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Nicola Ghiringhelli
Liceo di Locarno
2005
1 Introduzione 1
2 Microtubuli 3
3 Formalismo quantistico 7
3.1 Superposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
3.2 Coerenza quantistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.3 Decoerenza quantistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3.4 La potenza del cervello umano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.5 Correlazioni e non località . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
3.6 Ciclo completo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
6 La coscienza ? 23
8 Conclusione 27
8.1 Epilogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
8.2 Considerazioni personali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
B Terminologia 31
Bibliografia 33
I
Elenco delle figure
6.1 Ruolo dei processi inconsci e del libero arbitrio in relazione alle mappe
mentali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
III
0. ELENCO DELLE FIGURE IV
A.1 Grafico della visibilità χ in funzione del tempo: in rosso con τ = 0.1 in
verde con τ = 0.5 e in giallo con τ = 1. Si nota come all’aumentare di t la
visibilità diminuisce sempre più fino a provocare la riduzione dello stato. . 30
Capitolo 1
Introduzione
1
1. Introduzione 2
• microfilamenti di actina
• microtubuli (MT)
Microtubuli
All’interno dei neuroni, in particolare lungo gli assoni, troviamo i cosiddetti microtubuli,
messi in evidenza nella figura 2.1.
Figura 2.1: Schizzo di una cellula neuronale, da notare in alto a destra la presenza di
particolari microtubuli.
I microtubuli sono dei tubi cavi cilindrici, formati da proteine, con diametro esterno di
25 nm e diametro interno di 14 nm, che sono presenti all’interno del citoscheletro delle
cellule neuronali, come illustrato nella figura 2.2 e 2.3.
Chimicamente ogni microtubulo è un polimero formato da proteine chiamate tubuline.
In generale la sezione di un microtubulo è costituita da 13 dimeri di tubulina. Ogni tubuli-
na è a sua volta un dimero, cioè è formata da due subunità separate chiamate α-tubulina
e β-tubulina. L’ α-tubulina, analogamente la β-tubulina, è una proteina globulare com-
posta da circa 450 aminoacidi. È importante notare che ogni tubulina può avere
3
2. Microtubuli 4
Figura 2.4: Due conformazioni del dimero di tubulina, dovute alla posizione dell’elettrone
centrale.
comunicanti, grazie alle MAP1 , come visibile nelle figure 2.3 e 2.5.
Figura 2.5: Schema di un neurone. Da notare la distribuzione dei microtubuli con i relativi
collegamenti tramite MAP, che formano una rete neuronale.
Visto che abbiamo a che fare con delle particelle microscopiche (livello subatomico, elet-
trone che oscilla) è possibile descrivere il sistema con un modello quantistico. I modelli
proposti sono due:
1. L’unità di base è rappresentata dallo stato del neurone, ossia questo modello sostiene che
il neurone sia in uno stato di superposizione2 degli stati “neurone a riposo” e “neurone
eccitato”.
oppure
1
MAP: Microtubule Associated Protein, sono dei filamenti proteici trasportati dai microtubuli, come
per esempio la dineina, la chinesina e la miosina. Come vedremo le MAP svolgono molte funzioni, in
particolare collegano i microtubuli e trasportano molecole lungo l’assone.
2
Fra breve è spiegato il concetto quantistico di stato di superposizione.
2. Microtubuli 6
2. L’unità di base è rappresentata dai singoli dimeri di tubulina, in cui vi è uno stato di su-
perposizione degli stati “tubulina nella conformazione 1” e “tubulina nella conformazione
2”.
Introduciamoci nel vivo della questione con questa citazione [11]: “i microtubuli
sono formazioni proteiche di struttura cilindrica costituite da fibre longitudinali che
costituiscono il citoscheletro delle cellule. Essi rappresentano possibili luoghi di accadi-
menti quantistici nell’organismo, dando il via a una ricca serie di proposte teoriche e
sperimentali. È evidente che se questi fenomeni dovessero trovare conferma la nostra
conoscenza non soltanto della mente ma di tutti i processi viventi acquisterebbe un nuovo
livello di dettaglio, e si potrebbe ipotizzare la nascita di una biologia quantistica o di una
neuroscienza quantistica. Quello che possiamo fare qui è considerare questa possibilità e
chiederci se all’interno del quadro già piuttosto complesso della computazione naturale
dobbiamo considerare anche forme di computazione quantistica. È noto da tempo che gli
organismi sono sensibili all’azione di brevi sequenze di fotoni, come appare dagli ormai
classici esperimenti sulla fotosensibilità della retina.”
