattutto per il dopo emergenza. Per intenderci dopo aver tolto la mondezza per strada. Perché se non si avvia, in un periodo transitorio, una fase di austerity vera, si tornerà di nuovo con i rifiuti per strada. Nel frattempo deve partire la filiera del riciclo: impianti di compostaggio della frazione organica, impianti di selezione della frazione riciclabile, e mini discariche di soccorso.
Secondo Viale . Bisogna vietare in tutta la regione, a tempo indeterminato e fino alla ricostituzione di uno stato di normalità, la vendita al dettaglio di prodotti imballati, sia alimentari che non (compresa l’acqua minerale e le bibite gassate), introducendo l’obbligo dei contenitori riusabili per la vendita dei prodotti sfusi, con esenzioni limitate ai soli casi in cui, per ragioni sanitarie, il rischio supera quello determinato dall’attuale accumulo di rifiuti per le strade. Si fa già da molte altre parti d’Italia e d’Europa. In Campania bisogna solo rendere generale e obbligatoria la cosa. Contestualmente, va fatto obbligo alla rete della distribuzione al dettaglio, e alle relative associazioni di categoria, di spacchettare i beni venduti e di avviare gli imballaggi agli impianti di recupero. Lo stesso deve valere per tutti gli inutili supplementi dei quotidiani e per la pubblicità cartacea. Da soli, gli imballaggi costituiscono il 40 per cento in peso dell’intera massa dei rifiuti urbani, ma fino al 60-70 per cento in volume
Insomma il 60% dei problemi in meno è un primo buon risultato. Se a questo aggiungiamo la raccolta separata dell’organico, quindi della parte putrescibile ed intollerabile socialmente, il gioco è fatto. Se la politica si muove in tale direzione si risolve la situazione. La regione è avvertita. Le soluzioni ci sono.
Dalle foreste un aiuto per il clima
8 giugno 2007
Per uscire dall'emergenza Sarà che dagli alberi è venuta la vita e da questi amici produttori che avremo l’aiuto per uscire dall'emergenza clima.
Secondo i dati forniti dal Corpo Forestale, tra il 2008 e il 2012, periodo di attuazione del Protocollo di Kyoto, l’Italia potrà detrarre circa 10,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica dal bilancio nazionale delle emissioni: un risparmio tra i 750 milioni e un miliardo di euro.
Si tratta di una deduzione molto alta, che corrisponde all’11% delle emissioni che il Paese si è impegnato a tagliare per contenere i rischi legati ai cambiamenti climatici. Questa notizia è emersa da uno studio dagli esperti della Forestale nel corso di un convegno sul sistema nazionale delle statistiche forestali e sull’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio, convegno promosso a Roma dal Corpo forestale dello Stato e dall’Istituto nazionale di statistica.Il progetto, diviso in tre fasi, ognuna delle quali ha richiesto circa un anno e mezzo per essere completata, ha visto l’impiego di oltre 300 tra fotointerpreti e rilevatori della Forestale. Questi ultimi hanno compiuto oltre 30mila rilievi, anche nelle località d’Italia più remote e più difficili da raggiungere.
Si tratta di un inventario nuovo da tutti i punti di vista. Sono nuovi gli obiettivi che si pone, i parametri che prende in considerazione, lo schema di campionamento e l’allineamento ai più alti standard internazionali. Nuova è anche la definizione di bosco adottata: quella della Fao per il Forest resources Assessment (Fra2000). In passato gli inventari non rilevavano lo stato fitosanitario del bosco, la sua importanza naturalistica, l’aspetto di ambiente di protezione e di sviluppo della fauna selvatica, la funzione turistico ricreativa e la funzione di assorbimento e immagazzinamento del carbonio atmosferico. Più di un terzo della Penisola è ricoperta di verde: 10.467.522 ettari, pari al 34,7 della superficie nazionale.
Se la Toscana è la Regione che ha la massa arborea più cospicua (108.734.000 tonnellate con 54.367.000 tonnellate di carbonio) al fondo della classifica c’la Puglia (col 7%) e subito prima la Sicilia (col 10%).
Ma i rilevatori hanno anche rilevato che, nelle regioni più ricche di boschi, questo aumento della superficie boscata, non va letta in modo positivo in quanto ha alterato l’equilibrio del paesaggio . Difatti s’è trattato di una crescita naturale e spontanea, dovuta principalmente all’abbandono delle aree rurali da parte dell’uomo.
Forum nazionale educazione all’ambiente
9 giugno 2006
Si è svolto il 4 giugno a Torino, promosso dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Regione Piemonte, il Forum nazionale dell’educazione all’ambiente.
i è svolto il 4 giugno a Torino, promosso dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Regione Piemonte, il Forum nazionale dell’educazione all’ambiente.
