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Arbanasi - Albanesi, la loro origine e l'arrivo in Serbia

Dr. Jovan I. Deretić

Il popolo che noi serbi chiamiamo arbanasi, (albanesi per gli stranieri), ed essi chiamano se stessi
Schipetari, originariamente viene dal Caucaso. In tempi antichi era noto un paese nel Caucaso con il
nome di Albania. Così lo chiamavano gli stranieri, mentre gli abitanti stessi lo chiamavano in un
altro modo, proprio come fanno anche oggi con l'Albania odierna. I suoi abitanti chiamano l'attuale
Albania - Schipetaria. L'Albania era situata sul versante orientale della montagna del Caucaso, tra il
Mar Caspio e delle cime del Caucaso. La sua parte meridionale partiva dalla penisola di Apsheron,
dove si trova la moderna città di Bakù, Azerbaijan. Al nord dell'Albania si trovava il paese degli
Alani, a nord-ovest gli Iberi, e a sud e ad ovest dell'Albania c'erano gli Armeni. La parte
meridionale dell'Albania antica appartiene oggi al Azerbaijan, e la parte settentrionale alla Russia.
Vi è stata una città con il nome di Albana presso la costa del Mar Caspio, tra le città moderne,
Divicija e Derbenta. Con il nome di questa città il paese retrostante ha ricevuto il nome Albania.

L'unica cosa per cui la vecchia Albania era conosciuta, sono i grandi e pericolosi cani, i cosiddetti
pastori caucasi. Al tempo in cui Alessandro Magno conquistava l'Asia, trovò sul suo cammino un
sovrano Albanese, il quale gli regalò un grande cane. L'Albania caucasica era un paese molto
povero, e come tale, non attirava invasori.

Nell'ottavo secolo gli arabi hanno occupato la terra intorno al Mar Caspio e oltre il Caucaso. La
popolazione indigena locale è stata convertita nella fede Islamica per venire poi portata con loro
nelle battaglie contro l'esercito cristiano. Nel Mar Mediterraneo avvenivano spesso scontri tra gli
arabi, rappresentanti dell'Islam e Bizantini in qualità di rappresentanti del cristianesimo. Gli arabi
hanno preso dagli Bizantini la maggior parte della Sicilia e una parte del sud Italia, e per
incrementare la popolazione di fede islamica, ci hanno portato una parte della di albanesi caucasici.
La conquista araba della Sicilia è durata per un lungo lasso di tempo, dal 827 al 878. La Sicilia è
stata divisa in due parti, quella islamica e quella cristiana, da cui il nome "le Due Sicilie". I cristiani
sono stati spinti nella parte nord-est dell'isola. Bisanzio aveva in quella parte dell'isola un forte
apparato militare. I Bisantini sono riusciti a riconquistare una parte dell'isola e lì trovarono gli
albanesi islamizzati. Nella maggior parte dei casi, li hanno riconvertiti al cristianesimo.

Bisanzio ha attaccato la Serbia nel 1042, ed ha inviato due eserciti attraverso l'Epiro, lungo la costa.
Allora il giovane imperatore della Serbia, Vojislav, ha distrutto l'esercito bizantino in due battaglie.
Questa pesante sconfitta nella guerra contro la Serbia, ha causato i disordini a Costantinopoli. Il
comandante militare bizantino in Sicilia, chiamato con il nome di Giorgio Maniaco, ha deciso di
ribellarsi con il desiderio di prendere il potere a Costantinopoli. Ha imbarcato il suo esercito sulle
navi, con una parte di albanesi, presi come ausiliari. Essi hanno portato con se le proprie donne e
bambini. Egli sbarcò con questo esercito variegato a Durazzo nel marzo 1043. Siccome la Serbia
era in rapporti di guerra con Bisanzio, Maniaco ha contato almeno in una certa simpatia serba.
Maniaco ha portato con sé solo una piccola parte degli albanesi, la maggior parte di loro è rimasta
in Sicilia e nel sud Italia. Con il tempo sono stati tutti battezzati e italianizzati, in modo che oggi
resta solo la memoria della loro origine. La memoria della loro origine albanese si è conservata di
più in quella parte di persone che si è trasferita dall'Italia in America, che in quella parte che è
rimasta in Italia.

Dopo lo sbarco a Durazzo, Maniaco è partito con il suo esercito in direzione di Costantinopoli.
L'esercito bizantino, che è rimasto fedele al suo governo, ha intercettato il Maniaco presso il Lago
di Dojran e lì c'è stata una grande battaglia nella quale il Maniaco viene ucciso. Dopo la sua morte il
suo esercito si è arreso. I Bizantini hanno ricevuto i soldati di Maniaco, ma solo quelli bisantini e
non gli stranieri, in questo caso albanesi. Questi non potevano tornare indietro e non avevano
nessun posto dove andare, si sono trovati come naufraghi in terra d'altri. Hanno pregato i serbi,
affinché consentissero loro di insediarsi da qualche parte nelle montagne dove potessero vivere di
allevamento, siccome di tradizione erano allevatori. I Serbi hanno consentito loro di insediarsi nella
regione montuosa intorno al paese Raban a nord-est di Elbasan, ai piedi della montagna Jablanica.
Era una regione spopolata e quasi deserta. Gli Albanesi hanno allevato gli animali sia per sé stessi
che per i serbi e questo era il loro interesse in Serbia durante tutto il Medioevo.

Secondo Raban noi li chiamavamo Rabanasi, cioè Arbanasi, come li chiamiamo anche oggi. Gli
stranieri li chiamavano albanesi, per due ragioni: 1-perché sapevano che la loro origine è
dell'Albania caucasica, e 2- perché la prima volta che sono venuti in contatto con loro, è stato nella
regione di Beligrad, sotto Tomor. I Latini chiamavano Beligrad - Alba, che è la traduzione del suo
nome in lingua latina. I Turchi li chiamavano Arnauti, che in arabo significa - "coloro che non sono
tornati". Essi veramente non sono tornati, sono rimasti in Serbia. Gli Arbanasi stessi non usavano
nessuno di questi nomi per definirsi, essi si chiamavano Schipetari, e il proprio paese Schipetaria.
Nella loro lingua, la parola SCHIP significa "luogo sassoso". Schipetar può essere tradotto in lingua
serba con "montanaro". Gli scrittori austroungarici alla fine del 19 ° e all'inizio del 20 ° secolo,
davano intenzionalmente un'interpretazione sbagliata del significato del nome Schipteria, invece
della terra dei montanari, l'hanno chiamata "terra dei corvi". Questo doveva dare dinnanzi al mondo
un'origine più nobile del loro nome.

Il principale testimone dell'arrivo degli albanesi in Serbia, portati lì da parte di Giorgio Maniaco, era
un contemporaneo di quegli eventi, alto ufficiale di Stato e storico bizantino, Mihailo Ataliota. Egli
ha descritto gli eventi nella Bisanzio dal 1034 al 1078. Nella sua opera si parla di albanesi dalla pag.
9 alla 20. (1).

(1) Michael Ataliota: Historia, Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae. Impensis ed. Njeberi,
Bonnae
Europa del 814

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