3
Non esiste la traduzione italiana del verbo inglese to decoher, che significa “passare da uno stato
coerente a uno decoerente”’.
Capitolo 3
Formalismo quantistico
Visto che nella propagazione degli impulsi nervosi sembrano implicati i microtubuli, allora
una descrizione solamente in termini classici non è più adatta a questi ordini di grandezza:
è perciò necessario approfondire il fenomeno ricorrendo ai rivoluzionari strumenti della
fisica quantistica [1].
Nelle prossime tre sezioni saranno esposti tre importanti effetti quantistici che giocano un
ruolo molto importante nella meccanica neuronale.
3.1 Superposizione
Le due conformazioni del dimero di tubulina continuano a trasformarsi l’una nell’altra
a causa delle forze di London che fanno sı̀ che l’elettrone continui a spostarsi. Questo
elettrone ha quindi un moto oscillante. Visto che la frequenza ν della sua oscillazione si
aggira attorno ai 5 · 1010 Hz, possiamo considerare la tubulina con la superposizione
delle sue due conformazioni, ovvero affermare che il dimero è potenzialmente in
entrambe le conformazioni, come illustrato nella fig 3.1.
Il sistema fisico in oggetto è qui il dimero di tubulina. Definiamo ora gli stati quantistici
del sistema [8, 9].
La 1a conformazione è rappresentata dal vettore
!
1
ψ+ = ∈ C2
0
È importante notare che questi due stati (vettori) sono ortogonali e normati, perciò
formano una base ortonormata di C2 con la quale esprimeremo tutti gli altri
stati.
7
3. Formalismo quantistico 8
Uno stato di superposizione della tubulina (v. fig. 3.1) è quindi rappresentato da un
vettore
√ p
ψ = θψ+ + (1 − θ)ψ−
ossia una combinazione lineare degli stati ψ+ e ψ− .
Per capire il concetto degli stati di superposizione, possiamo fare un semplice pa-
ragone. Supponiamo di avere una scatola chiusa contenente una scarpa, di cui non ne
conosciamo il verso. Sappiamo allora che al suo interno c’è o la scarpa destra o quella
sinistra, ossia la scarpa è potenzialmente destra e sinistra (possiamo paragonarlo a uno
stato di superposizione). Quindi fintanto che non apriamo la scatola non possiamo
affermare con certezza quale verso ha. Quando la apriremo osserveremo però solo la
scarpa sinistra oppure quella destra. È dunque l’atto di osservare (processo di misura)
che ci permette di stabilire il verso della scarpa, ed è responsabile della riduzione dello
stato.
Il dimero di tubulina rappresenta quindi la più piccola unità computazionale
del nostro cervello1 .
1
Si può paragonare ai bits (0 e 1) che sono l’unità di base dei computer. Nel cap. 5 approfondiremo
questa analogia prendendo in considerazione computer classici, computer quantistici e il cervello.
3. Formalismo quantistico 9
All’interno del citoplasma sono presenti delle sostanze (ioni di calcio collegati al-
l’actina e altri polimeri) che possono essere sia allo stato liquido (soluzione, “sol”2 )
oppure solido (gelatinoso, “gel”). Delle specifiche MAPs sono responsabili di
un’alternanza fra le fasi “soluzione” e “gelatinoso”.
Fase gel
In questa fase il liquido presente all’interno del citoplasma si gelatinizza, isolando i
microtubuli. Man mano che il liquido si gelatinizza la coerenza quantistica coinvolge
sempre un maggior numero di tubuline, come illustrato nella fig 3.2.
Figura 3.2: Nella tappa 1 sussiste ancora la fase sol. A partire dalla tappa 2 inizia la
fase gel che provoca l’insorgere della coerenza, ciò fa sı̀ che sempre maggiori dimeri di
tubulina si trovino in uno stato di superposizione (grigio). In 6 la coerenza ha raggiunto
una notevole estensione, il citoplasma è gelatinoso (fase gel finita).
Fase sol
In seguito alla fase gel, il citoplasma ritorna improvvisamente allo stato liquido, ciò che
2
Non confondere “sol” con solido.