L’obiettivo dell’iniziativa era quello di riunire in un grande dibattito, aperto ed articolato, le istituzioni di governo, i rappresentanti della società civile ed il mondo dell’associazionismo per incentivare la cooperazione di tutti questi soggetti e gettare solide basi verso una nuova cultura della sostenibilità, investendo nei giovani, nella scuola, nell'università’, nella ricerca, nella formazione e nel lavoro.Tutto ciò è necessario e prioritario perché, ad esempio, mentre si discute di ridurre i rifiuti e di risparmiare energia, il modello culturale va esattamente nella direzione opposta di uno sviluppo insostenibile. A detta degli stessi organizzatori, questa iniziativa sarà da riprendere anche in futuro, poiché l’importanza dell’educazione ambientale e’ innegabile: oltre a migliorare l’approccio dei giovani e dei meno giovani sui comportamenti più corretti per rispettare l’ambiente, incide direttamente sugli sprechi e sugli stili di vita. Per questo è necessario che l’educazione all’ambiente diventi un elemento essenziale e interdisciplinare del percorso formativo delle future generazioni ed e’ il modo migliore per favorire l’affermazione di una nuova etica ambientale nel nostro Paese. Ma occorre un’educazione all’ecologia che parta dalla scuola e dalle sinergie forti che già esistono con il ministero della Pubblica istruzione e con le Regioni. Il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, a margine del convegno, afferma ed è proprio per sviluppare queste sinergie ed incentivare l’argomento che nel 2008, dopo otto anni di assenza, abbiamo programmato la Conferenza nazionale dell’educazione ambientale e della sostenibilità
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Città avvelenate
11 giugno
8 milioni di italiani a rischio Il parlamento ha ascoltato in questi giorni la relazione del CNR che ha presentato una relazione conoscitiva sulla salute dei cittadini italiani rispetto ai danni dell’inquinamento.
l parlamento ha ascoltato in questi giorni la relazione del CNR che ha presentato una relazione conoscitiva sulla salute dei cittadini italiani rispetto ai danni dell’inquinamento. Già sapevamo che secondo l’organizzazione mondiale della sanità abbiamo oltre 60 mila morti all’anno per i disastri climatici. Insomma stiamo messi male. Ma la cosa che più preoccupa è che circa 8 milioni di italiani vivono vicino alle fonti di inquinamento che interessano 311 comuni. Sono quei centri urbani vicini a siti contaminati di amianto ( 54), oppure vicini a 1.120 stabilimenti a rischi di incidente rilevante, o a 1550 siti minerari, ecc..
Ma diciamolo, che senso ha aver costruito le città, aver speso i migliori ingegni per le chiese, per le piazze, per i palazzi ed i monumenti. Per qual motivo abbiamo creato lungomari riempiti di palme ed aceri, luoghi freschi e romantici, dove al tramonto abbiamo portato fidanzate e bambini. Perché tutto questo se poi abbiamo avvelenato le nostre città ed il loro futuro?
I dati dell’OSM sono spietati, tra il 2002 e il 2004 una media di 8.220 morti l’anno è da attribuirsi agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di Pm10 superiori ai 20 mg/m3, il che equivale al 9% della mortalità negli over 30 per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali.
Il sud ribolle tra i rifiuti: la cronaca tra la Campania e la Sicilia
L’accordo tra Prodi e Cuffaro, per l’avvio degli inceneritori per i rifiuti in Sicilia, fa scattare l’allarme da parte degli ambientalisti. Rita Borsellino, esponente dell’Unione sentenzia: l’intesa raggiunta va contro la salute dei cittadini e contro le direttive europee sul ciclo dei rifiuti e ha il sapore amaro della beffa
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Nel 2003 Cuffaro avrebbe dovuto raggiungere il 35 per cento di raccolta differenziata previsto dal decreto Ronchi. Oggi, nel 2007, siamo fermi a circa il 6 per cento. Autorizzare gli impianti sulla base della promessa di incrementare la raccolta differenziata è come accettare una cambiale in bianco sulla pelle dei cittadini da chi ha dimostrato coi fatti di non essere credibile
. Intanto la Rete Nazionale Rifiuti Zero diffonde la notizia di due dirigenti regionali siciliani che, non avendo autorizzato gli impianti, sono stati posti in procedura di licenziamento.
Luigi Solarino, Presidente di Decontaminazione Sicilia, afferma in una email E’ a tutti noto però, che il governo non ha il potere di invalidare le decisioni dei Tribunali amministrativi nè quello di cancellare i ricorsi pendenti, ma è anzi tenuto a rispettare ed eseguire le decisioni dei giudici. Non si comprende quindi come mai possano
ripartire" a seguito di una chiacchierata tra Prodi e Cuffaro, le procedure di costruzione degli inceneritori che sono state sospese dai giudici amministrativi. Nè ci risulta che uno solo dei molti comitati cittadini, o delle associazioni ambientaliste ovvero degli enti locali che ha proposto il ricorso al TAR si sia tirato indietro rinunciando agli atti del giudizio.
