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la Repubblica

DOMENICA 27 GENNAIO 2013

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R CULT

ILMUSEO DEL MONDO


MELANIA MAZZUCCO
FOTO DI BASSO CANNARSA

LACHEROPITA

Il dipinto a cera della Cappella del Sancta Sanctorum a Roma rappresenta il volto di Cristo. Lopera antichissima, databile tra il V e il VII secolo. Secondo la tradizione cristiana orientale, unicona non dipinta da mano umana, ma da Dio stesso

Lenigma dellAcheropita Autoritratto di Dio


LOPERA

A
Acheropta: Santissimo Salvatore, Roma, Cappella Sancta Sanctorum
BEATO ANGELICO

piazza San Giovanni, a Roma, in un elegante edificio rinascimentale spesso quinta di manifestazioni sindacali e concerti c uno degli oggetti artistici pi enigmatici e impressionanti che siano mai stati creati. Pi che vederlo, lo si intuisce: da lontano, per pochi istanti, come un lampo nella penombra. Non lo si dimentica pi. Loggetto un dipinto a cera su tela di lino incollata su tavola si trova su un altare, incapsulato in una lastra dargento che emette bagliori lunari. Ma non possiamo avvicinarci: una spessa grata ci tiene a distan-

PAUL KLEE

KOKOSCHKA

Olio, Ad Parnassum 1932, Berna (6 gennaio)

La sposa Annunciazione del vento 1438-40, Firenze 1914, Basilea (13 gennaio) (20 gennaio)

za. Stiamo sbirciando infatti nella cappella privata del Papa, che contiene i tesori pi inestimabili della cristianit: per questo nota come Sancta Sanctorum. I pellegrini vi giungono doloranti, dopo aver salito sulle ginocchia i 28 gradini della Scala Santa quella del palazzo pretorio di Ponzio Pilato a Gerusalemme, che Ges sal il venerd della Passione e che Elena, madre di Costantino, avrebbe portato a Roma. I curiosi saliti sui loro piedi vi giungono indenni, tuttavia intimiditi dalla scritta sullarchitrave: NON CE IN TUTTO IL MONDO LUOGO PIU SACRO. Alla fine, quando si viene sospinti via,

resta la strabiliante sensazione di essere stati guardati. Ma da chi? La tavola in realt unicona antichissima, che rappresenta il Santissimo Salvatore, cio Ges Cristo Pantocratore. Molte altre icone rappresentano lo stesso soggetto, e nello stesso modo, perch sono immagini del sacro, dunque identiche a se stesse, e non conoscono il tempo. Ma licona del Sancta Sanctorum diversa. Non perch sia miracolosa, accechi i superbi, esaudisca desideri o guarisca malattie, bench pare faccia anche questo. N perch il talismano protettore di Roma, senza il quale la citt stessa perirebbe. Le cronache raccontano che nel 753 al papa Stefano II bast mostrarla perch il re longobardo Astolfo togliesse lassedio. Cos per secoli i papi la ostentarono in una processione notturna che attraversava tutta la citt. Il popolo si accodava in massa, invocando piet e protezione contro la peste, la morte, la guerra il male, insomma. Licona del Santissimo Salvatore in qualche modo funzionava. Neanche i lanzichenecchi luterani del 1527 riuscirono a rubarla o a darle fuoco. Si salv da terremoti, invasioni, incendi. Per si consum, quasi si estinse. I balsami con cui i piedi del Santissimo Salvatore venivano unti durante le ostensioni corrosero le membra; poi sparirono labito e il trono su cui sedeva il Pantocratore. Alla fine del 1100 limmagi-

ne originale non si vedeva quasi pi, e fu ridipinta. Con fedelt. Per il corpo era svanito, e non fu ripristinato. Lassenza fu coperta con un vestito dargento, tempestato di gioielli e pietre preziose, un sudario da cui il volto di Cristo emerge perentorio e spettrale, con lallucinata intensit di una visione. Si cercato di stabilire dove stata dipinta licona. A Bisanzio, secondo alcuni studiosi: sarebbe stata strappata dal palazzo imperiale al tempo delliconoclastia. Altri sostengono che essendo la tavola di noce, e non di cedro o altro legno orientale, deve essere latina, italiana, romana. In realt, come sempre quando unopera appare allimprovviso, il Santissimo Salvatore un oggetto misterioso, come un meteorite. Ma ha un autore: Dio stesso. Ci significa lenigmatica parola di origine greca, Acheropta(non fatta con la mano), che figura in luogo della paternit dellopera. Dunque Dio il pittore di questo ritratto. Insomma, un autoritratto. Poich non un calco del volto di Ges (come il Mandilion di Edessa, o il sudario della Veronica), sarebbe il primo autoritratto della storia dellarte. I pittori italiani e stranieri lo conoscevano. Venivano tutti a Roma. Si sarebbero ricordati della frontalit ieratica e degli occhi immensi di questo uomo-Dio. Oggi difficile crederci. Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che la pittura fragile, fatta con normalissimi colori, e databile, come ogni manufatto umano. Al V secolo, non oltre linizio del VII. Le ricerche

artistiche hanno analizzato la forma e la tipologia dellimmagine a sua volta diventata modello per altre, riproducendosi allinfinito. Pi che mostrare come Dio vede se stesso, licona acheropta ci dice come gli uomini dei secoli bui vedevano Cristo: sovrano onnipotente incoronato da unaureola doro, ma anche dolorosamente umano. Forse non imita laspetto del Cristo storico, ma il senso della sua presenza sulla terra. Nel congiungersi alla barba, i baffi gli conferiscono unespressione non trionfante, anzi immensamente triste. Ha gli occhi enormi e vicini, spalancati, assenti eppure penetranti, fissi nella contemplazione di qualcosa al di l del visibile e della materia. Eppure impossibile sottrarsi alla sensazione che quel dipinto racchiuso in un sarcofago dargento della misura di un uomo non sia un pezzo di legno inerte. Non siamo noi che guardiamo lopera, ma lopera che guarda noi. Ci segue con lo sguardo, ci giudica. Ci legge dentro. Ed evidentemente una sensazione diffusa, se un papa del Medioevo prefer coprirla con un velo di seta, perch guardandola le persone venivano colte da tremori, terrore, vertigine come di fronte allinfinito, o a un abisso. Ogni volta che torno a visitare lAcheropta, mi chiedo se il Santissimo Salvatore mi guarda perch Dio, o perch una magnifica opera darte. E mi ripeto che se unopera darte non diventa presenza specchio di un pensiero, indelebile emozione, scintilla di un significato del mondo non niente.
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