3. Formalismo quantistico 10
pone fine alla coerenza e provoca la riduzione dello stato quantistico di superpo-
sizione: a questo punto ogni singola tubulina sarà nella conformazione 1 op-
pure nella conformazione 2. Questo processo è chiamato decoerenza quantistica o
riduzione oggettiva (OR), vedi fig. 3.3.
Figura 3.4: Modello dell’elaborazione dei segnali nei microtubuli. Le celle bianche sono
tubuline nella conformazione 1; quelle nere sono nella conformazione 2. A1 - A3: tre stati
di un’onda che si propaga. B - D: “aquiloni” che si propagano attraverso un microtubulo.
Abbiamo visto nel capitolo 3.2 che durante la fase gel la coerenza quantistica au-
menta fino a coinvolgere un gran numero di tubuline. Quando le tubuline coinvolte nella
superposizione raggiungono un certo limite (massa critica) avviene una sorta di processo
inverso: la decoerenza quantistica, anche detto processo di riduzione oggettiva
(OR). Questo processo avviene in modo spontaneo ed è dovuto all’interazione del
sistema con l’ambiente circostante, più precisamente è dovuto alle MAPs legate a certe
tubuline che fanno intrecciare (in senso quantistico [1]) lo stato interno coerente di
superposizione delle tubuline con lo stato disordinato dell’ambiente esterno. Ciò è
paragonabile a un processo di misura operato dall’ambiente. La decoerenza ha luogo
dopo un certo tempo t (da quando il sistema inizia a diventare sempre più coerente),
chiamato tempo di decoerenza, che è stimato a 500 msec5 . Ora vogliamo calcolare
quanti sono i dimeri massimi di tubulina coinvolti nella superposizione,
~
E=
t
dove E è la nostra incognita, ossia l’energia gravitazionale in gioco dovuta alle tubuline
coinvolte nella coerenza, ~ è la costante di Plank fratto 2π e t il tempo di decoerenza.
Considerando i dimeri come due gruppi di atomi di carbonio [9] e eseguendo opportuni
calcoli otteniamo che il numero di tubuline coinvolte è dell’ordine di 109 dimeri.
Per capire il concetto della non località, possiamo paragonare una coppia di di-
meri tubulina ad un paio di scarpe, più precisamente il primo dimero alla scarpa sinistra
e il secondo dimero alla scarpa destra. Ora mettiamo la scarpa sinistra in una scatola e
in un’altra scatola uguale alla prima ci mettiamo la scarpa destra. Poi “mescoliamo” le
scatole senza guardare. A questo punto non siamo più in grado di stabilire con certezza
in quale scatola si trova una certa scarpa (possiamo paragonare questa situazione
allo stato intrecciato), ma sappiamo solo che se apriamo una scatola troviamo con
probabilità 21 quella sinistra e con probabilità 12 quella destra. Apriamo dunque una
delle due scatole (possiamo paragonare al processo di misura): se troviamo la scarpa
destra siamo sicuri che nell’altra scatola ci sarà la scarpa sinistra, senza doverla apri-
re (ossia senza compiere una misura) e indipendentemente dalla distanza fra le due scatole.
Due tubuline sono correlate quando sono rappresentate da uno stato intrecciato
del tipo
1 2 1 2
Ψ = √12 ψ− ⊗ ψ− + √12 ψ+ ⊗ ψ+
1 2
dove ψ± sono i due stati riguardanti un primo dimero di tubulina, mentre ψ± quelli
riguardanti un secondo dimero.
7
I fenomeni EPR sono quei fenomeni in cui si osservano delle correlazioni fra particelle, per esempio
due particelle correlate anche se separate spazialmente continuano a influenzarsi vicendevolmente.
3. Formalismo quantistico 14
Finora abbiamo accennato che nei neuroni vi sono aspetti quantistici all’interno dei
microtubuli (coerenza tubuline) e classici all’esterno (depolarizzazione della
membrana). Ora vediamo quali sono le relazioni fra questi due aspetti. Nel sistema
nervoso una delle parti più importanti è la sinapsi: è grazie ad essa che l’impulso nervoso
viene elaborato, ossia inibito o eccitato. In questo fenomeno svolgono un ruolo fondamen-
tale i neurotrasmettitori. Nella figura 4.1 è illustrato il meccanismo di funzionamento
di un neurotrasmettitore.