Il Sud ribolle con la canicola estiva delle polemiche sulla gestione dei rifiuti, dalla Sicilia, dove, secondo la Corte dei Conti, la mafia si sarebbe già infiltrata nelle procedure di realizzazione degli inceneritori siciliani, alla Campania dove il Commissario straordinario Bertolaso esce sconfitto da un confronto giudiziario.
Uno dei legali del Comitato, oggi Movimento Serre per la vita
, Raimondo Nocerino , ha incassato, infatti, la vittoria al TAR Campania Napoli che, con sentenza n. 6075/07, ha condannato il Commissario straordinario Guido Bertolaso ad emanare l’ordinanza di informazione e partecipazione ai cittadini, imposta dalla Legge L. 290/06,confermando, così, l’antidemocraticità di scelte fatte sulla pelle dei cittadini, senza nemmeno informarli. Ed i cittadini della Campania oggi scendono in piazza contro l’emergenza rifiuti. A Napoli presidio in piazza in occasione del consiglio comunale tematico sui rifiuti, a Salerno i cittadini di Serre in corteo nel pomeriggio da Torrione fino in Prefettura; a Terzino corteo nel pomeriggio con le comunità di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase; a Giugliano, nella mattinata presidio sotto il consorzio di bacino napoli 1; ad Acerra, mobilitazione per portare la raccolta differenziata ad una piattaforma di riciclo.
L’Italia è nella morsa del caldo e sarà sempre peggio
25 GIUGNO 2007
Giugno il caldo dovrebbe calare ma si temono alluvioni.
Mentre dal 25 giugno il caldo dovrebbe calare, portando un po’ di refrigerio in quella temperatura percepita, gli esperti dicono che l’accumulo di umidità e di aria calda nei bassi strati dell’atmosfera, per effetto dell’aria più fresca, potrebbe innestare fenomeni intensi.
Mentre dal 25 giugno il caldo dovrebbe calare, portando un po’ di refrigerio in quella temperatura percepita, gli esperti dicono che l’accumulo di umidità e di aria calda nei bassi strati dell’atmosfera, per effetto dell’aria più fresca, potrebbe innestare fenomeni intensi quali temporali ed alluvioni. E’ il ciclo dell’acqua portato ai suoi livelli più estremi da questo clima bizzarro. In un convegno ad Alghero, si è parlato proprio di questo problema drammatico.
L’Italia è nella morsa del caldo e sarà sempre peggio. Da qui l’emergenza acqua e il rischio deserto, le due emergenze prioritarie nella lotta nazionale ai cambiamenti climatici che riguardano fette centrali nell’economia made in Italy come il turismo e l’agricoltura. Il 52% della superficie nazionale, infatti, e’ potenzialmente a rischio desertificazione con numeri importanti anche in regioni insospettabili come Lazio (75%), Toscana (69%) e Umbria (45%). Intanto le sette regioni piu’ a rischio desertificazione, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia hanno gia’ stanziato piu’ di 6,6 miliardi di euro per piani anti-siccita’ nell’ambito delle risorse comunitarie di sostegno.
Questo quanto emerso nel corso della giornata conclusiva del convegno ’’Le variazioni climatiche e i processi di desertificazione’’, ad Alghero, il primo dei sette seminari organizzati dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Apat) e promossi dal ministero dell’Ambiente in vista della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici indetta per il 12 e 13 settembre prossimi alla sede della Fao a Roma.
Rubbia: la prima grande centrale a solare termodinamico
28 GIUGNO 2007
Questa l’idea su cui punta il premio Nobel Nel convegno svoltosi recentemente sul ritorno di Archimede si è parlato di solare termodinamico a concentrazione. Il futuro è la sostituzione del petrolio con l'energia dal sole. Ma la vera novità presentata al convegno è che il Ministero dell'Ambiente promuove uno sviluppo compatibile nel nostro Paese.
Nel convegno svoltosi recentemente sul ritorno di Archimede
si è parlato di solare termodinamico a concentrazione. Questa l’idea su cui punta il premio Nobel Rubbia che è convinto che questa è la via del futuro: l’energia solare. Il futuro è la sostituzione del petrolio con l’energia dal sole. Ma la vera novità presentata al convegno è che il Ministero dell’Ambiente promuove uno sviluppo compatibile nel nostro Paese. Seguendo questa strada, l’Italia deve avviare la costruzione di centrali solari, come già sta facendo la Spagna. Su questa strada, il primo a mettersi è il Presidente della Regione Calabria. Si passa da Archimede a Pitagora, perché una delle possibili zone identificate per la localizzazione della centrale è Crotone, dove potrebbe essere costruita al posto di Europaradiso – una operazione di cementificazione dissennata – in una delle aree compatibili come zona di interesse comunitario
.