I neurotrasmettitori sono sintetizzati nei neuroni. Vi sono principalmente due gruppi di
neurotrasmettitori: le ammine (neurotrasmettitori classici), che sono sintetizzate nella
zona presinaptica da enzimi, i quali vengono trasportati in questa zona dai microtubuli,
e i neuropeptidi, formati da corte catene di aminoacidi, sintetizzati nel corpo cellulare (a
partire dal DNA), e trasportati nelle vescicole dal corpo cellulare direttamente alla zona
presinaptica grazie ai microtubuli. È nel trasporto di queste sostanze fondamentali per
la sinapsi (e per il funzionamento di tutto il sistema nervoso) che interviene il modello
quantistico, come abbiamo visto precedentemente.
Nel capitolo 3.2 si è visto che i microtubuli sono responsabili del trasporto di neu-
rotrasmettitori, più precisamente dal nucleo alla terminazione nervosa, come mostrato
nelle figure 4.2 e 4.3.
Specifiche MAP, per esempio dineina e chinesina, cooperano con i microtubuli (che
fungono da binari) affinché avvenga il trasporto assonico.
Trasporto assonico
La chinesina, una MAP, è il “motore” che permette il trasporto degli enzimi e precursori
necessari alla sintesi delle vescicole di neurotrasmettitori dai ribosomi (corpo cellulare)
fino alla terminazione sinaptica. La chinesina può trasportare anche neurotrasmettitori
proteici sintetizzati direttamente dai ribosomi.
La dineina è invece responsabile del trasporto di vescicole nel senso inverso, verso il
corpo cellulare, per poi venire “riciclate” o metabolizzate. Nella figura 4.4 è mostrato il
17
4. Frontiera fra classico e quantistico 18
meccanismo.
Il modello classico afferma che c’è un impulso nervoso (potenziale di azione) che si propaga
lungo la membrana del neurone, giunge al bottone presinaptico e tramite i neurotrasmet-
titore viene trasmesso al neurone successivo, subendo delle variazioni a dipendenza dei
neurotrasmettitori incontrati. È quindi importante sapere anche quali neurotrasmettitori
4. Frontiera fra classico e quantistico 19
Figura 4.4: Trasporto assonico, attraverso l’interazione fra microtubuli e specifiche MAP.
sono presenti nella terminazione. Questo modello non precisa però nulla su come essi
giungono alla terminazione. A questo punto entra in gioco il modello quantistico che
fa luce su come avviene la “fornitura” di neurotrasmettitori necessari alla sinapsi. Nel
prossimo capitolo vedremo che questo modello dà la possibilità di spiegare dei concetti
che classicamente risulterebbe molto difficile. Il modello quantistico da solo risulta quindi
incompleto.
Perciò il modello classico e quello quantistico non sono in conflitto, bensı̀ uno
è complementare all’altro, e vanno presi entrambi in considerazione affinché si
possa avere una conoscenza più approfondita del funzionamento del cervello
umano.
Capitolo 5
Apprendimento, Memoria e
Richiamo
Il nostro corpo reagisce agli stimoli esterni della natura con degli impulsi i quali
impressionano il cervello. Possiamo fare un’analogia paragonando la luce (stimolo,
impulso) che impressiona la pellicola fotografica3 (connessioni neuronali). Si creano
cosı̀ delle mappe mentali per ogni stimolo, ossia dei ricordi delle diverse disposizioni
delle connessioni eccitate e non, ossia delle immagini delle configurazioni neuronali [12].
Perciò ogni volta che si genera lo stesso stimolo si ha la sensazione di “aver già provato
tale sensazione” (gusto di un alimento, ecc.). Nel dettaglio le mappe mentali sono
caratterizzate dalla disposizione delle conformazioni delle tubuline, anche qui possiamo
paragonare ai dati registrati in un computer, che sono sotto forma di bit (0 e 1). Nel
1
MAP-2 e MAP-tau sono due sottogruppi particolari delle MAP.
2
È un fenomeno elettrofisico per mezzo del quale la stimolazione degli assoni presinaptici aumenta il
peso delle connessioni con i neuroni postsinaptici per giorni e settimane ed è visto come una forma di
plasticità neuronale che è relativa all’apprendimento e alla memoria. LTP è il piu forte candidato ad
essere il meccanismo cellulare per l’apprendimento e la memoria.
3
È come una pellicola fotografica che è impressionabile più volte, ogni immagine si sovrappone a quelle
esistenti.