Già nell’attuale Conto Energia ci sono gli incentivi per la costruzione di impianti fino a 100 Mw, già utilizzabili anche per il solare termodinamico, ma l’obiettivo finale è dotarci di una serie di centrali con questa tecnologia. Per questo il Ministro dell’ambiente lavora insieme al ministero per lo Sviluppo Economico per dotarsi di uno strumento legislativo – identico a quello spagnolo – che consenta alle nostre imprese di investire anche in Italia sul solare termodinamico, sapendo che godono delle medesime possibilità che hanno in Spagna.
Ecco cosa ha detto Rubbia: "Ho fatto vedere che effettivamente Archimede aveva ragione, queste navi romane se avesse voluto le avrebbe bruciate, e questo è il primo passo di uno sviluppo tecnologico che ha più di 2000 anni. In realtà questa storia di utilizzare il sole per concentrare la luce è un esercizio che già i ragazzini fanno, quando prendono una lente e cercano di accendere con questa una fiamma. E’ una evidenza assolutamente ovvia che si conosce da migliaia di anni. Si tratta di sfruttare questa caratteristica in un progetto concreto. Un progetto economicamente valido, che abbia le dimensioni necessarie alla grande industria.
Il solare termodinamico oggi costa 10/11 centesimi al Kwh e si prevede che entro il 2020 si riduca a 6 centesimi al Kwh. Questo non lo dico io, lo dicono la World Bank, il Department of Energy americano e la IEA (International Energy Agency): gruppi estremamente seri, che fanno degli studi di mercato, concludono che effettivamente stiamo avvicinandoci ad una situazione dove il costo del solare termodinamico sarà, senza sussidi, uguale o confrontabile a quello dei fossili.
L’Italia è in una posizione particolarmente difficile per quanto riguarda l’approvvigionamento di energia, compriamo dall’estero il petrolio, il gas naturale e tutto quello che ci serve. Mentre l’energia dal sole è una produzione totalmente indigena, quindi non utilizzando il sole buttiamo via una delle risorse naturali del nostro Paese.
La quantità di energia solare disponibile è circa 10.000 volte superiore a quella di cui il Pianeta avrebbe bisogno se marciasse sul principio dell’energia solare a concentrazione. Quindi abbiamo una dote naturale straordinaria, che spesso non abbiamo utilizzato, che mettono l’Italia, la Spagna ed i paesi del Mediterraneo assolutamente in primo piano. Sarebbe un errore grave dimenticare le differenze che fanno sì che i paesi del sud dell’Europa possono diventare una vera e propria sorgente di energia.
Il solare termodinamico ha l’accumulo, come l’idroelettrico. Nell’idroelettrico c’è la diga, nel termodinamico c’è il liquido caldo ed ambedue hanno la stessa funzione, quella di separare il momento in cui esiste la pioggia (nel caso dell’idroelettrico) o la luce solare (nel caso del termodinamico) con il momento in cui c’è il bisogno di consumo da parte dell’utilizzatore. Noi siamo abituati a premere l’interruttori anche alle 4 del mattino e c’è la corrente, questo lo si può fare soltanto con un accumulo. Il solare termodinamico quindi è in una situazione analoga a quella dell’idroelettrico. Nell’idroelettrico c’è la diga, l’acqua e la turbina, nel caso nostro c’è lo specchio, il liquido e la turbina.
Prendiamo un esempio tipico: l’Arabia Saudita. E’ un luogo dove il solare marcia bene. Però è anche un luogo dove c’è molto combustibile, c’è un sacco di petrolio e gas naturale. Ebbene la quantità di energia che l’Arabia Saudita riceve sotto forma di sole è mille volte la quantità di energia che lo stesso paese produce oggi con combustibili fossili.
Un millesimo della superfice dell’Arabia Saudita con specchi, permetterebbe di produrre, indefinitivamente, la stessa energia primaria totale che oggi si realizza nel paese che ha la più grande produttività mondiale di petrolio e gas naturale.
Parliamoci chiaro, se non ci fossero alternative ai fossili, il futuro della nostra umanità sarebbe in grave pericolo. Cosa faremo all’ultima goccia di petrolio, se non ci fosse un’alternativa coerente? Noi, come scienziati, oggi stiamo lavorando per prepararci a questo nuovo passo che è fondamentale: non ci sarà pace, non ci sarà felicità, non ci saranno soluzioni possibili se non ci sarà energia abbondante ed a basso costo. Noi abbiamo un orologio che ogni giorno sta contando il count down; i fossili prodotti naturalmente dalla natura in un milione di anni oggi si bruciano in un anno."
Il bosco brucia per incuria e disaffezione
28 GIUGNO 2007
Detti e ridetti. Mettiamola così. Nel 1988 scrivevo questo articolo su una rivista locale, a proposito dell’emergenza incendi. Riporto alcuni brani perché la sostanza non è cambiata.