21
5. Apprendimento, Memoria e Richiamo 22
nostro modello i bits sono rappresentati dalle conformazioni della tubulina, per esempio 0
lo associamo alla conformazione 1 e 1 alla conformazione 2, chiamati qubit o quantum
bit. Nel pc possiamo per esempio dire che la sequenza “011100101” rappresenta la parola
“ciao”, analogamente nel cervello una sequenza di tubuline nelle conformazioni “nera,
bianca, bianca, nera” può rappresentare la mappa mentale del gusto del cioccolato4 .
Il cervello umano è molto più simile al funzionamento di un computer quantistico il quale
si basa non su dei bit, come i pc classici, ma sui qubit. Ciò permetterà loro (nel prossimo
futuro) di avere una potenza di calcolo enorme, e forse si riuscirà ad avvicinarsi sempre
più a un vero e proprio cervello artificiale.
Considerando una barca a vela per fare una analogia del “libero arbitrio”. Un
marinaio regola la vela in un certo modo; la direzione di navigazione della barca è
determinate dall’azione del vento sulla vela. Ora fingiamo che il marinaio è un robot
comandato da un computer quantistico che è addestrato e programmato per navigare.
Regolando ed aggiustando la vela, sentendo il vento e posizione e seguendo algoritmi
deterministici, e possono essere paragonati alla fase di pre-coscienza (prima che avviene
OR). La direzione e l’intensità del vento (imprevedibili) possono essere analoghi a delle
variabili nascoste non locali. La scelta, o risultato (la direzione in cui la barca naviga, il
punto della spiaggia dove vuole giungere) dipende dalle regolazioni deterministiche della
vela, eseguite ripetutamente dal robot. Il nostro libero arbitrio può essere il risultato di
processi deterministici legati a variabili quantistiche nascoste a ogni evento OR. Questo
può spiegare perché generalmente facciamo azioni in un ordine ben preciso, in modo
deterministico, ma ogni tanto le nostre azioni o pensieri sono sorprendenti, anche a noi
stessi, soprattutto nella fase di apprendimento.
Il libero arbitrio può quindi essere visto come il risultato di processi deter-
ministici influenzati continuamente da parametri non computabili, come nel
paragone precendente con il vento imprevedibile.
4
Si tratta di un paragone estremamente semplificato, ma è utile per avere un’idea generale del
meccanismo.
Capitolo 6
La coscienza ?
Affrontiamo di seguito la soluzione proposta dal nostro modello al problema del libero
arbitrio (coscienza). L’indeterminismo della meccanica quantistica, che si manifesta at-
traverso il processo OR, può essere il varco attraverso cui la mente influenza il cervello
fisico.
Nel capitolo 3.2 abbiamo visto che durante la fase gel la coerenza quantistica aumenta fino
a coinvolgere un gran numero di tubuline, però a una certa massa critica lo stato si riduce
a uno solo fra quelli classici possibili. Nella figura 6.1 è mostrata un’interpretazione, in
relazione alle mappe mentali (v. cap. 5), degli stati di superposizione delle tubuline, della
decoerenza (OR) e del risultato del processo. Secondo le recenti teorie [3, 4] nel model-
lo quantistico la coscienza sarebbe rappresentata dall’operazione OR, che è responsabile
della “scelta” dello stato effettivo (classico) che rimarrà. Forse la “libera volontà” di una
“mente esterna” potrebbe essere in grado di influenzare le scelte quantistiche che risultano
dal processo non deterministico OR.
Figura 6.1: Ruolo dei processi inconsci e del libero arbitrio in relazione alle mappe mentali.
23
Capitolo 7
25
7. Prove a favore del modello 26
1
MAP-tau e MAP-2.
Capitolo 8
Conclusione
8.1 Epilogo
Nonostante il cervello sia una fitta rete di neuroni, di filamenti, di microfilamenti e
perciò molto differente da un classico computer, dove tutto è ben ordinato e ha una ben
precisa funzione, abbiamo visto come la natura è riuscita a mettere appunto un organo
estremamente potente.
Il ruolo dei neuroni, nel quadro del modello qui esposto, è forse più simile a quel-
lo di un “dispositivo di ingrandimento” con cui l’azione, su scala più piccola, del
citoscheletro è trasferita a qualcosa in grado d’influire su altri organi del corpo (attraver-
so la sinapsi), per esempio i muscoli.