…. La causa degli incendi è da ricercarsi nella più generale disaffezione dell’uomo nei confronti della natura in una società in cui l’elemento che conta è il valore di scambio del bene. L’albero non ha valore, nel senso comune, perché la sua economicità non è del tutto quantificabile, e comunque diventa trascurabile rispetto ad altri beni immediatamente più redditizi (strade, insediamenti residenziali, infrastrutture complementari, ecc). Mentre un tempo il bosco ed il legno erano beni primari, oggi questi acquisiscono un valore, nient’affatto trascurabile; solo in termini di recupero ambientale e paesaggistico (basti citare l’effetto serra e ci siamo capiti) e che abbisogna di una generale acquisizione collettiva, che ancora stenta a realizzarsi, per comprendere tale valore. Una volta un contadino di fronte a giganteschi eucalipti che bruciavano, diceva.
meno male è solo frangivento" per sottolineare il fatto che non bruciava il raccolto. Nelle città il verde è considerato arredo urbano. Vale a dire un orpello che possiamo mettere o meno, un abbellimento. Invece di considerare la stessa città per il suo impatto sull’ambiente, per la occupazione del paesaggio, per la impermeabilizzazione del suolo che non fa arrivare più l’acqua piovana nella falda acquifera del sottosuolo. In questa ottica il verde è una forma di risarcimento nei confronti della natura, un investimento sull’aria.
Per combattere gli incendi i boschi vanno amati e curati. Occorrono viali spartifuoco, sentieri di accesso e rete viaria di penetrazione, torri di vedetta, cisterne d’acqua nelle zone a rischio. Occorre creare centri operativi provinciali per la direzione, collegamento, comunicazione e informazione capace di attivare associazioni volontaristiche e cittadini. Definite le zone a rischio, si proceda ad una manutenzione dei boschi degradati che sono un potenziale fiammifero ".
La casa di paglia? nuova tecnica di bio-edilizia
1 LUGLIO 2007
La permacultura
L’ambiente si sa è un mondo da esplorare, per molti versi nuovo e per altri colorato e divertente. Chi di voi non ha visto, in questo periodo, sul bordo dei campi arati, quei grandi rotoloni di paglia?
L’ambiente si sa è un mondo da esplorare, per molti versi nuovo e per altri colorato e divertente. Chi di voi non ha visto, in questo periodo, sul bordo dei campi arati, quei grandi rotoloni di paglia?
Ebbene, io mi sono chiesto spesso cosa ne facciano di quelle balle. Non è fieno che serve per i cavalli, del resto sarebbe molto deperibile, per il più alto grado di umidità. La paglia è ideale per costruire le case. Lo sapevate? Mi direte di si, ricordandovi la storia dei tre porcellini. Invece è proprio vero. E non c’è il lupo cattivo.
Il termine tecnico di questa tipologia costruttiva si chiama permacultura
. Deriva dalla contrazione di «permanent agriculture» e «permanent culture» per sottolineare la convinzione che qualsiasi cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un’etica dell’uso della terra. Il metodo di costruzione con le balle di paglia è un modo intelligente di edificare ormai consolidato da decenni. La tecnica nasce nella seconda metà dell’ottocento e negli anni ’70 del secolo scorso le tecniche sono state migliorate ed adeguate alle esigenze moderne.
All’inizio degli anni ’90 Barbara Jones ha importato queste tecniche adattandole alle esigenze climatico-ambientali del Regno Unito (Inghilterra, Irlanda, Galles, Scozia, ecc). Si tratta di una tecnica eco-sostenibile perché si utilizza materiale naturale senza aggredire la natura: paglia, intonaco di terra cruda e calce Poi ci sono i vantaggi che non sono affatto trascurabili. La traspirazione dei muri non crea, all’interno della casa nessun tipo di condensa, muffa ed umidità. Inoltre si garantisce una termo-regolazione perfettamente naturale, fresca d’estata, tiepida di inverno. Chi vuole informarsi può entrare nel sito
Oltre 1600 chiamate di incendi
2 LUGLIO 2007
Calabria e Campania sempre in testa per numero di incendi. L’origine dei roghi si rivela quasi sempre dolosa
Sono stati un centinaio gli incendi divampati nel fine settimana in tutta la Penisola
regioni a statuto autonomo escluse a impegnare i mezzi e il personale del Corpo forestale dello Stato.
Sono stati un centinaio gli incendi divampati nel fine settimana in tutta la Penisola – regioni a statuto autonomo escluse – a impegnare i mezzi e il personale del Corpo forestale dello Stato. La Centrale Operativa Nazionale del Corpo forestale dello Stato, che coordina le 15 sale operative regionali, ha ricevuto, dalla mezzanotte alle ore 17 di sabato circa 800 chiamate al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo forestale dello Stato,
stesso numero la domenica. Il numero più alto di incendi è stato registrato ancora al Sud: è la Calabria, infatti, la regione più colpita dalle fiamme, seguita dalla Campania, che insieme contano circa la metà dei roghi. A seguirle Puglia e Toscana. Ieri è stata una giornata nel complesso tranquilla per il patrimonio boschivo con i roghi che hanno interessato principalmente sterpaglie. Un principio d’incendio si è sviluppato però nei pressi della pineta del Tombolo, vicino Cecina (Livorno), dove è stato necessario l’intervento di un elicottero NH500 del Corpo forestale dello Stato. Le fiamme sono state presto domate ma il fatto che vi fossero vari focolai fa pensare, anche in questo caso, all’origine dolosa dell’incendio. Le province più colpite dalle fiamme sono state Cosenza con 8 incendi, Caserta con 6 e Foggia con 4. In provincia di Foggia, sul Gargano, gli uomini della Forestale sono stati particolarmente impegnati nello spegnimento degli incendi.
Taranto, democrazia, partecipazione
3 LUGLIO 2007
Si parte da qui e.... senza querele
La vicenda della denuncia del sig. Riva, che per la giustizia italiana è un pregiudicato ambientale, visto che è stato condannato più volte, (e mi auguro che non mi denunci per questa affermazione), a Marescotti ed altri per la questione dell’inquinamento da mercurio, non so se riferirlo al modo di dire della mucca che chiama cornuto all’asino, perchè non vedo alcuna ragionevole motivazione.
Riflessione dopo la denuncia del padrone dell’ILVA ad ambientalisti ed un sindacalista per procurato allarme
La vicenda della querela del sig. Riva, che per la giustizia italiana è un pregiudicato ambientale, visto che è stato condannato più volte, (e mi auguro che non mi denunci per questa affermazione), a Marescotti ed altri per la questione dell’inquinamento da mercurio, non so se riferirlo al modo di dire della mucca che chiama cornuto all’asino, perchè non vedo alcuna ragionevole motivazione. Purtroppo non è una situazione facile. Il Paese vive una situazione di fermento del mondo ambientalista diffuso, soprattutto quando, a livello mondiale, personaggi come Blair e Al Gore, che non sono proprio persone qualsiasi, hanno lanciato allarmi. Purtroppo l’Italia arretra, anziché progredire nella democrazia. Già il presidente del Consiglio Prodi, nel salvataggio del Governo inserì nei famosi 12 punti anche come irremovibili quesiti aperti sui quali i movimenti, dal Molin alla Tav, erano e sono attivi. Da quel momento si sono avuti episodi di aggressione mediatica su tutto ciò che è protesta popolare. Le manifestazioni della Campania sui rifiuti, con centinaia di striscioni, affibbiate per editto giornalistico alla camorra, Padre Zanotelli trattato come un terrorista, la presidente dei Medici per l’Ambiente maltrattata a Modena. Per ultimo Veltroni, nell’accettare la candidatura per il PD auspica l’ambientalismo del SI e gli fa eco il presidente del Senato che dice basta il veto della piazza. Se questo è lo scenario vorrà dire che siamo alla frutta della cultura democratica, visto che si nega alcuna motivazione alla protesta, anche garbata e non violenta, che tiene dietro ad un No deciso in favore della vita e della salute dell’umanità.
Taranto può diventare laboratorio di una nuova cultura della partecipazione che metta il cittadino al centro della vita politica. Perchè se viviamo in città avvelenate, la stragrande maggioranza dei cittadini non ha colpe. Ma in questo momento, dopo la straordinaria vittoria di Ezio Stefàno, mi pare si sia creata una
sorta di corsa a chi scrive più lettere al Sindaco, per segnalarsi quale area sociale, quale momento di bisogno. Infatti c’era una città che per anni non è stata più rappresentata, che non aveva voce in capitolo, anche quando questa voce veniva raccolta da una stampa locale non sempre distratta. La città della competenza che non era ascoltata. Un esempio per tutti. Pensiamo alle politiche per il verde urbano. Tutti noi abbiamo visto come si è trasformato il centro urbano con le palme egiziane. Un amico esperto ( con tanto di laurea ed ordine professionale) mi racconta che queste piante, costate migliaia di euro ( a fronte di un Pino nostrano che costa meno di cento euro) hanno introdotto un parassita che le sta distruggendo. Questo è capitato perchè il responsabile del verde, era il fratello della Di Bello e che nelle scelte rispondeva ad un suo gusto estetico e non alla scienza forestale, magari ascoltando un consulente del comune che faceva il vivaista, come se per decidere che mattoni mettere per strada, non chiediamo ad un ingegnere edile, ma ad un mattonaro. Ecco la competenza che porta dritto alla onestà.
Va però precisato che la consultazione dei cittadini deve essere disciplinata da regole precise, altrimenti è il caos che è nemico della chiarezza e della democrazia. Una prima cosa deve essere fatta, e la suggerirò al Sindaco, se non ci ha già pensato, ed è la creazione di un albo delle associazioni e dei comitati realmente costituiti (con tanto di statuto, regole condivise e referente) Per costruire e rendere visibile quell’anima democratica che pulsa nel cuore della città e che rappresenta la città sana, del volontariato, che ama Taranto e la vuol vedere rinascere.