27
8. Conclusione 28
ad affrontare la materia con uno spirito più critico, mettendo in luce i punti oscuri che
necessitano di maggiori approfondimenti, affinando cosı̀ sempre più l’attendibilità dei fe-
nomeni ipotizzati.
Alcuni critici sostengono che è da più di venti anni che si cerca di applicare la meccanica
quantistica in sistemi biologici, senza però ottenere, finora, alcun successo rilevante. Se
da una parte questa critica può essere vera, poiché, per esempio, del modello qui esposto
mancano delle rigorose dimostrazioni scientifiche, dall’altra parte non va dimenticato che
anche la stessa fisica quantistica, sorta all’inizio del XX secolo, per lungo tempo è parsa
alla comunità scientifica come una teoria inutile. Però, come abbiamo visto nella prima
parte, solo recentemente c’è stata una vera rivoluzione, che ha portato per esempio alla
concretizzazione del teletrasporto, e questo quasi a un secolo dalla nascita della fisica dei
quanti! Perciò non è affatto improbabile che nei prossimi anni o decenni si scopra anche
nel campo della biofisica quantistica qualcosa di rivoluzionario, si vedrà . . .
Appendice A
Ψ0 = ψ0 ⊗ ψE
i i i i
Ψt = ψ0 ⊗ ψE = αψ+ + βψ− ⊗ ψE = αψ+ ⊗ ψE + βψ− ⊗ ψE = Ψin
i i t
ψ+ ⊗ ψE −→ ψ+ ⊗ ψE1
29
A. Aspetti matematici dei fenomeni biofisici osservati 30
i ti
ψ− ⊗ ψE −→ ψ− ⊗ ψE2
Quindi
√ √ √ √
i i i i
Ψout = αψ+ ⊗ψE1 +βψ− ⊗ψE2 = αψ+ ⊗ λe1 + 1 − λe2 +βψ− ⊗ 1 − λe1 + λe2
√ √ √ √
i i i i
= λαψ+ + 1 − λβψ− ⊗ ψE1 + 1 − λαψ+ + λβψ− ⊗ ψE2
Si definisce la grandezza χ ∈ [0, 1], detta visibilità, che rappresenta il “livello di informa-
zione” che ha l’osservatore. Se χ = 1 significa che l’informazione è massima (ossia che lo
stato è quello originale), mentre χ = 0 vuol dire che si sono perse tutte le informazioni sul
sistema (ossia lo stato è perturbato) e lo stato si riduce in modo spontaneo (senza
alcun intervento esterno di un osservatore), dando origine all’operazione OR (v.
cap. 3.3).
p
χ = (ψE1 , ψE2 ) = 2 λ(1 − λ)
Graficamente la visibilità è esprimibile con una funzione esponenziale della forma
t
χ = e− τ
dove il parametro τ è detto tempo di decoerenza, ovvero il tempo che trascorre fino
all’entrata in gioco del processo di riduzione oggettiva OR (supposto conosciuto). Nella
figura A.1 è rappresentato il grafico di χ per alcuni valori fissi del parametro τ .
Figura A.1: Grafico della visibilità χ in funzione del tempo: in rosso con τ = 0.1 in verde
con τ = 0.5 e in giallo con τ = 1. Si nota come all’aumentare di t la visibilità diminuisce
sempre più fino a provocare la riduzione dello stato.
Appendice B
Terminologia
• Enzima: sostanza di natura proteica prodotta da una cellula, con funzione di cata-
lizzatore, in grado cioè di favorire o accelerare determinate reazione chimiche negli
organismi viventi.
• MAP: Microtubule Associated Protein, sono dei filamenti formati da proteine che
collegano fra loro i microtubuli.
31
B. Terminologia 32
Referenze:
[5] R. Penrose, Il grande, il piccolo e la mente umana, Raffaello Cortina Editore (2000).
[8] S. Hameroff, Quantum computation in brain microtubules?, Phil. Trans. R. Soc. Lond.
A 356 (1998).
[10] Y. Kurita, Indispensable Role of Quantum Theory in the Brain Dynamics, quant-
ph/0408148 (2004).
[12] O. Postel-Vinay, I sentimenti non abitano più qui, Newton numero 3 - Marzo 2005.
Ulteriori letture:
[16] H. Gardner, Formae mentis: saggio sulla pluralità dell’intelligenza, Feltrinelli (2004).
33