Ogm nel biologico (fino allo 0,9%) dal 1 gennaio 2009?
5 LUGLIO 2007
Cosa fare per fermare un regolamento illegittimo
Vi é un allarme nella rete rispetto all'ogm. Il prof Giuseppe Altieri agro-ecologo afferma che il il nuovo regolamento europeo fissa fino allo 0,9% la presenza di OGM nel biologico, pur lasciando libere le norme nazionali più restrittive, dal momento che, nel necessario rispetto del principio di precauzione del trattato di Maastricht e degli Art. 1 e 32 della Costituzione italiana, manca il quadro legislativo per una contaminazione generalizzata di tutte le filiere alimentari e il conseguente obbligo a mangiare ogm per tutti i cittadini europei.
Vi è un allarme nella rete rispetto all’ogm. Il prof Giuseppe Altieri agro-ecologo afferma che il il nuovo regolamento europeo fissa fino all’0,9% la presenza di OGM nel biologico, pur lasciando libere le norme nazionali più restrittive, dal momento che, nel necessario rispetto del principio di precauzione del trattato di Maastricht e degli Art. 1 e 32 della Costituzione italiana, manca il quadro legislativo per una contaminazione generalizzata di tutte le filiere alimentari e il conseguente obbligo a mangiare ogm per tutti i cittadini europei.
Oggi non è ammessa alcuna presenza di ogm nei prodotti biologici. Pertanto, se qualche ente di certificazione o ditta commerciale di prodotti biologici consente una soglia di tolleranza dello 0,1% di ogm, ciò è gravemente illegale, CONSIDERATO che... „Ogm e prodotti derivati da ogm non devono essere utilizzati nel metodo di produzione biologico, di cui al vigente Reg.to (CEE) 2092/91...
in quanto incompatibili con il concetto di produzione biologica e con la percezione che i consumatori hanno dei prodotti biologici. Non ha senso parlare di presenze
tecnicamente inevitabili" di ogm nei prodotti biologici così come nelle sementi di qualsiasi natura, dal momento che in Europa e in Italia gli ogm non si coltivano e non sono possibili pertanto contaminazioni (a parte una sola varietà di Mais su pochi ettari in Spagna con rischi di contaminazione per le altre varietà di Mais).
Al contrario, mantenere la tolleranza zerogm nei prodotti biologici come nelle sementi di qualsiasi natura, nazionali ed europee, non consente commistioni di coltivazioni
con ogm.
Mantenendo così la coesistenza
sul mercato tra le produzioni Biologiche, Tradizonali, DOP, Convenzionali al 100% ogm free (d’origine Europea) e i prodotti ogm dichiarati
o contaminati da ogm
di
provenienza extraeuropea, che dovrebbero essere sempre etichettati, anche con presenze al di sotto dello 0,9%. E’ questa l’unica forma di coesistenza possibile, diritto previsto dalle norme comunitarie e internazionali sul libero commercio e libertà d’iniziativa economica. Nel caso produzioni biologiche extraeuropee risultino contaminate da ogm, queste non possono essere certificate come biologiche in base alle norme europee vigenti. L’accettazione di un qualsiasi livello di tolleranza di ogm nei prodotti biologici (unica filiera oggi per legge ogm free), pur consentendo certificazioni private 100% ogm free, renderebbe possibili inquinamenti generalizzati degli alimenti aprendo le porte alle commistioni di coltivazione con gli ogm, che contaminerebbero anche tutte le altre forme di agricoltura europee con danni irreversibili derivanti dalla violazione della coesistenza
(Dianora Poletti, atti del Convegno dei Giuristi di Pisa 7-8 Luglio 2005 Regole dell’Agricoltura Regole del Cibo
). La possibile commistione di coltivazioni comporterebbe a quel punto l’accettazione obbligata di tolleranze di ogm
, in contrasto con la libertà di iniziativa economica degli agricoltori biologici e/o tradizionali, con il diritto di libera scelta del consumatore e con la tutela della biodiversità e della tipicità delle produzioni agroalimentari tradizionali europee. Una rinuncia definitiva e irreversibile alla (co)esistenza
delle Produzioni Biologiche e tradizionali, 100% ogm free. Che rappresentano un Diritto precedente
che non può essere sottomesso.
Pertanto, non si comprende come mai il testo di un Decreto Ministeriale, sottoposto ad una riunione con le Regioni, prevede che „la soglia di presenza accidentale di OGM nei prodotti biologici destinati all’alimentazione umana o animale, non deve superare il limite tecnico analitico di rilevabilità dello 0,1%, consentito esclusivamente per presenze accidentali e tecnicamente inevitabili". Se si parla di presenze, seppur accidentali, come si può parlare allo stesso tempo di limite di rilevabilità?
Lo 0,1% (1 grammo per chiliogrammo) rappresenta una vera e propria soglia di tolleranza, un valore enorme rispetto ai limiti tecnici di rilevabilità degli ogm. Secondo il Centro di Ricerca di ISPRA (Marco Mazzara e Guii Van den Eede: Problematiche analitico metodologiche delle analisi degli ogm
, Atti del Convegno sugli ogm-Centro congressi di Milano, 10 ottobre 2002) il metodo di
rilevazione (LOD, Limit of Detection) può arrivare alla determinazione della presenza di ogm fino allo 0,0026%. Tenendo conto invece degli aspetti legati all’estrazione e purificazione del DNA da analizzare, i risultati di tipo quantitativo (LOQ) sono molto meno precisi e, di fatto, l’introduzione di un qualsiasi limite di tolleranza renderebbe impossibili i controlli, con conseguenti contestazioni dei risultati delle analisi (come accade comunemente negli alimenti convenzionali).
Un Decreto Ministeriale che introducesse una soglia di tolleranza dello 0’1% avrebbe pertanto un effetto controproducente, in quanto attualmente siamo in regime di tolleranza zero e non sarebbe legittimo dal momento che la direttiva che consente una tolleranza di ogm nel biologico entrerà in vigore solo dal 2009.
Senza parlare del fatto che la soglia di tolleranza serve a eludere la responsabilità degli inquinamenti genetici... e vanificherà tutto il sistema dei controlli !!!
Al fine di garantire l’assenza di ogm, i risultati delle analisi devono sempre essere valutati in senso qualitativo (presenza/assenza). Evitando di definire per legge il cosiddetto limite di rilevamento tecnico, che dipenderà dalla massima sensibilità possibile dei metodi di analisi qualitativi o quanti-qualitativi, che siano scientificamente e tecnicamente disponibili. Al di sotto della quale non c’è nessuna presenza di ogm nel campione d’analisi, in quanto non rilevata
.
Si richiede una legge nazionale, nel rispetto del Reg. Europeo attuale in materia di Agricoltura Biologica, che preveda:
Tolleranza zerogm negli alimenti biologici e nelle sementi di qualsiasi natura, con divieto di rilascio ambientali di qualsiasi ogm, con etichettatura obbligatoria per qualsiasi livello di presenza di ogm in tutti gli altri alimenti e prodotti di derivazione agricola extraeuropei.
Un Referendum consultivo previsto dalla Direttiva Comunitaria, prima di ogni decisione in materia di ogm. E l’attenzione all’erroneo limite di rilevabilità che nasconde vere e proprie soglie di tolleranza... senza etichettatura. Qualcuno vuole manipolare la politica... e la matematica, con i soliti Cavalli di Troia
.
Liberalizzazione energia: istruzioni per l’uso
6 LUGLIO 2007
Cosa fare per fermare un regolamento illegittimo
Vi é un allarme nella rete rispetto all'ogm. Il prof Giuseppe Altieri agro-ecologo afferma che il il nuovo regolamento europeo fissa fino allo 0,9% la presenza di OGM nel biologico, pur lasciando libere le norme nazionali più restrittive, dal momento che, nel necessario rispetto del principio di precauzione del trattato di Maastricht e degli Art. 1 e 32 della Costituzione italiana, manca il quadro legislativo per una contaminazione generalizzata di tutte le filiere alimentari e il conseguente obbligo a mangiare ogm per tutti i cittadini europei.
Vi è un allarme nella rete rispetto all’ogm. Il prof Giuseppe Altieri agro-ecologo afferma che il il nuovo regolamento europeo fissa fino all’0,9% la presenza di OGM nel biologico, pur lasciando libere le norme nazionali più restrittive, dal momento che, nel necessario rispetto del principio di precauzione del trattato di Maastricht e degli Art. 1 e 32 della Costituzione italiana, manca il quadro legislativo per una contaminazione generalizzata di tutte le filiere alimentari e il conseguente obbligo a mangiare ogm per tutti i cittadini europei.
Oggi non è ammessa alcuna presenza di ogm nei prodotti biologici. Pertanto, se qualche ente di certificazione o ditta commerciale di prodotti biologici consente una soglia di tolleranza dello 0,1% di ogm, ciò è gravemente illegale, CONSIDERATO che... „Ogm e prodotti derivati da ogm non devono essere utilizzati nel metodo di produzione biologico, di cui al vigente Reg.to (CEE) 2092/91...
in quanto incompatibili con il concetto di produzione biologica e con la percezione che i consumatori hanno dei prodotti biologici. Non ha senso parlare di presenze
tecnicamente inevitabili" di ogm nei prodotti biologici così come nelle sementi di qualsiasi natura, dal momento che in Europa e in Italia gli ogm non si coltivano e non sono possibili pertanto contaminazioni (a parte una sola varietà di Mais su pochi ettari in Spagna con rischi di contaminazione per le altre varietà di Mais).
Al contrario,